Jules Gabriel Janin (Saint-Étienne, 16 febbraio 1804 - Parigi, 19 giugno 1874) è stato uno scrittore e drammaturgo esponente di spicco del Romanticismo francese. Nel 1829, a soli venticinque anni, l’autore consegnava alle stampe presso l’editore parigino Baudouin L’Ane mort et la femme guillotinée, considerato una pietra miliare del Romanticismo cosiddetto “frenetico”, ambientato tra Parigi e Vanves, nell’Ile-de-France, a nord della capitale. Edizioni della Sera nella nuova Collana I Grandi Inediti pubblica il testo per la prima volta in Italia con il titolo “L’asino morto”, a cura e con la traduzione di Giorgio Leonardi, studioso di letteratura otto-novecentesca nato nel 1972, il quale di Janin ha già tradotto e curato la monografia su Il Marchese de Sade (Salerno Editrice). Abbiamo intervistato Giorgio Leonardi.
- Di che cosa si occupa la Collana I Grandi Inediti?
Come suggerisce la stessa denominazione, scoviamo testi stranieri dell’Otto-Novecento mai tradotti nella nostra lingua e li offriamo, in prima edizione nazionale, ai lettori italiani. Non si tratta, però, di testi ordinari ma tutti, a loro modo, significativi: testi ingiustamente dimenticati, chicche letterarie passate inosservate, rarità d’autore che il conformismo della nostra editoria ha trascurato. Con i libri che comporranno questa collana, che ho il piacere e l’onore di dirigere, andremo a inserire delle nuove tessere nel grande mosaico della letteratura straniera otto-novecentesca.
- Desidera tracciare una breve biografia di Jules Janin?
Janin, che nasce nel 1804 a Saint-Étienne, è una figura particolare del movimento romantico francese. Giornalista, narratore, saggista e critico letterario: come tutti gli autori longevi, ha attraversato vari momenti (giocando anche un ruolo controverso), non mancando mai di suscitare vivaci dibattiti. La sua voce era tra le più autorevoli e temute, le sue opere e le sue critiche hanno attirato, invariabilmente, tanto elogi sperticati quanto spietate proteste. “L’asino morto” è l’opera narrativa che lo ha consacrato alla fama, in patria e all’estero. Janin ha successivamente proseguito sul filone del romanzo visionario e stravagante con altre prove narrative che lo hanno accreditato tra i principali esponenti del cosiddetto “Romanticismo frenetico”. Appassionato settecentista e latinista, è autore anche di una pregevolissima versione in francese dell’opera lirica di Orazio. Ebbe l’onore, alla fine della sua vita, nel 1870, di essere nominato Accademico di Francia. Quattro anni dopo morirà lasciando i suoi scritti in eredità ai posteri.
- Perché L’asino morto viene considerato un romanzo provocatorio e bizzarro?
Perché ha tutti gli ingredienti per esserlo. Si tratta di un’operazione voluta e preordinata: Janin voleva prendere in giro la moda del “roman-charogne”, in voga in Francia intorno agli anni ’30, una moda letteraria che si prefiggeva il compito di scandalizzare il pubblico borghese e benpensante. Ma per farlo doveva usare le sue stesse armi, cioè entrare in questo genere letterario, e parodiarlo dall’interno. Ed ecco, quindi, che nelle pagine de “L’asino morto”, sotto forma di eccessi concettuali, abbondano efferatezze di ogni genere, viziose morbosità, turpitudini e compiacimenti macabri. È chiaro che dietro c’è il ghigno beffardo dell’autore e la sua sottile presa in giro, ma il risultato è comunque quello di suscitare sconcerto nel lettore.
- L’Ane mort et la femme guillotinée uscì anonimo. Com’era la situazione politica e sociale francese tra la fine del 1820 e l’inizio del 1830?
