L’esclusiva
- Autore: Annalena Mcafee
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2012
Ho cominciato con entusiasmo ed interesse la lettura di questo romanzo: il mondo del giornalismo è accattivante e intrigante; la firma di Annalena Mcafee, giornalista di arte e letteratura del “Financial Times” ma anche moglie di Ian McEwan, prodigo di suggerimenti nella stesura del romanzo, mi hanno convinto. Purtroppo l’idea, molto buona, non ha risposto alle premesse: il libro è troppo lungo e in molte parti ripetitivo.
I due personaggi femminili, la quasi ottantenne Honor Tait, gloria del giornalismo d’inchiesta britannico, e Tamara Sim, giovane e svampita arrampicatrice che tenta il grande colpo giornalistico per entrare nel mondo della carta stampata, del quale si trova ai precari margini, tengono alternativamente la scena lungo tutta la narrazione, ma se in alcuni momenti c’è grande tensione narrativa e il duello fra le due generazioni contrapposte offre spunti interessanti sulla qualità del giornalismo al femminile, come era e come è, in molte altre pagine ci si annoia nella descrizione delle infinite beghe, rivalità, odi, colpi bassi, tradimenti, prevaricazioni di cui si nutrono le redazioni di quotidiani nazionali anche di primissimo piano.
Tutto il mondo è paese, evidentemente, e anche la grande e democratica stampa del Regno Unito non fa eccezione: direttori, caporedattori, giornalisti free lance, giornaliste d’assalto si fanno una guerra senza quartiere per ottenere lo scoop che consenta una promozione o almeno il mantenimento del posto di lavoro….
Quando per una fortuita circostanza la giovane Tamara, che stila classifiche per un tabloid popolare e compila elenchi di amori e tradimenti di attori tv e calciatori, ignorante come pochi, incapace di letture e digiuna di storia, viene spedita ad incontrare la signora della stampa inglese, la mitica Honor Tait, divenuta famosa per la sua bellezza, la grande spregiudicatezza, la frequentazione di personaggi famosi del passato, cronista di guerra, vincitrice di un Premio Pulitzer per una corrispondenza da Buchenwald poco dopo la liberazione del campo, fra le due donne è guerra immediata. La ormai vecchia Honor, vedova di un regista americano, vive delle glorie passate e ha una grande valutazione di sé: solo per compiacere la sua editrice ha accettato l’intervista sulle pagine patinate di un noto inserto culturale, in concomitanza della riedizione di un suo libro famoso, nella speranza di trarne un vantaggio economico; infatti i soldi sono sempre meno e le cure estetiche a cui si sottopone ne richiedono molti. Tamara anche avrebbe gran bisogno di un posto più sicuro e una vita più comoda: vive in una casa minuscola, minacciata dal fratello Ross, un relitto che si trascina tra droghe e alcool e che ha lei come unico sostegno. Lo scontro fra le due giornaliste è la parte più riuscita del romanzo: ignoranza contro superbia, competenza contro superficialità, eleganza contro rozzezza, raffinatezza intellettuale contro sciatteria, fisico prorompente contro vecchiaia triste…
La casa di Honor, piena di ricordi, di foto, di libri, di lettere, di documenti di un’epoca trascorsa appaiono a Tamara una sorta di museo antiquario di cui non riesce a capire il valore; la vecchia signora non farà che insultarla o prenderla in giro e lei, cocciuta, si ostinerà ad incalzarla con domande sempre più stupide ed inopportune, pur di ottenere qualcosa che giustifichi l’incarico a scrivere un pezzo di quattromila parole sulla decana del giornalismo inglese, in grado di assicurarle quel posto in redazione a cui aspira e che risolverà i suoi problemi.
Il romanzo si conclude in modo inatteso, ma la sua eccessiva lunghezza ne limitano la riuscita. Bevute, pranzi di lavoro, ubriacature, lunghe soste nei pub, appostamenti, frequenti incontri sessuali, eterne riunioni di redazione rallentano la storia delle due donne, che solo nelle ultime pagine diventa più coinvolgente. Tante citazioni, troppe, di titoli, articoli e pezzi mostrano che l’autrice ci vuole raccontare un mondo che conosce perfettamente e che disprezza dal profondo. Per noi semplici lettori, forse, una descrizione un po’ troppo autoreferenziale, anche se la satira violenta contro la realtà della carta stampata in lotta, perdente col web, è di grandissima attualità.
Ian McEwan, però, non somiglia a queste pagine.
L'esclusiva
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