Didier Decoin, sceneggiatore e scrittore, è membro dell’Académie Goncourt e autore tra l’altro de La cameriera del Titanic (pubblicato in Italia nel 1998). Scrisse altri romanzi come John l’Enfer (1977), Henry ou Henry, le roman de mon père (2006) ed Est-ce ainsi que les femmes meurent? (2009) da cui è stato recentemente tratto il film 38 témoins, realizzato da Lucas Belvaux.
Nel 2013 le Edizioni Clichy hanno pubblicato Un’inglese in bicicletta, originale romanzo che racconta la storia di una piccola appartenente ai Lakota Sioux, tribù del popolo Sioux, nata nelle Grandi Pianure del Sud Dakota, portata a vivere di là dall’Oceano Atlantico e cresciuta nel Regno della Regina Vittoria. Ma Ehawee (“giovane donna che ride”) non avrebbe mai dimenticato il proprio retaggio, la sua anima appartenente ai Lakota Sioux.
Il romanzo è stato presentato lo scorso 6 febbraio a Roma presso la Biblioteca Flaminia in via Cesare Fracassini. La presentazione è avvenuta nell’ambito della rassegna di letteratura FFF festival de la fiction française, Festival della narrativa francese giunta alla quinta edizione organizzata dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français Italia, tra il 23 gennaio e il 1 marzo 2014. Il Festival sta facendo tappa in 14 città italiane da nord a sud della penisola. Chi scrive ha avuto il piacere di presentare l’incontro e di rivolgere alcune domande al simpatico e arguto autore francese.
“L’autore deve essere straordinariamente modesto. Non è il suo libro, il libro appartiene ai protagonisti e ai lettori”.
- Monsieur Decoin, per quale motivo ha posto come esergo del volume la frase di John B. Frogg “Dietro la verità esiste un’altra verità, ma qual è la verità?”
Un poeta che a me piace molto, Jacques Prévert diceva “ci sono cose dietro le cose”. A me sembra che il pericolo per l’essere umano sia non avere la prima immagine, invece bisogna voltare la pagina e vedere quello che c’è dietro. Pensate a questa storia: quando il fotografo inglese Jayson Flannery recupera questa piccola aliena, la trova assolutamente sudicia, ricoperta anche dal sangue del campo di battaglia. Emily non assomiglia alle bambine bionde inglesi, ha un linguaggio strano. E fino a quando il fotografo rimane a questa prima immagine della bambina, la lascia in un orfanotrofio a New York per prendere la nave e tornare in Inghilterra. Ma quando Flannery si trova sulla nave, si domanda: “Ma cosa ho fatto?” E così torna a prendere Emily. Portando via con sé questa bambina egli porta la più grande storia d’amore della sua vita, anche se Flannery ancora non può sapere che tra lui ed Emily scoppierà una storia d’amore incredibile. C’era dunque una verità che si celava dietro la prima verità di questa bambina sporca che diceva cose incomprensibili. Tutti i libri che scrivo sono basati su questo principio: voltare la pagina per andare a vedere quello che c’è dietro.
- Come si è sviluppata l’idea della trama?
Io sono partito dalla bambina e dal fotografo... poi c’erano giorni che non sapevo cosa potesse capitare... altri giorni arrivavano moltissime cose... Io credo davvero che i personaggi dei romanzi abbiano una vita a sé, una vera vita. Sono tre le fasi quando scrivo un libro: incontro l’idea, poi le do da mangiare, infine inizio a scrivere. Sono una tartaruga perché scrivo lentamente e non so mai quando è finito perché non sono mai soddisfatto. Per questo romanzo ho cercato di capire cosa volevano i personaggi, per questo mi piace che essi siano diversi da quello che siamo nella vita ordinaria. Non ricordo se sia stato Mark Twain o Oscar Wilde a dire “La mia storia è assolutamente vera perché è totalmente inventata”. Questo per me è un romanzo cioè una storia totalmente inventata però nel momento nel quale la leggete, vi sembra assolutamente vera. Allora significa che il romanzo ne vale la pena.
- Dalla lettura delle Sue opere sembra che il tema dell’usurpazione dell’identità sia uno dei Suoi preferiti.
Sì, perché alla fine questa usurpazione di identità è l’unico modo per salvare se stessi. Direi che è più un gioco di illusioni. Quando Flannery torna con Emily nel villaggio dello Yorkshire nel quale vive, dice che la bambina è irlandese ma Emily ha le sembianze indiane, però questo è l’unico modo per salvare la piccola. Se il fotografo dicesse la verità, lei sarebbe mandata via. Qui si tratta di un’usurpazione di identità per salvare una piccola vita.
- I Lakota sostengono che la vita di un uomo è un cerchio in cui tutto finisce per ricollegarsi. È d’accordo?
Penso che la figura geometrica perfetta sia in effetti il cerchio, una figura rassicurante. Credo che la morte sia una nuova nascita, anche questo è il cerchio. È quello che credono i Sioux Lakota e trovo la loro filosofia veramente bella e consolatoria.
- Che cosa rappresenta la bicicletta per Emily?
Un cavallo! Quando arriva in Inghilterra Emily ha solo 4 anni, non ha una memoria precisa dei suoi primi anni di vita però dentro di lei sono impresse immagini e sensazioni, magari un cavallo che corre... Emily nel vento percorrendo incessantemente le vallate dello Yorkshire in sella alla sua bicicletta senza saperlo si riallaccia al suo passato che a malapena ricorda. Lì è un cerchio che si chiude...
- La figura di Conan Doyle è importante nel romanzo?
È importante perché se noi pensiamo allo scrittore solo come l’inventore di Sherlock Holmes immaginiamo una persona rigorosa, pragmatica. Invece no, anche qui bisogna voltare la pagina e vedere quello che c’è dietro il Conan Doyle che noi crediamo di conoscere. C’è un Conan Doyle appassionato di spiritismo, di mistero. Lo scrittore aveva perso un figlio durante la I Guerra Mondiale, quindi per lui era importante sapere che il figlio vivesse da un’altra parte, che esistesse in qualche modo un’altra realtà. Lo scrittore ha dedicato quindi una parte della sua vita a cercare di dimostrare l’esistenza di un altro mondo, di un’altra realtà. Un atteggiamento completamente diverso da quello di Holmes, per il quale conta solo l’apparenza. A un certo punto lo scrittore si è imbattuto in cinque foto di fate nelle quale lui ha creduto, non solo ha scritto un libro sull’argomento ma ha comprato un’immensa libreria che vendeva esclusivamente volumi dedicati allo spiritismo. Sono rimasto affascinato da questo lato meno conosciuto di Conan Doyle, del resto anche i Sioux Lakota hanno una visione simile dell’aldilà.
- Che cosa la affascina della letteratura inglese?
Le donne! Perché le protagoniste dei libri inglesi sono formidabili! Eleganti, profondamente romanzesche, al limite dell’impossibile.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Didier Decoin, autore di “Un’inglese in bicicletta”
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