Andrea Borla, scrittore torinese e, come si definisce egli stesso, “laureato in Economia e Commercio per fatalismo, impiegato per necessità, informatico per passione, Aspirante Scrittore Famoso (A.S.F.) per sopravvivenza”, è l’autore dalla cui penna sono nati già altri libri: “In prima persona” (Il Foglio letterario), “Odio”(Tespi), ”Cerchi” (Michele Di Salvo editore) e “Di cose giuste e ingiuste” (Il Foglio letterario). L’autore ha da poco pubblicato il romanzo, “Inganni e ossessioni” (Historica - dicembre 2014). Ecco l’occasione per conoscerlo meglio.
- Andrea, qual è il fulcro del suo ultimo romanzo?
La vita del professore Tommaso Vasile ha imboccato un vicolo cieco. L’insegnamento non lo soddisfa più, l’attività di ghost writer genera soltanto frustrazioni, i suoi rapporti sentimentali finiscono per stagnare. Un’opportunità per rimettere in moto la sua esistenza, ferma come l’orologio che ha appeso in casa, gli viene offerta dal padre della sua ragazza, un politico molto influente: un imprenditore ha bisogno di qualcuno che scriva il materiale divulgativo su un impianto di riciclaggio di rifiuti che intende costruire. Tommaso accetta l’incarico e la sua vita si complica più di quanto possa immaginare.
- Chi è, per l’autore, il protagonista Tommaso Vasile?
Un quarantenne che ha voglia di costruire il suo futuro, quella che definisce "la sua mezza vita", ma che lo fa con troppa leggerezza. Non si tratta di stupidità ma di una buona dose di innocenza e ingenuità che non gli consente di scorgere i pericoli nascosti. "Inganni e Ossessioni" è un inno al movimento, intellettuale e spirituale, a cui l’uomo non dovrebbe mai rinunciare nonostante i pericoli a cui ci espone. Uscire dal confortevole e rassicurante immobilismo in cui ci piace crogiolarci porta con sé notevoli rischi, ma la vita è proprio questo: affrontarli, crescere, andare avanti.
- Nel romanzo ci sono alcuni intrecci amorosi. E’ vero sentimento o si tratta di innamoramento che sconfina nell’ossessione? Chi è, qui, il sesso forte? Gli uomini o le donne?
Nel romanzo si intrecciano tre storie d’amore, proprio come in "In prima persona". Sono molto diverse tra loro e affondano le radici in sentimenti non sempre identificabili con il solo amore: c’è la condivisione degli eventi nefasti della vita che ci spinge verso gli altri quando li vediamo soffrire, c’è la voglia di costruire un futuro e di trovare una dimensione in cui rifugiarsi nella costante ricerca della completezza che ci caratterizza, c’è l’ossessione che ci spinge a cercare incessantemente chi non fa per noi e che, imprigionandoci in una reiterazione forzata, ci priva della capacità di comprendere i nostri errori.
Gli uomini dei miei romanzi "si chiedono troppi perché", sono pieni di dubbi e fragilità. Le donne appaiono più decise, sicure, più consapevoli del loro ruolo e "adatte" alla vita e alla convivenza sociale. Questi tratti si trovano anche in "Inganni e ossessioni", oltre che nelle mie opere precedenti, anche se nel romanzo sono molto meno accentuati rispetto al passato.
- Il protagonista è un professore e si trova, in ben due occasioni, a fare i conti con situazioni non felici per i suoi studenti. Quale valenza ha il rapporto tra insegnanti e ragazzi?
Tommaso Vasile è un punto di riferimento per i suoi studenti. Questo è un aspetto non particolarmente approfondito ma che, comunque, emerge in alcune pagine del romanzo. Più che rappresentare ciò che provano gli studenti per lui, mi sono concentrato sull’aspetto contrario: come lui si pone nei confronti dell’insegnamento e del ruolo di esempio e di formatore che contraddistingue la sua professione. Tommaso non trova più stimoli nel rapportarsi con i ragazzi. È indifferente anche di fronte ai drammi che colpiscono le loro vite: questo è uno dei principali campanelli di allarme che lo spinge a fermarsi e a porsi delle domande. Tommaso, tuttavia, non smetterà di vegliare su di loro, quasi trasformando il ruolo di educatore in quello di protettore. Continuerà a prendersi cura di loro, anche se inizialmente non lo farà per convinzione personale ma spinto da una richiesta a cui non può sottrarsi.
- Facciamo un passo indietro. A quale fra i suoi primi romanzi e personaggi è ancora particolarmente legato?
I personaggi che mi porto dietro da anni sono Piero Scacchi e i suoi due compagni di cella. Sono i protagonisti di diversi miei romanzi e racconti, alcuni pubblicati e altri no, ambientati in parte in carcere e in parte nella Torino dei nostri giorni. Sono assassini che hanno commesso atti crudeli e aberranti ma che al contempo diventano "eroi" (o meglio antieroi) di storie in cui Bene e Male non sono mai delineati con precisione.
Il romanzo a cui mi sento maggiormente legato è invece "In prima persona" (Ed. Il Foglio Letterario 2005). Quando ripenso a quelle storie mi rendo conto che hanno ancora molto da dire anche a distanza di dieci anni e che resistono al tempo che passa. Ancora oggi sono contento di aver scritto quelle pagine e i sei protagonisti del romanzo mi sono cari.
