

In occasione dell’anniversario della nascita, avvenuta il 18 Marzo del 1842, ripercorriamo la vita e l’opera di Stéphane Mallarmé, poeta e scrittore fra i massimi esponenti del Simbolismo francese.
Figura chiave della cultura europea della seconda metà del XIX secolo, Mallarmé, che vedeva nella lirica una sorta di avventura spirituale attraverso la quale poter raggiungere l’assoluto, ha ispirato un’intera generazione di artisti ed ha fortemente influenzato anche l’italiano Giuseppe Ungaretti.
Vediamo cosa c’è da sapere sul suo conto.
Vita di Stéphane Mallarmé


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Stéphane Mallarmé nacque a Parigi il 18 Marzo del 1842.
L’infanzia venne funestata dalla precocissima perdita della madre, morta quando lui aveva appena 5 anni, e anche se il padre si risposò ed ebbe altri quattro figli, Stéphane crebbe con i nonni materni.
Qualche anno più tardi, nel 1857, la scomparsa dell’adorata sorella Maria ne acuì l’indole solitaria ed influenzò i suoi primi scritti romantici.
Nel 1861 il giovanissimo Mallarmé lesse I fiori del male di Charles Baudelaire e l’opera lo entusiasmò a tal punto da plasmarne il destino: folgorato dalla bellezza dei versi dell’autore simbolista, decise di dedicarsi completamente alla poesia.
Subito dopo aver conseguito la maturità, Mallarmé andò in Inghilterra per svolgere la professione di insegnante di inglese ma senza mancare di coltivare la passione per la letteratura, alla quale si dedicava per lo più durante la notte.
Nel 1863 si sposò a Londra con la governante tedesca Cristina Maria Gherard e nel 1871 venne trasferito in una scuola parigina.
Il ritorno in patria si rivelò piuttosto significativo sia dal punto di vista personale che artistico.
In particolare il poeta, di carattere fin troppo riservato, si aprì come mai aveva fatto prima al mondo esterno e strinse amicizie che lo influenzarono positivamente tanto nella vita quanto nella poetica.
Diventò intimo del pittore Eduard Manet e dello scrittore Emile Zola, inoltre frequentò Paul Verlaine e Villiers de l’Isle-Adam, esponente di spicco del Decadentismo francese.
Ben presto il domicilio del poeta in Via Roma divenne un rinomato salotto letterario frequentato da alcune delle più grandi personalità artistiche dell’epoca, basti citare Oscar Wilde, e da giovani discepoli come André Gide, Paul Valéry e Paul Claudel, sui quali Mallarmé esercitò una notevole influenza.
Nel 1896 lo scrittore venne eletto "principe dei poeti" dai suoi pari e nel 1898 affiancò l’amico Zola nel famoso caso giudiziario passato alla storia come "affare Dreyfus".
Mallarmé morì improvvisamente il 9 Settembre del 1898 nella sua casa di campagna a Valvins.
Opere di Mallarmé


