Giornalista esteri del Tg2, autrice dell’ultimo successo letterario edito da Giunti, Dall’inferno si ritorna. La storia vera di Bibi, a cinque anni in fuga dal Ruanda (2015), Christiana Ruggeri è soprattutto una Donna appassionata e appassionante, entusiasta della vita e con un coraggio da vendere.
La Ruggeri dà voce a Bibi, la bambina, oggi ventenne e studentessa di Medicina a Roma, che a cinque anni si trovò costretta a fuggire dal Ruanda, la sua patria, per sfuggire al massacro dei Tutsi ruandesi da parte delle milizie di Hutu estremisti. Stiamo parlando dell’ultimo grande genocidio del secolo scorso, una mattanza che si protrasse dal 7 aprile 1994 (a breve ricorre il ventunesimo anniversario) al 17 luglio dello stesso anno.
101 giorni di follia a cui Bibi riuscì a sfuggire. Ed oggi, grazie a Christiana Ruggeri, la sua storia diventa un po’ anche nostra.
A seguito della pubblicazione di questo suo ultimo libro/intervista, che è a metà tra il romanzo, il ricordo, l’inchiesta e un grido disperato di amore e di dolore al contempo, e a seguito della prima presentazione a Roma, alla Feltrinelli in piazza Colonna, in compagnia di Franco Di Mare e Pietro Veronese, abbiamo dialogato con la giornalista e scrittrice romana, che ci ha aperto il suo meraviglioso mondo.
- Giornalista degli esteri del Tg2, hai condotto Tg2 week end, Tg2 Costume Società, Tg2 Mistrá e nel 2007 hai fondato l’Associazione Onlus "I bambini di Nassiriya", che manda a scuola 800 ragazzini iracheni grazie ad una catena di mamme conosciute in corsia e alla generosità delle vedove dei nostri caduti militari e carabinieri nella strage di Nassiriya nel 2003.
Nel 2008 esordisci con il tuo primo romanzo, "La lista di carbone" (Mursia, finalista Premio Bancarella 2008). Ora torni in libreria con "Dall’inferno si ritorna. La storia vera di Bibi, a cinque anni in fuga dal Ruanda" (Giunti editore).
Da dove nasce la necessità - più che l’idea - di scrivere un libro così forte e profondamente struggente?
Lo dovevo alla mia Africa... Stavo raccogliendo interviste ai sopravvissuti al genocidio: tutsi, hutu moderati, batwa. Ma anche tra i genocidari e gli arrestati: laici, religiosi militari. Ho contattato in America anche alcuni occidentali, dell’allora contestata missione Onu. Un giorno ho chiamato Patrizia Salierno, la fondatrice di Progetto Rwanda Onlus, chiedendole di incontrare in Italia una bambina di allora. E da un’intervista di due ore con Bibi… è cambiato tutto. Quella splendida ragazza elegante ed educata mi ha preso per mano e mi ha fatto ripercorrere a ritroso il suo viaggio all’inferno. Dalla morte alla vita, accompagnata dal suo dolore discreto. Ho capito subito che le sue parole non potevano andare perdute. Erano memoria pulita fino all’ultima virgola, una testimonianza senza filtri sull’ultimo più grande eccidio del XX secolo, 1 milione di vittime in 101 giorni: credo che tutti avessero bisogno di saperne di più. Necessità? Più ci allontaniamo dalla storia più la storia stessa ci svela i suoi lati più nascosti e tremendi.
- Hai realizzato numerosi reportage in paesi in via di sviluppo come Mozambico, Mali, Repubblica Democratica del Congo, Libia, Sierra Leone, Georgia ed Albania, per dirne alcuni, e nel 2006 hai firmato un servizio dove racconti di alcuni bambini iracheni ustionati dalle bombe di Nassiriya venuti in Italia per cercare cure mediche adeguate. La spiccata sensibilità per queste vicende ti ha portato, quindi, ad occuparti della questione minorile e femminile nei paesi a sud del mondo: c’è qualcosa, all’interno della tragica storia di Bibi, che ti ha colpito e ti ha segnato in modo indelebile?
Insegnato è la parola giusta. Bibi, come ogni bambino così piccolo, mi ha ricordato quanto sia importante credere ai bambini, di qualsiasi latitudine, a cominciare dai nostri. Ed ascoltare i loro sentimenti, senza mai trascurarli. Qualsiasi essi siano. Un sogno, come un orsetto di peluche immaginario, può accompagnare un bambino nella sua fantasia, dargli coraggio. Bibi ricordava il nonno per astrarsi dalla morte che la perseguitava e per non pensare alla mamma. E, con gli anni, il suo braccio menomato grazie ad una suora sarebbe diventato la ‘differenza’ su cui puntare. Quando un limite si trasforma in grandezza infonde un coraggio straordinario.
- Come accennato, la questione femminile è qualcosa che ti sta particolarmente a cuore. L’"eroe" di questo tuo libro, oltretutto, è proprio una bambina, una bambina che si è trovata costretta a diventare donna molto prima del previsto. Cosa pensi di Bibi in quanto Donna? O meglio, il fatto che si tratti proprio di una eroina - anziché di un eroe - ti ha portato a riflettere sul coraggio delle donne in sé, considerando anche il fatto che proprio Bibi, ad un certo punto del suo racconto, dice: "Per la lungimiranza delle donne, il Ruanda oggi ha di nuovo i suoi tramonti senza sangue e la sua gente vive per ricostruire"?
