Corrado Sobrero (nella foto), nato a Torino nel 1968 e scomparso improvvisamente nel 2012, è uno scrittore che ha fatto in tempo a lasciare una traccia di sé profonda e importante. Autodefinitosi scrittore compulsivo, ha scelto per i suoi romanzi tematiche complesse e spiritualmente ricche, ma è riuscito ad esprimerle con uno stile semplice, scorrevole, essenziale e vibrante per qualunque tipo di lettore. Dopo aver pubblicato i cartacei Nevica sull’isola di Baro, Il mercante di vaniglia e Il pulcino Bolscevico, e gli e-book Brontolo spaccia e Biancaneve fa la doccia con tutti e Grazie Obama, ha coronato il suo sogno di approdare alla pubblicazione con la casa editrice Tea con Il canto della Balena. La pubblicazione purtroppo è postuma, per cui non potrà raccontarci di persona la sua esperienza e la sua gioia. Ma è bello pensarlo lieto di avere qui come suo diretto portavoce il padre, professor Alberto Sobrero, docente di Linguistica Italiana presso l’Università di Lecce, dal quale ha senz’altro ereditato l’amore per la letteratura e per la lingua italiana.
- Professor Sobrero, può raccontare in breve il percorso fatto per fare questo grande regalo a suo figlio?
Il regalo Corrado se l’è fatto da solo, e lo ha fatto a noi, partecipando al concorso nazionale IoScrittore e classificandosi fra i primi finalisti, con valutazioni lusinghiere. Il premio consisteva nella pubblicazione del dattiloscritto in e-book. Molto, ma non abbastanza per Corrado che, anche se non se ne è mai lamentato, avrebbe ambito alla pubblicazione su carta: un supporto che oggi in Italia garantisce una ben più ampia visibilità. Subito dopo la tragica morte di nostro figlio noi tre – Marco, il fratello, mia moglie ed io – ci siamo posti il problema di soddisfare, sia pure con una pubblicazione postuma, questo suo desiderio. Devo dire che nel Gruppo Mauri-Spagnol abbiamo trovato larga comprensione: la disponibilità del resto si basava su una valutazione lusinghiera del libro, da parte dello stesso responsabile della Casa. Una scelta, la loro, basata sul merito, insomma, anche se sollecitata da un evento tragico. Ci è molto piaciuto vedere che c’è ancora dell’umanità, in giro, e che capita anche che si sposi con la serietà e l’onestà intellettuale.
- Il Canto della Balena è un libro carico di immagini oniriche e di simboli potenti, in cui ciascuno può identificarsi a suo modo durante la lettura.
Secondo lei però, quale messaggio principale ha voluto trasmettere Corrado?
Corrado credeva nell’‘opera aperta’: l’autore lancia messaggi diversi, espliciti e subliminali, consapevoli e inconsapevoli, e l’opera li organizza in una struttura ‘magica’ dalla quale ogni lettore prende uno o più messaggi, li assume in sé e li metabolizza con i criteri interpretativi suoi personali. Non me la sentirei dunque di interpretare la sua volontà, identificando un messaggio principale. Certo, è molto forte in tutto il romanzo l’orrore per ogni tipo di oppressione, la tensione verso un itinerario di riscatto degli oppressi, l’ammirazione per l’intelligenza e per la volontà, soprattutto quando si manifestano in una creatura da sempre emarginata (la donna). Ecco: mi pare che la fiducia nel potere salvifico dell’intelligenza e, perché no, nelle grandi potenzialità della creatura-donna sia uno dei messaggi centrali. Ma forse questa è la mia lettura. Dirà il lettore se la condivide.
- Ogni personaggio del libro sembra rappresentare una particolare emozione o un aspetto della vita. Ce n’è uno che più degli altri rappresenta la personalità di suo figlio e il segno importante che ha lasciato?
Domanda interessante. Non ci avevo mai pensato. Il personaggio centrale è Himelda, una ragazza che affronta con intelligenza, lucidità e ostinazione – ma anche con discrezione e, direi, leggerezza - problemi più grandi di lei e li risolve sempre in modo brillante. Un personaggio molto ben riuscito. Ma forse quello che in qualche modo rispecchia aspetti centrali della personalità di Corrado è il padre di Himelda, León: ha una forte personalità, ma nei confronti della figlia ha un’ammirazione e una fiducia sconfinate. Crede in lei anche contro ogni apparente evidenza. Nei suoi confronti prova “orgoglio, ma un po’ di vergogna per non aver saputo dare di più”. Ci vedo il rapporto fra Corrado e il suo bambino, di cui era orgogliosissimo ma al quale voleva dare di più, di più: nel senso di fargli conoscere il mondo, dargli gli strumenti per sfruttare appieno la sua intelligenza e la sua fantasia.. Con la sensazione di fare sempre troppo poco. Come León.
- Il Canto della Balena è in realtà l’ultimo di una trilogia ambientata in America Latina. In tutti e tre i romanzi ci sono temi ricorrenti che sembrano avere un crescendo, quali l’esperienza del dolore come punto di partenza, la salvezza dell’uomo che passa attraverso le sue proprie naturali risorse e inclinazioni, il finale riscatto dall’ingiustizia. In che modo nel Canto della Balena questi temi arrivano all’apice?
