Giulia Madonna è nata a Pescara il 31 luglio del 1963. Dopo la maturità scientifica si è laureata in Architettura presso l’Università Gabriele D’Annunzio di Pescara. Ha collaborato con studi tecnici della sua città e, presso istituti paritari, è stata docente di corsi regionali di formazione professionale per Arredatore d’Interni. Nel 2011 ha pubblicato il romanzo “La stanza vuota” con cui nel 2012 ha vinto il Premio Speciale della Giuria al Cinque terre – Golfo dei poeti (dove si è anche classificata al terzo posto con un racconto dal titolo Ossessione) e il Premio della Giuria Val di Vara – Alessandra Marziale. In seguito ha preso parte a diversi concorsi, riscuotendo un buon successo presso i lettori e aggiudicandosi, con un capitolo, il concorso di Scrittura Collettiva per la stesura di un romanzo collettivo, organizzato da 24letture, la pagina letteraria del Sole24Ore su Twitter. Nel 2014 ha pubblicato il romanzo “Amata tela” con cui si è classificata quarta al Premio Zingarelli, nel 2015 il romanzo ha vinto il Premio Speciale della Giuria Franz Kafka Italia 2015, nel maggio 2016 il romanzo ha conquistato il terzo posto al Bookoria Fest 2016.
Conosciamo meglio Giulia Madonna in quest’intervista.
- Ci vuole raccontare come è nata la sua passione per la scrittura?
In realtà ho sempre scritto e utilizzato la parola scritta fin dall’adolescenza, per auto analizzarmi ed esorcizzare la mie paure, attraverso il mio diario segreto. Poi le prime poesie d’amore o le tante lettere scritte ad amici o ad amori difficili, perché era con la scrittura che riuscivo a esprimermi fino in fondo.
Allora, però, il tutto era molto inconsapevole. Il 2005 è stato l’anno in cui la scrittura si è rivelata a me pienamente perché ho iniziato a scrivere storie, che pian piano sono diventati romanzi, uno dietro l’altro, come presa da un improvviso raptus creativo. Per il momento ho pubblicato due dei romanzi partiti nel lontano 2005, perché ho preferito lasciarli sedimentare e vedere se nel tempo avessero continuato a chiamarmi. All’inizio, rubavo tempo alla mia vita per scrivere, ora, posso dire che rubo tempo alla scrittura per vivere. La scrittura per me è tutto, è la mia stessa vita. Quando scrivo entro in un’altra dimensione, dove le emozioni sono all’ennesima potenza e le persone che incontro sono vere e non hanno paura di essere se stesse.
- Ci vuole parlare del suo primo romanzo “La stanza vuota”?
È un romanzo che, sotto le mentite spoglie di una storia d’amore, in realtà, affronta tematiche impegnative come quello della famiglia allargata e tutte le problematiche che porta con sé, o la tematica della malattia e tutto il cammino che si percorre fino alla morte. È stato un romanzo importante perché mi ha messo in contatto con i lettori e mi ha fatto comprendere quanta emozione è arrivata fino a loro.
- L’ultimo suo romanzo è “Amata tela”: come è nata questa nuova storia e cosa rappresenta per lei questa opera?
Le mie storie nascono sempre da fatti o persone della realtà che mi colpiscono o mi turbano ma, poi, quando inizio a scrivere, entro in una sorta di realtà parallela, dove le emozioni sono lievitate, quindi le storie e i personaggi da cui sono partita, in realtà, con la scrittura, cambiano completamente, divenendo quasi irriconoscibili. Anche in questo mio secondo romanzo c’è una storia d’amore travolgente ma, in realtà, anche qui l’amore è solo un pretesto per affrontare tematiche ben diverse. Si trattano i temi della libertà, della solitudine dell’artista, della paura d’amare, della bellezza che ostacola la felicità e così via, lungo tutto il romanzo. È un’opera che ha rappresentato la definitiva consapevolezza che la scrittura è il centro della mia vita. Poi c’è stato l’incontro con i lettori e la loro emozione, con i blogger e con chi ha recensito il libro, le interviste, i premi e tutto quel carrozzone impazzito che mi ha risucchiato. È un’opera che amo profondamente.
- Francesca, la protagonista, e il suo rapporto con l’arte, un rapporto di grande amore, ma anche di grandi sofferenze. In che misura le somiglia?
