Niente assi, curve e coordinate che poco avrebbero a che fare con il nostro sito: l’iperbole di cui vi parliamo oggi è una delle numerose figure retoriche. Non si tratta di una figura particolarmente complessa da comprendere: consiste, semplicemente, in un’esagerazione. Ecco una definizione un po’ più esaustiva e qualche utile esempio del tuo impiego.
Iperbole: definizione
La parola iperbole deriva dal greco antico hyperbolḗ, che significa "eccesso". Una volta memorizzata questa informazione, non vi sarà difficile ricordavi di cosa si tratta: ogni volta che, in un testo, vi troverete davanti un’espressione che esagera la descrizione della realtà, amplificandola ai limiti dell’eccesso o del difetto, sarete di fronte a un’iperbole.
Nel rendere calcolatamente incredibile un concetto, l’iperbole intensifica l’espressione di partenza. L’esagerazione, perché abbia senso, suppone un interlocutore in grado di coglierla: l’iperbole non ha mai il fine di ingannare, ma di enfatizzare un determinato concetto, in negativo o in positivo che sia.
Esempi di iperbole
Un buon esempio di partenza è costituito da frasi come:
"Ti ho aspettato una vita" oppure "Sono andato a fare quattro passi".
In questo caso, l’iperbole impiegata coincide con un modo di dire piuttosto abusato (iperbole d’uso). Prendere alla lettera un’espressione di questo tipo è impossibile: nessuno, di fronte a queste frasi, penserebbe che il proprio interlocutore abbia effettivamente posato sul suolo solo 4 passi o abbia aspettato dalla nascita alla morte il suo arrivo, per quanto in ritardo.
Esempi di iperbole in poesie famose
L’iperbole è una figura retorica diffusa fin da tempi antichi (in latino si chiamava superlatio) e la storia della letteratura italiana è particolarmente ricca di esempi.
Eccone alcuni esempi in poesie o brani della letteratura particolarmente famosi:
"Lucevan gli occhi suoi più che la stella" (Dante, Inferno, II)
"O frati", dissi", "che per cento milia / perigli siete giunti a l’occidente" (Dante, Inferno, XXVI)
"Allor lento io vagando, ad una ad una palpo le piaghe onde la rea fortuna / e amore e il mondo hanno il mio core aperto" (Foscolo, Sonetti, Così gl’interi giorni)
"Fugaci giorni! A somigliar di un lampo / son dileguati" (Leopardi, Canti, Le ricordanze)
"Lingua mortal non dice / quel ch’io sentiva in seno" (Leopardi, Canti, A Silvia)
"Dalle Alpi alle Piramidi / dal Manzanarre al Reno / di quel securo il fulmine / tenea dietro il baleno" (Manzoni, Cinque maggio)
"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale" (Montale, Satura, Xenia, II 5 - Ho sceso, dandoti il braccio)
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Iperbole: definizione ed esempi della figura retorica
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