I vampiri li abbiamo già visti in tutte le salse, ma non in questa: Eleonora Zaupa ha saputo usare il genere dell’urban-fantasy in un modo nuovo e interessante. I suoi vampiri non sono solo mostri con poteri straordinari ma hanno abitudini e regole tutte proprie.
L’autrice in “The Vampire’s Shadow” (Lettere animate, 2017) ha saputo unire elementi pseudo-scientifici in modo verosimile, dando così vita a una storia coinvolgente fino all’ultima pagina. I colpi di scena e la suspense sono stati dosati molto bene nelle vicende narrate.
Eleonora Zaupa sa unire la sua passione per lo scrivere con l’abilità nel farlo, maturata negli anni e anche con il corso di scrittura creativa frequentato a Buccino (SA), diretto da Gianluca Calvino. L’autrice è nata a Vicenza nel 1994 e vive con una pestifera gatta nera. Ha frequentato il liceo artistico e un corso di fumetto, oltre a quello di scrittura. Ha già pubblicato un racconto e un libro. È appassionata di psicologia, storia antica, mitologia e spiritualismo; pratica anche il Reiki. Mai in stasi, non appena scova un nuovo argomento che le suscita interesse, che sia nella storia dell’umanità, antiche leggende o altro che l’appassiona, dedica se stessa alla ricerca di informazioni che la possono arricchire culturalmente e spiritualmente.
In questa intervista Eleonora Zaupa ci parlerà del suo ultimo libro: “The Vampire’s Shadow” che ha già suscitato molto interesse nelle anteprime (incomplete) mostrate gli scorsi anni. Per alcuni questa era un’attesissima pubblicazione, e per la prima volta lo presenta in tutta la sua ricchezza di contenuti.
- Iniziamo le domande chiedendoti come ti fa sentire aver pubblicato questo libro.
Be’, scrivere è la mia passione. Il mio sogno è pressoché sempre stato quello di pubblicare un libro e far emozionare i lettori. Insomma: il mio sogno è di regalare emozioni. Aver tra le mani il mio libro, “The Vampire’s Shadow”, direi che mi fa sentire alle stelle! Mi sono dedicata a questo progetto per cinque anni, vorrei che piacesse almeno la metà di quanto sia piaciuto fino ad ora a chi ha potuto leggere l’anteprima incompleta mostrata gli scorsi anni.
- Perché hai deciso di scrivere “The Vampire’s Shadow”?
Avevo già letto alcuni libri di vampiri, però mi ero accorta che, salvo pochi, erano sempre la stessa storia mescolata più e più volte. Volevo qualcosa dal sapore nuovo, qualcosa di mai letto, che riuscisse ancora a stupire senza ricadere in temi già trattati. Non ho trovato nulla di simile e così iniziai a pensare: precisamente quale storia stavo cercando? Cercavo una storia che non fosse troppo fantasiosa e neppure troppo romantica. Qualcosa che potrebbe benissimo accadere nel mondo reale. E così iniziarono i miei studi sulla mitologia vampirica, gli accenni storici e via discorrendo. Poco alla volta diedi vita a una storia che mi piaceva e così iniziai a scriverla. Inizialmente era per me, ma poi qualcuno mi fece notare che aveva del potenziale e allora iniziai a migliorarla e a vedere “The Vampire’s Shadow” per quel che realmente era: un libro degno di potersi chiamare tale. Anche se questa è la mia semplice opinione.
- I vampiri sono trattati in modo serio e scientifico o più con magia e fantasia?
A me non piacciono le storie troppo fantasiose, preferisco più qualcosa di verosimile, infatti i miei vampiri sono trattati in modo pseudo-scientifico - dico pseudo perché quelle descritte nel libro potrebbero essere ritenute teorie e non certezze scientifiche -. Ogni cosa non è lasciata al caso, ad ogni azione esiste una conseguenza, e viceversa. C’è sempre un perché e ho cercato di non lasciare nulla d’incompleto o al caso; e credo di esserci proprio riuscita. Ad esempio, la trasformazione in vampiro non accade con un semplice morso, i così chiamati “poteri”, hanno una spiegazione valida. Ho preferito soffermarmi anche su questo perché sono convinta dia spessore e credibilità alla storia, anche per avere una soddisfazione personale.
