Al pensiero della nascita di una nuova casa editrice sorge spontanea la domanda se ce ne sia davvero l’esigenza. In un mercato affollato di libri e parco di lettori, una nuova casa editrice appare un assioma eppure, dopo aver ascoltato i due fondatori, Matteo Paoloni e Sandro Cisolla, si viene investiti da una ventata d’aria fresca che libera la mente da vecchi sistemi e linguaggi stereotipati realizzando che sì, c’è bisogno di uno spazio innovativo che possa contenere le voci, spesso afone, del ventunesimo secolo.
Per capire lo spirito che anima Revolver Edizioni, inserita nel Gruppo Editoriale Tabula Fati di Chieti, è giusto partire dai fondatori.
Paoloni e Cisolla hanno parecchi elementi distintivi che li uniscono, sebbene uno viva in Veneto e l’altro, nativo di Tarquinia nel Lazio, abbia scelto di trasferirsi nel nord della Spagna, perché sono entrambi lettori forti, sono scrittori e sono musicisti.
I punti d’incontro, anche solo sulla carta, sarebbero già sufficienti per creare un buon sodalizio ma spesso nella vita è necessario l’occhio attento di una terza persona.
Nel loro caso il trait d’union è l’energica editor de La Torre dei Venti, Paola Tosi. È lei infatti a intuire come i due autori della sua scuderia avessero le potenzialità, unendosi, di creare qualcosa di diverso, decidendo così di metterli in contatto. A quel punto, da cosa nasce cosa ed eccoli co-fondatori della neo-casa editrice Revolver Edizioni.
- Iniziamo dalla scelta del nome: come siete arrivati a Revolver?
Sandro Cisolla: Il nome è nato in uno dei tanti brainstorming tra me e Matteo, durante i quali analizzavamo una serie di possibilità senza mai arrivare a una conclusione soddisfacente. Finché, una sera, abbiamo intuito che avremmo dovuto cercare il nome in qualcosa che ci appassionasse davvero, che ci accendesse gli animi, e così ci siamo rivolti a botta sicura al mondo della musica, avendo entrambi un passato da musicisti. A quel punto ci sono voluti cinque minuti. Abbiamo infatti scoperto di essere tutti e due dei grandi appassionati dell’universo beatlesiano e di avere lo stesso disco del cuore, Revolver. L’album, appunto, rispecchiava in pieno lo spirito che sentivamo di voler dare alla casa editrice: la sperimentazione, la bizzarria, il fatto di spingersi all’estremo con qualcosa che non fosse etichettatile, rinchiuso entro un determinato stile ma che rispecchiasse la contemporaneità.
Matteo Paoloni: Vorrei aggiungere che in spagnolo volver significa tornare e anche questo ha un senso, perché una delle caratteristiche di Revolver è quella di voler tornare a un modello editoriale a collane usato tra gli anni Trenta e gli anni Ottante da diverse case editrici e poi praticamente scomparso: si chiamavano “collane a progetto”.
- A questo punto, Matteo, spiegaci in cosa consiste esattamente la collana a progetto?
Si tratta di un microcosmo letterario che ha a priori un numero chiuso di pubblicazioni, composto nel nostro caso da 9 titoli (cifra non casuale, visto che il 9 è un numero beatlesiano) caratterizzato da una linea tematica ben delineata e da un progetto grafico capace di personalizzare le singole identità, ma allo stesso tempo in grado di esprimere una visione globale della collana. Ogni singolo autore entrerà a far parte, in altre parole, di uno storytelling più ampio.
Trattandosi inoltre di “capitoli chiusi” con una loro specifica serialità, ci auguriamo che possano in qualche modo accendere in certi lettori anche un istinto collezionistico!
Aggiungo però che, per non limitarci nella creazione del catalogo, abbiamo dato spazio anche a una collana aperta entro la quale sarà possibile far confluire quei lavori meritevoli di pubblicazione e in sintonia con la nostra linea editoriale, ma che non abbiano le caratteristiche necessarie per essere inserite nella collana a progetto vigente in quel momento. A questa collana abbiamo dato il nome di “Eleanor” in omaggio al brano Eleanor Rigby, seconda traccia dell’album Revolver.
- Hai due criteri fondanti sui quali si basa Revolver, Matteo?
Senza ombra di dubbio direi il linguaggio e lo sguardo. Revolver ha un linguaggio contemporaneo, poco convenzionale, tendenzialmente asciutto, essenziale, sfacciato ma raffinato, un po’ come le sonorità dell’album da cui prendiamo il nome.
E, infine, Revolver ha uno sguardo attento, critico, impudente, capace di osservare le zone luminose così come inabissarsi negli angoli d’ombra del mondo in cui ci è toccato vivere.
- Vuoi aggiungere qualcosa alle dichiarazioni del tuo socio, Sandro?
Confermo tutto e aggiungo che Revolver vuole essere condivisione e espressione della contemporaneità – sono in cantiere collaborazioni con artisti che vanno oltre il campo della letteratura – e che nel petto di Revolver batte un cuore punk!
- Interessante e ambizioso come progetto. Complimenti davvero a tutti e due, ora non ci resta che leggervi. A quando il lieto evento?
Possiamo già anticiparvi che il battesimo di Revolver è previsto per l’autunno del 2023 e – udite, udite! – non sarà un solo libro bensì tre.
- Direi che le basi per un progetto editoriale ci sono tutte e non ci resta che attendere con trepidazione l’arrivo dell’autunno. Avete una email dove possono inviarvi i manoscritti?
Certo, scriveteci a manoscritti@revolveredizioni.com
Risponderemo a tutti.
- Promesso?
Promesso. Prima di ogni altra cosa siamo scrittori e sappiamo cosa voglia dire non ricevere alcuna risposta dalle case editrici.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Revolver Edizioni, una casa editrice dal cuore punk
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