In realtà il fatto che il romanzo sia uscito anonimo non è in diretta relazione con la situazione socio-politica francese: si è trattato, diciamo così, di una misura di prudenza di un giovane giornalista, certamente rampante, nei riguardi del panorama editoriale nazionale. Di certo, tuttavia, in termini di poetica letteraria, il “frénétisme” in senso lato può essere considerato conseguenza dello stato in cui versava la nazione francese, in bilico tra esperienze rivoluzionarie e tentativi maldestri di restaurazione. L’ottusità di certe politiche sociali di Carlo X, repressive nei confronti delle classi popolari, fomentarono l’indignazione delle classi intellettuali dell’epoca (i cosiddetti “Bousingots” o “Jeune-France”) che non si rassegnarono neanche di fronte alla politica più liberale (ma sempre filo-borghese) proposta da Luigi Filippo d’Orléans. La spinta di questi intellettuali ha prodotto la moda del “roman-charogne” e tutte le provocazioni antiborghesi in letteratura. In tal senso possiamo dire che L’asino morto è figlio senza dubbio di questo clima culturale.
- Quando parliamo di Romanticismo “frenetico”, a cosa ci riferiamo?
Il Romanticismo “frenetico” è quel filone del Romanticismo, radicato nei cenacoli francesi intorno agli anni ’30, che si oppone a ogni tendenza elegiaca tipica di certa letteratura ottocentesca, portando invece alle estreme conseguenze la componente più visionaria e perturbante, di derivazione gotica. Il termine “frenetico” vuol significare proprio l’approccio più istintivo e irrazionale, la scelta ben precisa di non cedere ai languori e alle morbidezze del Romanticismo classico ma di offrire provocatoriamente temi e forme espressive più disturbanti e violenti. Oggi si parla poco, in Italia, di questo filone letterario, dimenticando che questi cenacoli sono stati frequentati anche da geni del calibro di Victor Hugo, Théophile Gautier o Gérard de Nerval.
- La traduzione di un testo redatto nel XIX Secolo è stata rivista in alcune parti per attualizzarla al nostro secolo?
La traduzione non è “interpretazione” e, personalmente, diffido di chi approfitta di un testo altrui per compiacere la propria vanità. Volutamente, quindi, non ho inteso alterare il testo originario, nel rispetto del lavoro di Janin… anche quando mi sono imbattuto in passaggi che avrebbero potuto essere risolti in modo più lineare. Questo però non vuol dire ignorare le esigenze di un pubblico contemporaneo. Senza tradire lo spirito dello scrittore né i contenuti del testo, mi sono allora preoccupato di rendere lo stile più scorrevole, semplicemente attenuando una certa ridondanza sintattica anche con un uso più moderno della punteggiatura, senza alterarne la patina ottocentesca, che ritengo essere un valore aggiunto. Inoltre ho voluto accompagnare il lettore redigendo un cospicuo apparato di note al testo, per renderne ancora più agevole la lettura. Insomma, la mediazione è sempre complicata e l’equilibrio assai arduo da raggiungere. Spero di esserci riuscito, io mi sono adoperato in tal senso.
- La Collana I Grandi Inediti ha in cantiere una nuova pubblicazione di opere provenienti dal passato finora inedite in Italia?
La collana è un cantiere aperto appena avviato, e proseguirà l’indirizzo che ci siamo prefissati. Posso già anticipare che a maggio uscirà il secondo volume della serie… e sarà un’uscita che farà rumore. Per il 2016 è prevista anche una terza pubblicazione, se possibile ancora più clamorosa. Naturalmente, per precise strategie editoriali, non posso svelare i titoli delle opere in cantiere, ma posso assicurare che i volumi 2 e 3 della collana saranno degli inediti di narratori ottocenteschi di fama mondiale. Se con Janin abbiamo iniziato in sordina, cioè con uno scrittore poco noto al grande pubblico italiano (ma meritevole di essere conosciuto), con i successivi volumi punteremo invece indubbiamente sulla grande notorietà degli autori che, sono certo, desteranno la curiosità di critica e pubblico.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “L’asino morto” di Jules Janin: intervista al traduttore e curatore del testo Giorgio Leonardi
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peccato che a pagina 55 si parli di un povero raagzzino "schiacciato dall’automobile di una commessa dell’Operà"
ma chi aveva un’automobile, nel 1829?