Nel suo nuovo romanzo I fratelli Mezzaluna, edito dalla casa editrice Salani, Chiara Gamberale propone ai lettori di tutte le età una nuova chiave di lettura grazie alla quale affrontare e accogliere quelle vicende che nel quotidiano sembrano bloccare il nostro linguaggio più autentico.
Attraverso le sue pagine, i protagonisti e le loro vicende assumono pian piano la fisionomia di una fiaba, in grado di accompagnare il lettore in tanti mondi quanti sono i modi e i linguaggi per scoprirli, viverli e dai quali lasciarsi guidare. Eppure, per quanto complesse e a volte insuperabili sembrino le vicende che vengono a trovarci a nostra insaputa giorno per giorno, accoglierle con un linguaggio diverso e più in sintonia con il proprio modo di sentire altro non farà che rendere il nostro percorso un meraviglioso viaggio.
Pronto a farci scoprire nuovi mondi!
L’autrice mi ha concesso una breve intervista:
- Gentile Chiara, prima di tutto questo romanzo è solo per bambini oppure e (soprattutto) anche per adulti?
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Da sempre coltivavo la voglia e il bisogno di scrivere qualcosa che avesse il sapore de Il piccolo principe o di Alice nel Paese delle Meraviglie. Qualcosa insomma che non avesse età, che potesse parlare ai piccoli in un certo modo e ai cosiddetti grandi in un altro modo. Per dirne una, io solo qualche anno fa, quando ho curato la prefazione per una nuova edizione de Il piccolo principe, ho capito che nel finale il Piccolo Principe con l’aiuto del serpente si suicida… Sono libri infiniti che crescono con noi, regalando ai bambini avventure e a chi bambino non è più simboli per ragionare sulla propria vita.
- Leggendo la trama mi ha colpito molto il rapporto tra il mondo perfetto di Gabaville e quello reale del Mondo Sottopelle, dove emergono i sentimenti. In quale dovremmo avere il coraggio di entrare?
Gabaville, il mondo con cui si apre il romanzo, è un posto in cui fra i cittadini regnano l’armonia e il buonumore, ma… Ma è come se mancasse qualcosa. Saranno proprio i fratelli Mezzaluna a scoprire che cos’è che manca: e lo scopriranno precipitando loro malgrado nell’altro mondo, il Mondo Sottopelle, dove invece c’è chi corre nudo con una rosa in mano, perché è follemente innamorato, c’è chi non riesce a perdonare, chi vive in preda alla rabbia, alla vergogna. Compito dei due fratelli sarà scoprire il mistero che lega i due mondi… E sforzarsi di fargli fare pace. Perché che armonia è, quella di Gabaville, se i cittadini per proteggerla hanno rinunciato al battito dei loro cuori e alle loro passioni?
- Questo romanzo ha il pieno gusto dell’ignoto! Lo Scuro che regna nel Mondo Sottopelle nasconde molte creature misteriose, di chi si tratta?
Lo Scuro è una forza oscura che non permette a chi abita nel Mondo Sottopelle di elaborare le sue rabbie, i suoi dolori, di trasformare le paure, di attraversare le delusioni… Obbliga i suoi abitanti, insomma, a rimanere inchiodati alle proprie sofferenze. Ci sono tre modi, credo, di reagire alle sfide della vita: c’è chi le rimuove, come succede a Gabaville. Chi appunto, come succede nel Sottopelle, si identifica con i suoi dolori e non schioda da lì, non evolve: penso a tutti gli uomini e alle donne che invece di elaborare la fine di una storia d’amore si tuffano subito in una nuova storia dove inevitabilmente finiranno per riproporre gli schemi che hanno ammalato la vecchia storia… E poi c’è chi, invece, trasforma. Ha la forza e il coraggio di elaborare, di ricominciarsi. È questo che fondamentalmente trasmettono le mie pagine: l’invito a fare così. A non accucciarsi in nessuno dei due mondi, ma a farli comunicare.
- Chi sono Lena e Alen? E che insegnamenti possono trasmettere a noi adulti?
Sono, appunto, i testimoni del fatto che un altro mondo, un altro modo di reagire ai venti contrari con cui la vita ci sfida, è possibile. Oggi più che mai, per via dei social e dei ritmi della nostra società, siamo portati a contattare tutto superficialmente e a non contattare quello che davvero ci fa bene, che davvero ci fa male. E se questo mi sembra un pericolo per chi è bambino e cresce in questa società, sempre di più guardandomi attorno e dentro mi accorgo che è un pericolo anche per noi… Conoscersi è faticoso: ma non ho mai trovato un’altra soluzione, per andare avanti. Crescere. Io non intendo l’esistenza umana come un percorso di tappe obbligate, vedi: la intendo più come una caccia al tesoro. Possibile solo se, come Alen e Lena, si rimane svegli. Capaci di non cedere alle tentazioni né della rimozione né della cristallizzazione dei nostri traumi.
- Quanto conta la ricerca della verità e delle proprie origini?
“È successo tutto Laggiù”: sigilla Michele Mari il suo capolavoro, Tu sanguinosa infanzia. Ne sono convinta. Solo andando Laggiù, alle radici della nostra storia, possiamo diventare protagonisti del nostro destino. E correre il rischio di chiamare nostra, la vita che facciamo, invece che subirla.
- Infine i linguaggi di Lena e Alen possono entrare nei numerosi mondi che ci abitano?
Lo spero tanto… Per me accogliere i loro linguaggi è stato terapeutico: Lena ha il talento di fare le domande giuste, che spesso sono le più scomode, a chi incontra. Alen invece ha il talento di un silenzio capace di un’empatia profonda, è un silenzio che mentre ascolta a modo suo parla...
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Chiara Gamberale, in libreria con “I fratelli Mezzaluna”
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