- Quanto è importante l’amore in “Inganni e ossessioni”?
Inizialmente il titolo del libro avrebbe dovuto essere "Amore e ossessione", proprio per rimarcare quali fossero i sentimenti attorno ai quali ruotava la narrazione. Tommaso si interroga su cosa sia l’amore a quarant’anni e lo fa specchiando se stesso nell’amore dei quindicenni. Vive delle relazioni molto diverse che mostrano come la completezza in senso assoluto sia irraggiungibile e si accorge che l’obiettivo vero è l’equilibrio con la persona amata. Comprende a sue spese quanto potere abbia su di noi l’ossessione amorosa, un sentimento molto diverso dall’amore ma che racchiude in sé non meno potere. Un titolo come "Amore e ossessione" avrebbe ingiustamente rischiato di far etichettare il libro come "romanzo rosa" e avrebbe tralasciato la parte della narrazione legata all’intrigo di cui Tommaso è vittima e protagonista. Pur mantenendo uno stile "alla Woody Allen" il titolo è quindi diventato "Inganni e ossessioni".
- C’è inoltre il tema della giustizia...
Come per il rapporto tra Bene e Male, anche il senso di giustizia è sfumato nella mia produzione letteraria. In "Inganni e ossessioni" c’è però un punto fermo: qualunque decisione si prenda, qualunque siano le motivazioni che ci spingono in una direzione o in un’altra, qualunque sia il numero delle opzioni tra cui scegliere, dovremo pagare un prezzo. Ciò che ci consentirà di sopportare le conseguenze è il valore che diamo a quella scelta. Il senso di giustizia è uno dei valori a cui possiamo fare appello. Gli eroi non hanno dubbi ed è chiaro sin da subito ciò che ispira le loro scelte, costi quel che costi. Ma Tommaso Vasile è un uomo e non un eroe, e sperimenta sulla sua pelle quanto poco contino le certezze prefabbricate quando ci si trova sull’orlo del baratro.
- Lei ha curato alcune raccolte di racconti: cosa ci dice di Pater Noster e del Decalogo?
Ogni mia opera unisce un elemento di forma a uno di sostanza. Anni fa mi era venuta l’idea di scrivere una raccolta di racconti in cui ogni capitolo era ispirato a un versetto del Padre Nostro. Voleva essere un modo per mostrare quanto quelle parole, dette migliaia di anni fa, fossero ancora attuali ai giorni nostri. Credo fortemente nella valenza universale di quella preghiera, al di là del solo contesto religioso. Decisi di coinvolgere in quell’avventura altri scrittori (Alessandro Del Gaudio, Maurizio Cometto, Emiliano Maramonte) e così nacque "Pater Noster - Dodici vittime per cui pregare" (Ed. Il Foglio 2011). Due anni dopo ho voluto ripetere l’esperimento con dieci racconti ispirati ai Comandamenti ("Il Decalogo - Dieci racconti per violare i comandamenti di Dio" - Ed. Il Foglio 2014). Come per il Padre Nostro, anche in questo caso sono convinto che la forza di quei precetti possa essere un’importante supporto tanto nella vita dei credenti quanto dei non credenti.
Alla composizione de "Il Decalogo" hanno partecipato ottimi scrittori come Bruno Osimo, Fabio Izzo, Stefano Pastor, Alessandro Cascio, Federico Guerri che si sono dimostrati ottimi compagni di viaggio.
Tutte e due le raccolte sono caratterizzate da una cornice che racchiude i racconti, i cui protagonisti provengono dal mondo di Piero Scacchi. Le due cornici sono inoltre legate tra loro. Vedremo se nel futuro avrò modo di concludere la trilogia.
Nel 2014 ho anche curato un’altra raccolta, questa volta insieme a Fabio Izzo: "L’almanacco 2015" de Il Foglio Letterario (http://www.andreaborla.com/component/k2/item/91.html), un modo originale per festeggiare i quindici anni della casa editrice di Gordiano Lupi. Il risultato ben rappresenta i diversi settori in cui è impegnato l’editore, dalla narrativa tradizionale a quella di genere, dagli scrittori cubani al cinema, e che dimostri come, nonostante le piccole dimensioni, Il Foglio abbia sempre guardato alla qualità come obiettivo delle proprie produzioni.
- Il finale di “Inganni e ossessioni” ci lascia a bocca aperta. Qualche accenno da parte dell’autore?
Il romanzo è caratterizzato da diversi colpi di scena che portano a compimento le trame che si rincorrono nel testo. Il più importante è quello che ho lasciato per l’ultima pagina, anche se in questo caso non si tratta di un punto di arrivo ma di una possibilità per il futuro. Non importa se verrà colta o meno, se si concretizzerà o si scioglierà come neve al sole. La vita ci offre sempre qualcosa a cui aggrapparci anche quando tutto sembra perduto. L’ottimismo può apparire banale, ma molto spesso la realtà è più ricca di occasioni di quanto non vediamo.
- Lei è un ottimista?
Assolutamente no. Penso si sia capito.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista ad Andrea Borla, in libreria con il romanzo “Inganni e ossessioni”
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Ti presento i miei... libri News Libri Andrea Borla
Lascia il tuo commento