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![Intervista Patrizia Fassio Ragnatele Intervista a Patrizia Fassio, in libreria con “Ragnatele”](local/cache-gd2/3f/f7a028a679769eb15c7d9c53802b1f.png?1737772045)
Il nostro collaboratore Vincenzo Mazzaccaro ha intervistato la scrittrice e sceneggiatrice Patrizia Fassio, in libreria con il suo romanzo d’esordio Ragnatele. Un caso per Natalia Solari, vice questore (Damster, 2022) edito nella collana “Gialli” di Damster. La protagonista è Natalia Solari, una donna poliziotta che non dimenticherete facilmente.
- Come è nato il personaggio di Natalia Solari, vice questore?
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Tutto è nato dal desiderio di scrivere un libro e nello specifico, un giallo. Ritengo che questo genere narrativo consenta allo scrittore di mettere i suoi personaggi, sovente e il più possibile, sotto pressione. Perché è sotto pressione che un individuo esprime il peggio o il meglio di sé, in quanto è costretto a fare una scelta senza avere il tempo di pensarci troppo.
E perché questa scelta permette di comprenderne la visione del mondo, il carattere, l’etica, pregi e difetti. Natalia è nata, prima di tutto, dal desiderio di raccontare una storia che avesse come protagonista una donna e che questa donna fosse una poliziotta, per il motivo accennato sopra.
Ma volevo anche che fosse una persona irrisolta, in preda di insicurezze e problematiche psicologiche. Avevo ben chiaro che la protagonista non dovesse essere solo un personaggio al servizio della trama, ma soprattutto un personaggio che avesse un arco di trasformazione proprio quando “la trama” lo mettesse sotto pressione.
- Personalmente io la Solari credo di averla - ma non per lei, né per il lavoro che svolge - presa in grande antipatia, perché lascia sempre la sorella Alice da sola o col padre. Torna sempre tardissimo dal suo lavoro, chiude la porta di Alice e fine. Ma perché?
Sono talmente d’accordo con lei che nel seguito di Ragnatele (attualmente in scrittura) Natalia dovrà affrontare proprio il problema della sua inadeguatezza nei confronti della sorella adolescente. Come sappiamo, la madre adottiva di Alice (e
madre biologica della protagonista) è morta da quattro anni e Natalia, in questa nuova storia, ne dovrà fare le veci. Si renderà conto che Alice sta attraversando un periodo molto difficile e dovrà quindi spogliarsi delle vesti di sorella per indossare
quelle, ben più impegnative di “mamma” .
- Nel suo caso tanti hanno scritto che Ragnatele è un thriller psicologico. Lei è
d’accordo? Io lo trovo un perfetto giallo indiziario, peraltro.
Non era mia intenzione scrivere un thriller e credo di non averlo fatto. Come lei, ritengo che il mio sia un giallo investigativo. Condivido invece l’attribuzione di “psicologico“ a un racconto che vuole scavare nelle psicologie dei personaggi che lo abitano. Non so se ci sono riuscita ma le intenzioni erano queste.
- A volte sembra di leggere uno script, un lavoro di sceneggiatura. Le hanno
mai proposto di fare una serie per la televisione?
Sì, ne sono consapevole. Per più di vent’anni ho scritto fiction televisive e così, nel mio primo approccio con la narrativa, ho fatto quello che sapevo fare.
Credo sia difficile abbandonare un linguaggio che si è usato per tanto tempo, ma non sarebbe affatto male sperimentare altre strade. Piano, piano, chissà...
- Che cosa ha di più o di meno il libro giallo rispetto a una serie tv di genere su
Netflix o le altre piattaforme streaming in voga?
Domanda interessante, ma di risposta incerta, in quanto nell’uno e nell’altro caso la percezione dei due linguaggi è soggettiva e quindi il giudizio su cosa sia meglio o peggio è relativo. Per quanto mi riguarda penso che la scrittura offra maggiori libertà in generale, e molte più possibilità di approfondimento della realtà narrata, in particolare. Dalla loro, invece, televisione e cinema hanno la potenza dell’immagine e l’incisività della recitazione, soprattutto se l’attore protagonista è molto amato.
- In questo libro si scrive poco di seduzione, non certo per il politicamente corretto, ma perché la seduzione può diventare un problema per il giallo indiziario, che forse vedo solo io. Non ha avuto paura? O aveva già il libro in mente?
Ho trattato la seduzione quel tanto che mi serviva per mettere la protagonista “sotto pressione” e costringerla così a fare una scelta. Natalia ha paura di imbarcarsi in una storia d’amore poiché teme l’abbandono più di qualsiasi altra cosa.
Ed è quello che farà. Sono stata attenta a dosare la linea “rosa” per non sforare nel
genere romance, che è di tutto rispetto, ma che non volevo prendesse il sopravvento nel mio romanzo.
- In Italia si legge poco e tanti oggi se ne stupiscono perché dimenticano che da anni si ripete lo stesso ritornello. La letteratura di genere è l’unica che non perde lettori, addirittura in crescita. Sa il motivo, se lo chiede?
Sì, me lo chiedo, ma non sono certa della risposta. Preciserei che sono l thriller, i gialli, i noir, i mistery, a essere i più gettonati. Forse perché la lettura è, diciamo, una lettura di intrattenimento, meno impegnativa e decisamente più adrenalinica degli altri generi?
- Come ha trovato finora questo millennio, non da un punto di vista lavorativo, ma umano? Cosa pensa dei ragazzi e delle ragazze che vogliono ancora scrivere? Servono i corsi di scrittura creativa oppure no?
Mille più, mille meno, siamo lì. Scherzo, ma non tanto. Facile previsione di discontinuità in peggio nei nuovi mille su aspetti “secondari” come: interessi culturali, vita di relazione, impegno sociale, attenzione dei giovani alle dinamiche politiche del Paese, assenza di progetto delle istituzioni per un futuro sostenibile. Il resto però è ok, almeno in tv! Mi piacerebbe che milioni di giovani scrivessero, seguendo corsi o no, ma come distrarli dalla digitazione automatica dell’app del cellulare?
- Cosa pensa degli anni che passano? Lei è religiosa? Non lo chiedo per allungare inutilmente l’intervista, ma perché nel romanzo aleggia una continua richiesta di Senso, il bisogno di credere in qualcosa. È così o dissente?
Ha perfettamente ragione. Credo che nella vita ognuno di noi cerchi “un Senso” che possa aiutarci ad andare avanti e a non sentirci troppo inutili. Forse, per quanto mi riguarda, questo è un pensiero un po’ ossessivo, ma non posso farci niente.
Il Senso non lo trovo in una risposta religiosa, dato che non sono credente. Lo trovo principalmente negli affetti e negli interessi che, nel mio caso, sono tanti.
Come vivo il passare degli anni? Come una grande, colossale fregatura.
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Recensione del libro
Ragnatele. Un caso per Natalia Solari, vice questore
di Patrizia Fassio
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Patrizia Fassio, in libreria con “Ragnatele”
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