La Legione straniera
- Autore: Gian Carlo Fusco
Vivere il nostro mondo ci dà l’impressione di essere unici.
Fortunatamente la storia ci ridimensiona, ci pone interrogativi minimalisti sulle nostre passioni.
Se leggiamo di guerre tremende e crudeli il nostro pensiero corre ai nostri tempi difficili.
In realtà potere e violenza non sono una prerogativa della nostra epoca, anzi possiamo riconoscere un’attività di contenimento di queste problematiche.
Essere continuamente osservati, monitorati come un grande fratello interplanetario, impedisce o limita la disumanità.
Sarebbe interessante comprendere la doppia via del pensiero, però è difficile addentrarsi senza essere scottati. Sarebbe utile comprendere perché i morti civili della Libia valgono di più di quelle del Libano o dello Yemen.
La guerra in Libia ci riporta dentro un’immensa realtà, comune all’Iraq e all’Afghanistan: la guerra privatizzata.
Gli stati hanno delegato i combattimenti – e i relativi morti - ai contractor: persone il cui mestiere è combattere per denaro, che non sposano una causa, ma solo la volontà di mantenersi. Questo è utile a tutti, perché un governo può azzittire la propria coscienza di fronte ad un morto civile, guerriero per sua libera scelta.
I moderni contractor erano nel passato i giannizzeri, le compagnie di ventura, i mammalucchi e tante altre.
Anche i combattenti della Legione straniera possono essere considerati dei contractor? Dei mercenari?
Gian Carlo Fusco, autore de "La Legione straniera" (Sellerio, 2008) rievoca il mito della Legione straniera, descrivendo il fascino, la seduzione, i rischi e le crudeltà di questi soldati.
Temendo la chiusura della legione, lo scrittore scrive degli articoli narrando in modo onesto e impetuoso le gesta di tanti uomini.
Il loro desiderio non erano i soldi, neppure servire una bandiera – nel loro moto scompare la parola patria – la loro aspirazione è svanire personalmente, liquefare il proprio passato, rendersi invisibili.
I legionari sono dei resuscitati, persone dal passato impetuoso, con caratteri forti, rudi, brutali, i quali volontariamente decidono di ricominciare da capo.
Ancor oggi non è obbligatorio fornire le proprie generalità, una persona sparisce e si ritrova con un altro nome a compiere un nuovo destino e forse a pagare le proprie colpe di tempi lontani.
Perché la scelta non è delle più semplici: è violenta, malsana e rischiosa.
Un nuovo mondo, spesso l’Africa, aumenta il carisma sfrontato del legionario.
Diversi dai moderni contractor, la legione francese accresce il desiderio di staccarsi fisicamente.
Per riuscirci devono servire un nuovo padrone.
E’ proibito pensare, manovrare idee, l’unico loro compito è obbedire e per questo sono unici.
Fusco riempie di umanità e di generosa ambiguità questa “accozzaglia di plebei”.
Escono persone binarie ma degne e rispettabili.
La sua speranza è di continuare di resuscitare.
Gian Carlo Fusco è un ottimo scrittore. Il suo linguaggio è preciso ed efficace. In lui ogni tentativo di moralismo o di giudizio è irreperibile.
Giudicare il suo mondo non gli appartiene, come non gli appartiene giustificarsi.
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