Giulia Dell’Uomo nasce a Terni nel 1988. Da sempre appassionata al mondo della comunicazione in tutte le sue forme, si laurea con il massimo dei voti in Marketing. Divoratrice di libri scritti da autrici italiane e straniere, fa della scrittura la sua più potente forma di espressione. Ora lavora con entusiasmo e dedizione come responsabile marketing e comunicazione di un’azienda sanitaria.
È da poco uscito l’e-book Tutte le cose al loro posto (Lettere Animate Editore 2014 in accordo con l’Agenzia Letteraria Studio Garamond) nel quale l’autrice affronta un tema delicato: quello della malattia. Sara ha poco più di vent’anni, quindi ha tutta la vita davanti a sé, gioie e problemi di tutti i suoi coetanei, fino al giorno nel quale scopre di avere un tumore. Una rivoluzione copernicana che non abbatte la volitiva Sara, pronta a combattere perché anche dalla sofferenza s’impara qualcosa.
“Ho imparato che c’è sempre una nuova opportunità. Dietro ogni prova di coraggio c’è un insegnamento”.
Nel suo primo libro con la dedica “Ai miei genitori, per avermi donato la forza di ieri e il coraggio di domani. A Sandro, perché le note della tua chitarra volano libere nell’aria”, l’autrice con una scrittura limpida e delicata racconta una storia che commuove e che è al tempo stesso una bellissima testimonianza di coraggio.
“Andrà tutto bene è la frase che più mi ha reso serena da quando ho scoperto la malattia. Avere qualcuno accanto che ti dica che ce la farai, che non importa quanto durerà, ma che ne uscirai, è lo stimolo per non abbattersi mai”.
- Giulia vuole spiegarci il significato del titolo del libro?
Certamente. La vita non è solo fatta di progetti o di programmi: a fare da sfondo c’è sempre una buona dose di imprevedibilità. Ed è proprio quando questa si manifesta che possono e devono emergere la nostra razionalità e il nostro coraggio per affrontare gli ostacoli e riportare pian piano l’ordine apparentemente perso. Ecco, tutte le cose al loro posto vuole essere un inno alla tenacia per rimettere insieme i pezzi di quel puzzle chiamato vita. Anche quelli che sembravano ormai mancanti.
- “La bufera è arrivata, ma quando sarà terminata i nostri passi saranno più leggeri, l’equilibrio più stabile e, un passo dopo l’altro, andremo avanti più consapevoli, più forti”. Sta in questa frase la determinazione di Sara?
Assolutamente sì. Sara non aveva mai capito quanto fosse profonda la paura. Lo scopre solo attraverso la malattia. Ma fin da subito promette a se stessa e a suo padre che ce la farà. È convinta che il vero valore di una bufera sia il sole, cui essa lascia spazio una volta finita. Perché lo si può vedere meglio, guardare con occhi diversi. Lo si può apprezzare davvero.
- Chi è Roberto e quanto sarà importante per la vita della protagonista?
Lo definirei un grande e doloroso amore. Sicuramente non semplice, non scontato, mai banale. Roberto resta il punto fermo di Sara in tutto il suo percorso e non solo. Lo conosce in ospedale, proprio dove inizia l’esperienza più difficile della sua vita e dove mai avrebbe pensato di incontrare un uomo pronto a cambiargliela. Roberto sa farla sorridere e piangere allo stesso modo e con la stessa intensità. È uno che le regala per la prima volta la profondità dei sentimenti e con cui Sara si sente libera e in diritto di afferrare al volo ogni attimo che le è concesso su questo pianeta. È un uomo che sa farla sentire viva, nonostante la malattia.
- Dedica i suoi ringraziamenti a “chi regala determinazione e tenacia”, chi si rimbocca le maniche “e non le lascia mai cadere giù fino ai polsi”, “chi affronta la vita a testa alta e guarda in faccia ogni sua mossa”. Ci chiarisce la Sua riflessione?
Il mio grazie va anche a tutte le persone che non permettono agli eventi negativi di avere la meglio sulla propria vita. Ne ho conosciute alcune di persone così. Sono quelle che anche col dolore negli occhi sorridono. Mi piacerebbe davvero che tutti trovassero il coraggio e la forza di urlare al mondo come ci si rialza, una volta caduti.
- “Allacciate le cinture è un accenno a quella grave turbolenza che nella vita arriva a tutti. Sempre”. Con questa definizione Ferzan Ozpetek ha spiegato il significato del titolo della sua ultima pellicola nella quale la giovane protagonista deve affrontare una malattia che la mette alla prova. È d’accordo con la definizione del regista turco?
Sono d’accordo e credo sia un po’ la filosofia che abbraccio nel mio romanzo. Se è vero che ogni uomo prima o poi incontra una turbolenza durante il proprio viaggio, allora diventa indispensabile imparare a tenersi ben saldi e preparati per affrontarla. Non lasciarsi travolgere. Perché sono comunque grandi momenti di crescita, che ti insegnano persino il valore delle piccole cose.
- Nella Sua biografia c’è scritto che è una grande divoratrice di libri di scrittrici italiane e straniere, desidera fare un piccolo elenco delle sue beniamine e motivare il perché della Sua scelta?
Partendo dalle scrittrici straniere: adoro i romanzi rosa, quelli leggeri ma divertenti, in cui tutto è possibile. Sono un ottimo modo per sognare a occhi aperti e staccare la spina dalla quotidianità. Nella mia libreria conservo tutti i libri di Sophie Kinsella, Candace Bushnell, Karen Swan e alcuni di Danielle Steel. Ma sul podio ci sono comunque le italiane: Margaret Mazzantini e Chiara Gamberale sono in assoluto le migliori per la narrativa contemporanea, il mio genere preferito. Non leggo solo donne però: apprezzo moltissimo la scrittura di Gramellini e D’Avenia, che mi ha fatto innamorare col suo romanzo d’esordio.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Giulia Dell’Uomo, autrice di “Tutte le cose al loro posto”
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