Francesca è una studentessa della facoltà di Architettura, anch’io lo sono stata, con le stesse contraddizioni, con lo stesso amore-odio per una facoltà che è affascinante, ma al tempo stesso difficile, nel suo connubio tra arte e scienza. Francesca mi somiglia per la forza che mette nel fare le cose, per la sua irriducibile voglia di vivere e sognare, anche quando tutto le è contro. Ma un po’ tutti i personaggi mi somigliano, in ogni loro tratto, in ogni loro sfumatura, perché li vivo intensamente sulla mia stessa pelle, quando scrivo mi sento regista ma anche attore. L’arte è una forma d’amore e come ogni forma d’amore ti chiede tutto, anche la tua stessa vita. Infatti si è artista non si fa l’artista, non è un mestiere ma una sorta di missione a cui si è chiamati per esprimere sensazioni che possano arrivare agli altri, affinché si emozionino a loro volta. L’arte ti chiama, ti brama e tu non puoi che ascoltare il suo richiamo, dimenticando anche di vivere la tua stessa vita, perché la tua vita è la stessa arte.
- Nel romanzo vengono affrontate molte tematiche, per esempio il concetto di bellezza che ostacola, come fosse un’arma a doppio taglio: cosa che fa soffrire non poco la protagonista femminile Francesca.
Francesca ha la caratteristica di essere molto bella ma la sua avvenenza la ostacolerà sia nella ricerca dell’amore, perché tutti i suoi corteggiatori la adorano esclusivamente per la sua fisicità, senza tener conto del suo cuore né della sua anima, sia nel lavoro, infatti scoppierà uno scandalo che la vedrà protagonista. Ho voluto inserire con forza questa tematica anche se è un po’ controcorrente, in un’epoca come la nostra in cui tutto si fa per apparire e rimanere giovani e belli il più a lungo possibile, in quest’epoca del bisturi e delle operazioni di chirurgia estetica a qualunque età. Secondo me, invece, la bellezza può diventare un’arma a doppio taglio per chi ce l’ha, perché oltre a focalizzare tutti i pensieri e divenire l’unico fine della vita, può diventare una sorta di prigionia, perché il tempo passa per tutti e nessuno lo può fermare.
- Un’altra tematica forte presente nel romanzo è la paura di amare, che segna in maniera indelebile la storia tra Francesca ed Eugenio.
Eugenio ha paura d’amare. Lui nato per sbaglio, in una “non famiglia” subito naufragata, messo in collegio, poi arruolato nella Finanza, trascorre la prima parte della sua esistenza a rincorrere un amore e un calore famigliare inesistente, riesce a superare tutto con l’arte, trova un equilibrio nella sua libertà. Francesca rompe quel suo equilibrio, così lui ha paura d’amare, perché non vuole più soffrire e sentirsi dipendente da lei. Eugenio cercherà di resistere al richiamo dell’amore, provando a scomparire, provando a tradirla, sia per punire la sua assenza, sia per dimostrare a se stesso che, in fondo, lei non è indispensabile.
- Sullo sfondo della storia c’è il Nord Est: perché ha fatto questa scelta geografica?
Ho scelto la città di Trieste perché mi è sempre piaciuta molto da un punto di vista architettonico ma soprattutto perché è una città mitteleuropea, confluenza di più razze, di più culture, di tante storie. La mia scelta però è stata dettata dall’esigenza di parlare di una città di cui in Italia non si sente mai parlare. Questo mio sentore ha avuto conferma quando mi sono recata a Trieste, per ricevere il Premio Speciale della Giuria Franz Kafka Italia 2015. Ho potuto appurare di persona che è realmente una città magica, così come ho scoperto un forte risentimento da parte dei suoi abitanti sulla totale dimenticanza da parte dell’Italia dopo che in passato ha sofferto e lottato tanto per riconquistarla dall’Austria. A Venezia sono arrivata in seguito, in primo luogo per un fattore tecnico, in quanto è sede di una storica Facoltà di Architettura. È poi una città dal grande fascino, con i suoi scorci meravigliosi, città romantica per eccellenza.
- Progetti artistici per il futuro prossimo?
Nel prossimo futuro ci sarà la pubblicazione del mio terzo libro. È un romanzo che mi ha spaccato dentro, in profondità. Ha una struttura particolare, una sorta di romanzo nel romanzo, in quanto c’è una parte scritta in terza persona, la voce narrante della storia, e una parte scritta in prima persona, il diario segreto della protagonista. La protagonista è una storica e critica dell’arte, carismatica insegnante, autrice di successi editoriali sull’arte, una sorta di Sgarbi al femminile, che alla soglia della sua mezza età e nel pieno della sua vita felice e di successo, cade nel più profondo sconforto interiore che riuscirà a superare solo grazie alla scrittura del suo diario segreto.
- Dove possiamo acquistare i suoi romanzi e dove possiamo seguirla?
I miei romanzi li potete trovare in tutte le librerie o acquistarli on line. Io sono molto attiva sui vari social network (Twitter, Facebook, Linkedin e Google+) trovo che siano ottime vetrine dove potersi far conoscere come artisti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Giulia Madonna, autrice e artista
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