Stella Casiraghi da oltre vent’anni si occupa di organizzazione in ambito culturale, sia in qualità di operatore sia come formatore. Ha realizzato mostre, rassegne, convegni e diretto seminari specialistici in Italia e all’estero. Al Piccolo Teatro di Milano ha lavorato a lungo nei settori della Redazione, della Comunicazione e della Promozione culturale. Ha tenuto corsi universitari in Storia del Teatro, Economia della cultura e Gestione dell’arte e dello spettacolo. Curatrice di articoli e saggi, per Skira ha pubblicato Non chiamatemi Maestro (2007), La memoria perduta di Milano (2010) e Il metodo Strehler. Diari della Tempesta scritti da Ettore Gaipa (2012).
Giulio Luciani, violinista, è stato allievo di Paolo Borciani al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. È autore di musiche di scena per il Piccolo Teatro di Milano, per il Teatro Stabile di Brescia, per il Teatro di Roma, per il Teatro Massimo di Palermo, per il Teatro Gioco Vita di Piacenza.
Stella Casiraghi e Giulio Luciani hanno scritto a quattro mani Fiorenzo Carpi. Ma Mi. Musica teatro Cinema Televisione (Skira 2015) la prima monografia dedicata alla figura del grande musicista italiano.
Fiorenzo Carpi De Resmini nato a Milano il 19 ottobre 1918 e morto a Roma il 21 maggio 1997, è stato un pianista di talento e un geniale compositore che ha firmato non solo musica classica ma le musiche di quasi tutti gli spettacoli messi in scena da Giorgio Strehler e da altri registi del Piccolo Teatro di Milano (che aveva contribuito a fondare nel 1947 insieme a Strehler e Paolo Grassi), e tutte le canzoni del teatro cabaret milanese. Inoltre Carpi oltre ad aver lavorato molto all’estero, compose le musiche di molti film, la colonna sonora del famoso Pinocchio televisivo di Luigi Comencini e canzoni indimenticabili come Ma Mi e Le Mantellate.
Una carriera prolifica e poliedrica, una vita ricca di soddisfazioni che rivive in questo prezioso volume illustrato da fotografie in bianco e nero provenienti dall’Archivio personale di Martina Carpi, la cui introduzione è firmata dal Premio Nobel per la Letteratura Dario Fo (del quale Carpi scrisse le musiche di quasi tutti gli spettacoli).
Il testo inoltre comprende testimonianze di Franca Valeri, Gigi Proietti, Nicola Piovani, Dario Marianelli, Ugo Gregoretti e altri protagonisti del mondo della musica e dello spettacolo ed è curato dalla figlia attrice, Martina, “mio padre, un artista di lievità profonda”, che abbiamo intervistato:
«Mi piacerebbe che narrando la sua storia si creasse un ponte tra memoria e futuro, dato che non può esistere l’una senza l’altro, e dare modo magari a chi non l’ha conosciuto di trovare qualche chiave di lettura, qualche possibilità di vita, meno convenzionale e più libera rispetto ai parametri ai quali ci siamo rassegnati».
- Signora Carpi, possiamo considerare Fiorenzo Carpi come un antesignano, un innovatore?
«Sì, assolutamente. Mio padre si è trovato sempre all’interno di progetti che stavano nascendo e che poi sarebbero diventati famosi ma all’inizio non lo erano assolutamente. Si dà per scontato che Franca Valeri sia sempre stata famosa, invece mio padre ha iniziato con il Teatro dei Gobbi che allora era quasi sconosciuto dove lavorava una giovane Franca. Fiorenzo Carpi si è sempre trovato all’interno di progetti che nascevano, soprattutto lavorando all’interno del teatro ha rivoluzionato il concetto di “musica applicata” che prima era un optional e invece con il suo apporto è diventata un linguaggio fondamentale all’interno di uno spettacolo come una scenografia, come gli attori e come le parole».