Se il Ruanda oggi è un Paese senza conflitti è grazie al duro lavorodi pace e riconciliazione, operato dalla Presidenza di Paul Kagame, ma è soprattutto grazie alle donne. Umiliate, offese, seviziate, hanno superato ogni avversità, si sono riunite per il bene del loro Paese e oggi sono il 60% del parlamento del Ruanda. La forza del “paese dalle mille colline” è rosa. Se Bibi studia, se si sta laureando in medicina per aiutare il suo popolo, è grazie al sostegno a distanza di una signora italiana che con “Progetto Rwanda Onlus” prima l’ha fatta operare e poi l’ha mantenuta agli studi. Il sosegno a distanza cambia la vita ai bambini in Ruanda e in tutta l’Africa, forma la classe dirigente di domani. Dobbiamo ricordarlo sempre. A noi non costa quasi nulla, a loro cambia il futuro.
- Dall’inferno si ritorna: quanto c’è della Ruggeri giornalista nella Ruggeri scrittrice? E quanto della Christiana scrittrice nella Christiana giornalista?
La Ruggeri giornalista ha la penna, l’esperienza, mi auguro la professionalità di chi scrive da oltre vent’anni, ma l’entusiasmo è come quello di sua figlia Grace, che ne ha solo quattro. Come Bibi sognavo di fare la giornalista da quando avevo la sua età: ce l’ho fatta e sono consapevole della fortuna di aver realizzato un’ambizione così grande. Grazie al Tg2 ho girato il mondo in posti che adesso, addirittura, sono stati distrutti dalla follia dell’uomo. E’ un privilegio raccontare ai telespettatori quello che vedo e le storie delle persone che incontro e intervisto. La Ruggeri scrittrice è quella che pensa ancora di poter rendere questo mondo migliore, è la mia anima che parla. Trova una storia, ne intuisce il valore e prova a contagiare i lettori con l’entusiasmo, la vita e soprattutto, come in questo caso, con la voglia di migliorare l’esistenza di qualcun altro. I libri fanno bene alla salute: soprattutto se sono raccontati attraverso gli occhi di un bambino.
- Dopo quello su Bibi, hai in mente qualche altro progetto letterario a cui dedicarti?
Bibi è un progetto letterario in cui la Giunti ha creduto con me. E contribuisce a costruire una mensa per 45 bambini della scuola materna di Kicukiro, alla periferia di Kigali, con Progetto Rwanda Onlus. Questi piccoli dai 3 ai 5 anni si addormentano sui banchi perché non hanno da mangiare e questo è inaccettabile. Con un piccolo sforzo, con quello di tutti voi, intendo costruire entro breve una mensa e magari aumentare a 100 gli scolari, con le pance piene e la cultura servita sui banchi di scuola. Altro libro? Il mio editor è già stato minacciato. Glielo consegno in autunno. Ma voi, non ricordateglielo, per favore... facciamogli passare un’estate serena senza la Ruggeri!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Christiana Ruggeri, la voce italiana di Bibi
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ho letto dallo inferno si ritorna in poche ore.Allo inizio ho pensato che BIBIi fosse una bimba :fortunata:, mentre lo pensavo mi vergognavo di me.Chiedo scusa anche solo per averlo pensato spero di non essere fraintesa e ringrazio la signora Ruggeri per aver scritto questo splendido libro ed auguro a BIBI un futuro rosa arancio e viola nel suo splendido Paese. Grazie grazie per la opportunità che mi è stata data. Con stima Catia Camozzi PS quante cose vorrei dire!!
Ho comprato questo libro con entusiasmo pochi giorni fa. Ho letto d’un fiato le prime 50 pagine, curiosa di conoscere la storia toccante di Bibi. Ma pagina dopo pagina, mi sono accorta che il personaggio di Bibi non e’ molto credibile. Pur essendo Bibi una bambina molto sveglia ed intelligente, e’ impossibile che possa ricordare tutti I dettagli descritti nel libro. Per quanto una bimba di cinque anni possa essere molto piu’ matura della sua tenera eta’, certo non le si addicono I pensieri e il modo di ragionare descritti nel libro. La mia domanda e’ questa: quanto c’e’ della storia di Bibi nel libro? L’autrice si e’ forse lasciata un po’ andare e ha confuso un romanzo non fiction con un romanzo di fiction. Aggiungo che l’autrice non ha mai chiarito le circostanze dell’incontro con Bibi. Moltissime secondo me sono le informazioni trascurate dall’autrice. Da un romanzo non fiction mi aspettavo qualcosa di piu’ credibile e meno abbellitto da pensieri aggiuntivi che non si addicono ad una bambina di 5 anni e che sono stati aggiunti alla storia come "condimento" extra per fare volume. Mi dispiace ma questo libro non vale i quasi 15 euro che ho pagato.
Cara Annalisa, ahimè (e dico ahimè perché la storia è crudele) la storia di Bibi è tutta vera. Conosco personalmente Christiana (giornalista molto seria e molto professionale, che si occupa di esteri da tanti anni ormai) e mai e poi mai avrebbe realizzato qualcosa di falso. Alla prima presentazione del libro c’erano anche Franco Di Mare e un noto giornalista di Repubblica (che dedicò al libro un articolo sul Venerdì di Repubblica) a testimonianza della serietà del percorso intrapreso dalla giornalista del tg2. Su questo posso garantire anche io. Il libro non doveva essere un libro vero e proprio, ma un’intervista, una delle tante che Christiana realizza da tempo. Ma, al termine dell’incontro, si è resa conto di quanto materiale Bibi le avesse lasciato tra le mani ed è così che è nato un vero e proprio libro.