- A quale pubblico è rivolto il tuo libro?
Non credo di poterlo consigliare a un pubblico specifico. A differenza di molti altri libri con il medesimo genere, questo è rivolto non solo al pubblico femminile, ma anche al maschile. La storia è piuttosto dinamica, i combattimenti piaceranno a chi cerca l’adrenalina ma ci sono anche momenti divertenti, alcuni che sfiorano il tragicomico, senza sbilanciarsi nell’assurdo o nel poco credibile. Ogni cosa è stata pensata tenendo presente domanda: «Se dovesse accadere nella realtà, potrebbe capitare davvero?». Detto questo voglio specificare che non si tratta di un romanzo banale, ci sono momenti dove la suspense non manca e altri dove il lettore sorriderà.
- Dove si svolge la storia?
Il libro è ambientato in una città ai giorni nostri, in America nel Wyoming. Si svolge in una cittadina isolata tra i boschi e le pianure, per cui tranquilla… o così avrebbe dovuto essere. Gli omicidi, che si ripetono periodicamente, infatti sono insabbiati come fossero dei semplici incidenti.
- I personaggi si evolvono, o maturano, nell’avanzare della storia?
Certamente! Ogni personaggio ha il proprio percorso di crescita e consapevolezza. Si possono vedere le certezze di ognuno mutare, cedere e cambiare a modo suo, com’è giusto che sia visto che ogni persona è a sé. Tutti i personaggi reagiscono in modo differente agli eventi, ognuno in base al proprio carattere e al proprio percorso di crescita, quindi anche in base al proprio passato.
- C’è un collegamento particolare tra te e i personaggi del libro o è solo frutto della tua immaginazione?
Credo che come ci sia in ogni cosa che facciamo una parte di noi, ci sia anche qui. Non tutti i personaggi sono stati creati dal nulla: alcuni sono riferimenti alla mia vita, persone che mi sono state accanto e che mi hanno aiutato… o il contrario. Oppure certe situazioni descritte nel libro: mi sono successe o le ho viste succedere.
- Quando scrivi ti preoccupi del giudizio delle altre persone?
Scrivo per me stessa, come prima cosa. Sono il primo lettore che le mie storie hanno e se non piccono a me, come posso pretendere che piacciano anche ad altri? Sono dell’idea che se fosse altrimenti non potrei scrivere nemmeno per passione; se dovessi scrivere temendo il giudizio altrui mi sentirei censurata e la libertà che sento mentre lo faccio non ci sarebbe più. Scrivo anche per questo: mi sento libera, è come aprire la gabbia immaginaria della mia mente e lasciarla correre, perdermi in altri mondi e fuggire da questa quotidianità fatta di alti e bassi. È come rinchiudermi in un mondo solamente mio.
- Per concludere… cosa leggi di solito?
Cerco di leggere un po’ di tutto. Trovo giusto leggere molto del genere di cui scrivo ma non è sufficiente. Ho delle categorie di libri preferiti, questo sì, però sono cosciente che se voglio scrivere e lo voglio fare bene, leggere di tutto sicuramente mi da una marcia in più. Spazio dal Fantasy, e qui non posso che nominare il grande Tolkien, o la scrittrice italiana Licia Troisi; spostandoci geograficamente nomino J. K. Rowling. Un altro genere che mi piace è il thriller e nella mia libreria di certo non mancano i libri di Dan Brown. Forse un po’ meno conosciuto, ma che io adoro, è Tedd Dekker. Non dimenticando l’horror, con i racconti di Edgar Allan Poe. E mi fermo qui altrimenti questa sarebbe la risposta più lunga mai vista.
- L’intervista è finita, ricordiamo che Eleonora Zaupa ha un suo blog personale dove è possibile trovare i suoi contatti e altre informazioni.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Eleonora Zaupa che presenta il suo ultimo libro
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