- Nella Prefazione del testo, Dario Fo tra le altre cose scrive che “Fiò, come tutti lo chiamavano, è stato un musicista straordinario per cultura e duttilità”. È d’accordo con la definizione di Fo?
«Sì, lui aveva una formazione classica, mio padre aveva studiato al Conservatorio di Milano sotto la guida di Arrigo Pedrollo e Giorgio Federico Ghedini, quindi possedeva una solida cultura grazie anche alla famiglia dove si respirava un clima di amore e interesse per l’arte e per la cultura. Era molto duttile, perché mio padre riusciva a inventarsi un tema “mozartiano” senza essere Mozart, senza imitare. Emblematico è l’esempio delle cosiddette “canzoni della mala”, che sono state un falso storico. Originariamente Strehler voleva creare uno spettacolo di canzoni popolari per l’allora giovanissima Ornella Vanoni ma il famoso regista teatrale non aveva trovato delle canzoni popolari italiane che lo soddisfacessero. Allora Strehler chiese a Carpi e a Dario Fo di fingersi anonimi e quindi creare queste canzoni popolari. All’inizio queste canzoni vennero firmate “Anonimo lombardo del Quattrocento”, ecc... Mio padre scrisse le parole di Ma Mi e de Le mantellate, canzone che alcuni credono ancora sia una canzone popolare romana. Invece fu scritta da due milanesi: Carpi e Strehler».
- Importante fu il sodalizio umano e professionale con Giorgio Strehler. Ce ne vuole parlare?
«Strehler non era una persona facilissima come si può immaginare, però lui e mio padre erano assolutamente complementari. Tanto Strehler era vulcanico, impetuoso, un genio strabordante, tanto Carpi era discreto, riservato, dalle idee però molto chiare. Non parlava mai a vanvera. La personalità di mio padre aveva il potere di tranquillizzare il regista teatrale che aveva un temperamento un po’ agitato. C’è da dire che si volevano molto bene, nel libro abbiamo inserito una lettera bellissima che Strehler scrisse a mio padre, sembra quasi una lettera d’amore. Da questo si capisce come il loro rapporto fosse stato importante, un rapporto non semplice, perché magari c’erano lunghi periodi durante i quali non si sentivano, però poi passavano la notte al telefono. Grande stima e affetto reciproci quindi».
- Fiorenzo Carpi era anche un bravo pittore, vero?
«Sì, dipingeva molto bene. Era figlio di Aldo Carpi (1886-1973), titolare della cattedra di pittura all’Accademia di Brera, un noto pittore e scultore antifascista di origine ebraica (la sua famiglia da due generazioni si era convertita al cattolicesimo). Aldo Carpi dopo una spiata venne deportato nel febbraio del 1944 nel campo di Mauthausen e in seguito trasferito a Gusen dove mio nonno scrisse un diario molto bello, Il Diario di Gusen corredato da disegni. Qui grazie alle sue doti artistiche gli fu concesso un trattamento migliore di quello riservato agli altri prigionieri, con l’incarico di realizzare ritratti. Mio padre aveva ereditato da mio nonno il suo talento artistico ma quando si trattò di scegliere, scelse la musica. Nella casa della famiglia Carpi ci si esercitava molto nelle Arti, i fratelli di mio padre uno era pittore, l’altro, Pinin Carpi scriveva libri per bambini».
- Desidera lasciarci un ricordo privato legato alla Sua infanzia di Suo padre?
«Sono talmente tanti i ricordi di mio padre che non saprei da dove iniziare... era un padre presente e affettuoso, molto buono e attento, mai prevaricatore».
- Che cosa resta nel mondo della musica e della cultura italiana, e non solo, dell’insegnamento di Fiorenzo Carpi?
«Credo che molti musicisti, come scrive nella monografia Nicola Piovani, si siano inseriti nella sua scia. Ha cambiato il concetto di musica di scena, è stato un grande maestro».
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Martina Carpi, curatrice della monografia dedicata al padre Fiorenzo Carpi
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