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Mallarmé aveva intenzione di realizzare una "grande opera" che racchiudesse la sua intera esperienza poetica, ma la morte gli impedì di concretizzare il progetto.
L’artista francese deve la fama essenzialmente a tre poemi:
- Il pomeriggio di un fauno (1876) musicato da Debussy,
- l’incompiuto Hérodiade,
- Un colpo di dadi non abolirà mai il caso (1897), considerata la sua opera più originale.
Un colpo di dadi non abolirà mai il caso: analisi e significato
Un colpo di dadi non abolirà mai il caso ( Un coup de dés jamais n’abolira le hasard), pubblicato per la prima volta nel 1897 sulla rivista Cosmopolis e poi nel 1914 in La Nouvelle Revue française, è uno dei manifesti del Simbolismo francese, nonché fra i primi esempi di poemi tipografici della letteratura d’Oltralpe.
Per struttura e significato, siamo di fronte ad una delle opere più estreme della letteratura novecentesca.
Un colpo di dadi si compone di una sola e immensa frase che si distende su due pagine affiancate come se si trattasse di uno spartito musicale e disposta in maniera tale da rendere tipograficamente il comune gesto di lanciare i dadi.
La versificazione si discosta totalmente dalla disposizione grafica tradizionale dislocandosi nello spazio con un andamento ora a gradini, ora a blocchi situati a destra e a sinistra dal centro della pagina, con un effetto di grande suggestione sia sotto l’aspetto visivo che sonoro.
La modalità di lettura, inoltre, ne risulta fortemente influenzata e i versi stessi acquisiscono una maggiore drammaticità.
Il senso di uno scritto tanto singolare, sta nella creazione di un oggetto poetico ideale che riesca a tradurre sia visivamente che acusticamente lo sforzo che il pensiero compie dinanzi al disordine universale.
I versi che chiudono il componimento espongono il rapporto che intercorre fra il lancio dei dadi e la fugacità del pensiero: "che veglia dubita rotola brilla e medita prima di arrestarsi a qualche punto ultimo che lo consacra Ogni Pensiero emette un Tratto di [una Giocata a] Dadi".
La maggior parte della critica concorda sul fatto che tale ardua sperimentazione rappresenti uno dei primi esempi di quella che oggi chiamiamo poesia visiva.
Altre opere
Queste, in breve, le altre opere di Mallarmé:
- Herodiade ( Hérodiade) è un poema suddiviso in tre frammenti: Preludio, Scena e Cantico di San Giovanni. L’autore iniziò a scriverlo nel 1865 ma non riuscì a portarlo a termine
- Il pomeriggio di un fauno ( L’après-midi d’un faune) è uno dei poemi più celebri di Mallarmé. Ne è protagonista un fauno che, svegliatosi, racconta i suoi incontri con le ninfe
- Per una tomba di Anatole ( Pour d’un tombeau d’Anatole), che tratta della morte del figlio del poeta
- Le parole inglesi ( Les mots anglais) pubblicata nel 1878
- Gli dei antichi ( Les Dieux antiques) pubblicata nel 1879.
La poetica simbolista di Mallarmé
Mallarmé, che ebbe come maestro ispiratore Baudelaire, è stato uno dei maggiori esponenti del Simbolismo francese.
Nonostante l’esistenza comune e priva di eccessi trascorsa fra lavoro e famiglia non consenta di annoverarlo tra i "poeti maledetti", è stato proprio lui ad esprimere la poetica più rivoluzionaria ed avanguardista dell’intero movimento.
La sua è una lirica complessa, di difficile comprensione, quasi un linguaggio in codice da dover decifrare.
La parola, alla quale Mallarmé attribuisce un potere magico e incantatorio, ne è il fulcro.
Attraverso di essa il poeta nega e ci solleva dalla banalità del quotidiano creando una realtà altra e parallela, ricca di immagini astratte e oniriche.
L’opera di Mallarmé muove da una continua tensione alla purezza ed anche il linguaggio si adegua eliminando ogni elemento realistico e diventando criptico, asciutto ed essenziale.
Mallarmé ha influenzato enormemente la poesia lirica italiana e, in particolare, Giuseppe Ungaretti.
Giuseppe Ungaretti e Mallarmé
Ad ispirare la poetica di Giuseppe Ungaretti furono soprattutto Giacomo Leopardi e Stéphane Mallarmé.
Ancora oggi, grazie ai filmati d’epoca a nostra disposizione, possiamo ascoltare il poeta originario di Alessandria d’Egitto affermarlo e ribadirlo più volte nel corso di alcune interviste rilasciate in tv.
Negli anni ’60 Ungaretti partecipò a vari programmi Rai dove sottolineò spesso il forte legame spirituale ed artistico che lo univa al simbolista francese, che aveva anche conosciuto personalmente da ragazzo.
Di colui che considerava un maestro lo attraeva soprattutto l’oscurità, l’enigmaticità perché, diceva Ungaretti, la poesia non deve essere immediatamente chiara e comprensibile bensì, al contrario, contenere un segreto.
Queste le parole precise con le quali il poeta, in una puntata della trasmissione Incontro con... Giuseppe Ungaretti, a cura di Ettore della Giovanna (Rai, 1961), spiegava il proprio personale rapporto con l’artista parigino:
"io ho conosciuto Mallarmé ancora ragazzo, ancora scolaro, e mi battevo con i miei compagni perché loro lo consideravano un poeta oscuro, come lo è difatti. Non lo capivo neanche io, ma c’era qualche cosa in Mallarmé che mi attraeva: sentivo che in quella poesia intensa c’era un segreto, e che la poesia è tale quando porta in sé un segreto. Se la poesia è decifrabile nel modo più elementare, non è più poesia. Anche la poesia che pare semplice deve contenere un segreto. Non ha bisogno di contenere il segreto con quelle difficoltà da letterato che vi metteva il Mallarmé, ma deve contenere un segreto!.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Stéphane Mallarmé: vita e opere del poeta francese che ispirò Ungaretti
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