L’arte di imitare. Il fenomeno delle tribute band in italia di Massimiliano Barulli

La tribute band imita. Per definizione. Il suo intento è riproporre il repertorio di un gruppo o di un cantante famoso, replicandone le canzoni, se non gli interi album, spesso ricalcando fedelmente le versioni originali, arrivando persino a imitarne l’aspetto e gli atteggiamenti scenici. Un fenomeno ormai radicato anche nel nostro Paese, dove le tribute band godono di un seguito consistente: riempiono pub, club, piazze, teatri, per la felicità di promoter e gestori dei locali. Ma al tempo stesso, non mancano di attirare indifferenza, se non disprezzo. In special modo da parte dei musicisti che scrivono pezzi originali, con l’accusa di togliere loro spazio e di abituare i fruitori di musica ad ascoltare solo canzoni di una certa fama.

Di tribute band si è sempre parlato poco e male, trattasi di materiale infiammabile e spinoso, quasi un tabù, che fino a poco tempo fa non era stato mai preso in considerazione dall’editoria di settore. O almeno, non nel modo in cui Massimiliano Barulli è riuscito a trattare l’argomento. “L’arte di imitare. Il fenomeno delle tribute band in italia”, edito da Arcana, è un’analisi attenta e analitica condotta con equilibrio e schiettezza, un viaggio tra i gangli di un fenomeno controverso che dà voce, attraverso alcune interviste, anche ai protagonisti della scena, a giornalisti e promoter. Ne esce fuori un quadro non privo di interesse, lontano da luoghi comuni e preconcetti, in grado di spiegare come e con quali modalità le tribute band sono riuscite a prendere piede nel Belpaese, fino a diventare un punto di riferimento per molti appassionati di musica.
Barulli indaga con competenza e passione, spiega come sia necessario considerare le tribute band come veri e propri gruppi rock (e non solo, ovvio), che tengono viva l’attenzione nei confronti di gruppi e cantanti con i quali vale la pena confrontarsi, contribuendo così a eternizzarli.

Un lavoro pieno di sorprese, che apre un mondo nuovo a chi non ha mai avuto troppa dimestichezza con le tribute band e che potrebbe far cambiare idea ai loro tanti, forse troppi, detrattori.