Direi: nella grande allegoria della Balena. La Balena è l’altrove fantastico e insieme reale, corposo, sogno e realtà di un’umanità oppressa e infelice alla ricerca di un angolo in cui soddisfare, almeno temporaneamente e parzialmente, i suoi sogni di ‘normalità’: riflettere, canticchiare, pregare, stare in silenzio (qualcuno la chiama ‘l’isola del silenzio’). E’ un simbolo, ma è immerso nella vita reale: il suo valore metaforico si trasforma anche in valore venale, la sua posizione strategica fa scattare piani militari. E’ la visione fisica e insieme – ma in modo non contraddittorio - metafisica del mondo, nella quale ritrovo tutto Corrado. In questo senso è il punto di arrivo del percorso iniziato con Nevica sull’isola di Baro (Edizioni Manni, 2006) e proseguito con Il mercante di vaniglia (0111 Edizioni, 2009), tappa iniziale e tappa intermedia di un cammino che qui arriva al culmine.
- Corrado non è mai stato nelle terre che descrive. Eppure qualche lettore esperto di paesaggi latinoamericani sostiene che sia riuscito a descrivere ottimamente quelle atmosfere. Come crede che sia stato possibile?
Penso all’azione combinata di tre fattori: lo straordinario spirito d’osservazione, potenziato nei numerosi viaggi per il mondo; la ricchezza e la sistematicità della documentazione nella fase di incubazione del romanzo; l’interiorizzazione delle atmosfere e delle tipologie umane che rendono grande la letteratura sudamericana, di cui Corrado era un grandissimo ammiratore. A proposito della documentazione voglio svelare un particolare che non ho ancora raccontato a nessuno. Sul computer di Corrado ho trovato non decine ma centinaia di file di vario tipo (articoli di giornale, capitoli di libri, gallerie di foto, persino brevi filmati) che avevano un unico argomento: la guerra di trincea, sul Carso, nella prima guerra mondiale. Evidentemente si stava documentando per il romanzo successivo, che avrebbe avuto quello come sfondo storico. Perché la sua scoppiettante inventività si sposava sempre al rigore compositivo, insomma ai ‘piedi piantati per terra’. Era un sognatore, ma si era laureato alla Bocconi, e fra questi due aspetti della sua personalità non c’erano fratture ma c’era invece una potente sinergia.
- Nel leggere i libri di Corrado, vengono spesso in mente, a chi le conosce, le immagini dei quadri del fratello Marco. Lo stile essenziale e diretto, ma estremamente toccante, sembra caratterizzare l’arte di entrambi i suoi figli. In che modo pensa che abbiano acquisito tale capacità e tale sintonia emotiva?
La base è sicuramente costituita da un rapporto non solo di affetto ma anche di grande stima reciproca (mai esplicitata, per carità…: tra fratelli ci si sfotte, si discute allo sfinimento, si ostentano contrapposizioni: è il gioco dei ruoli). Poi c’è un solido sottofondo di valori condivisi ma sottintesi, mai esplicitati perché dati per scontati: cose ottocentesche come la lealtà, la pulizia interiore, la forza di reagire alle avversità senza piangersi addosso, la capacità di ascoltare, la voglia di capire gli altri, una tensione ideale verso obiettivi alti ma concreti. Poi, ovviamente, ciascuno ha avuto le sue esperienze di vita e ha intrapreso una propria strada artistica, ma ha inevitabilmente finito col declinare in modi diversi, con strumenti diversi - pennello e computer - e, in parte, con linguaggi diversi, un sentire di fondo simile. Corrado e Marco sono rimasti molto, molto fratelli.
- Può descrivere in breve quanto è fiero di loro?
Non ci provo, per un ovvio pudore. Ogni genitore lo è. Se siamo stati fortunati ad avere figli di cui essere così orgogliosi l’abbiamo pagato ben duramente, con la più definitiva e irrimediabile delle perdite. Gli antichi parlavano di invidia degli dei e di violenza degli dei. Forse avevano ragione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista ad Alberto Sobrero, padre dello scrittore Corrado Sobrero
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Cari mamma, papà e fratello di Corrado,
Grazie per le parole che questa sera mi hanno fatto compagnia...la prima immagine, o meglio, la prima frase che mi viene in mente è quella che il mio professore di greco diceva ogni giorno..."muore giovane chi è caro agli dei". In realtà, ancora non ci credo ma mi piace pensare che se anche io dovessi andare via da giovane...potrei sentirmi cara agli dei ( quelli pagani, ovviamente...).
Ho letto il romanzo di Corrado e...come ho già accennato, la sua lettura mi ha fatto sentire vicina e in compagnia di Corrado, come lo sentivo quando era qui, a pochi piani di distanza. Sono felice della pubblicazione di questo suo libro...la forma cartacea ha la consistenza di una presenza...di un’assenza che dà dolore ma che, in certi momenti, accompagna, porta verso qualche cosa di bello.
Sono contenta perché qualcosa di Corrado e di voi tutti è qui con me, sempre.
Grazie e a presto!
Gentile Maria Luisa,
essendo mio l’articolo, le notifiche sullo stesso arrivano solo a me. Provvedo subito a girare il messaggio ai signori Sobrero. Grazie.
Claudia
Ho rivisto Corrado , leggendo la recensione e seguendo l’’intervista a suo padre.
L’ho rivisto, bambino di sei anni , che con delicatezza, ma con determinazione , si avvicinava con il suo quadernetto e, nel mostrarmi il suo lavoro,,mi chiedeva cosa potesse fare successivamente; amava tanto sentirsi impegnato! Era dolcissimo, sensibile e profondo, il mio piccolo Corrado!