L’anno breve
- Autore: Caterina Venturini
- Genere: Scuola
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2016
Dall’esperienza in prima persona di Caterina Venturini, insegnante delle scuole superiori per anni in servizio presso un ospedale in cui sono ricoverati tanti ragazzi, nasce “L’anno breve” (Rizzoli, 2016), romanzo dai contenuti intensi e profondi.
Ida Ragone, protagonista delle vicenda, è un’insegnante precaria che sceglie, causa mancanza di altre cattedre, di svolgere il proprio servizio ai ragazzi ricoverati in ospedale. Si trova, quindi, davanti a una realtà totalmente diversa da quella cui era abituata: non il caos delle classi, non i vocii, i rumori dei ragazzi ma un ambiente apparentemente più tranquillo dietro il quale si celano giovani vite che vorrebbero trascorrere spensieratamente l’adolescenza ma che dalla malattia sono costrette a mutare radicalmente, ad accettare cure, a sopportare pesanti effetti collaterali, a convivere quindi con il dolore, un termine di cui a quell’età certo si può conoscere qualcosa perché la vita anche di esso è fatta, ma non in modo così intenso e destabilizzante.
Già l’approccio al luogo di lavoro è per Ida difficile: i ragazzi sono là, nella torre, quell’edificio in cui estate non è mai, quel limbo in cui attendere chi con speranza, chi con amarezza, un destino che neppure i dottori conoscono. Anche la prof si deve adattare: camice, soprascarpe, mascherina sono necessari per entrare in reparto, per non turbare i fragili sistemi immunitari dei ragazzi e poter, allo stesso tempo, entrare in contatto con loro. Tanti sono i giovani presenti nelle corsie e così diverse le patologie e i loro atteggiamenti
“Salvatore ha la leucemia linfoblastica acuta.
Giulia ha un linfoma Non Hodgink.
Elisa non s’è capito cos’abbia.
Mattia è un ossessivo – compulsivo.
Chiara è schizofrenica.
Andrea è depresso.”
Difficile stabilire un rapporto con i ragazzi: chi si avvicina a loro, prof compresa, ha la tendenza a occuparsi prima della malattia; a Ida viene invece ben spiegato che a quella penseranno i medici mentre lei dovrà, nei modi e tempi consoni, svolgere l’attività di insegnamento. Per la protagonista, docente di lettere, mai come in questo caso risulta faticoso insegnare attraverso le parole lette o scritte. Ogni ragazzo, poi, ancor più causa la patologia, è un’isola, un mondo a sé e l’approccio non è facile, varia a seconda delle condizioni e delle cure. Quindi, se per mesi ci si ritrova a non poter far lezione con un’alunna, ecco che la si rivede improvvisamente ristabilita, tanto desiderosa di vivere così che l’assenza di capelli viene nascosta dietro moderne parrucche e le occhiaie nascoste dal trucco vistoso oppure il dolore e la sofferenza vengono comunque celate dietro un semplice smalto colorato che può ricordare che la femminilità non è cancellata dalla malattia. Lo stesso vale per i ragazzi, per le loro passioni, i loro interessi che durano… fino a che c’è vita. Nel romanzo, infatti, c’è spazio anche per chi non ce la fa e, nonostante l’inguaribile ottimismo, viene falciato dalla malattia.
Tutto ciò va ad intersecarsi con le vicende personali di Ida, con il suo insoddisfacente rapporto con Mario, l’uomo che lei aveva conosciuto al G8 ma che ora è tanto cambiato e non coltiva più ideali; con il desiderio della protagonista di non restar precaria, di farsi strada anche attraverso la pubblicazione della propria tesi che, per esigenze di mercato, dovrebbe esser però sfrondata di tante note significative.
La nuova realtà va a smuovere nel profondo l’animo di Ida facendole ricordare anche un passato che l’ha segnata profondamente. L’amicizia con Elis, sua coetanea e compagna di scuola, era stata una tappa fondamentale dell’adolescenza di Ida; le due ragazze erano accomunate da un insano desiderio, quello di perdere peso. Ida rivive così, in quell’anno breve, l’intenso rapporto con l’amica ma il difficile relazionarsi di ambedue con il proprio corpo e il proprio sé e la sofferenza di ambedue a causa di gravi disturbi alimentari. Sembra quasi che la permanenza accanto a chi soffre sia una catarsi, una liberazione da antichi dolori: la protagonista lo fa ricordando, provando dolore come quando era ragazza ma pare se lo possa quasi permettere ora che è vicino a chi già soffre. Si instaura fra insegnante e ragazzi un rapporto intenso che fa bene a entrambi e, anche se Ida ha nostalgia delle classi chiassose, non s’accorge che sta effettuando un percorso profondo, quasi un’analisi e che, soprattutto, da questa esperienza uscirà diversa.
Il rapporto con i ragazzi si rivela profondamente intenso e riesce a cambiare anche l’approccio all’insegnamento di Ida come docente. Loro le fanno capire che non si deve dare nulla per scontato, che è necessario ascoltare ognuno nella propria singolarità e da lì costruire il percorso didattico – educativo.
L’esperienza in ospedale risulta non facile per la protagonista ma sottolinea l’importanza della figura di ogni insegnante. A ognuno di essi viene richiesto molto e non è inusuale sentirsi inadeguati. Eppure quel che vien fatto, seppur paia poco, è fondamentale perché è l’input per la motivazione, per l’interesse. Lo si evince anche qui, attraverso queste pagine di Caterina Venturini, dove ogni piccolo passo avanti è in realtà quasi un passo da gigante e apre lo sguardo verso il futuro. Dopo questa esperienza sconvolgente e fortissima, Ida non sarà più quella di prima e sarà lei a voler rimettere in discussione tanto della propria vita. “L’anno breve”, fatto di autunno, inverno e primavera, sarà come aver vissuto per tante e tante volte con irripetibile intensità.
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