La Venexiana è una commedia anonima, ambientata nella città lagunare come suggerisce il titolo, in cui prevale il dialetto veneziano. Composta da un prologo e 5 atti, fu pubblicata per la prima volta nel 1928 a cura del filologo Emilio Lovarini che la ricavò da un codice miscellaneo e che pensò di attribuire a Girolamo Fracastoro, autore nel 1530 di un poema sulla sifilide e maestro di logica all’università di Padova. Ma cosa c’entra il Fracastoro, penserete a ragione? C’entra eccome, non solo in quanto poligrafo alla maniera rinascimentale, ma perché a lui spettano due canzoni riportate in calce al manoscritto. Una paternità, però, smentita dalla critica più recente.
La Venexiana: trama della commedia
La trama è semplice. Un bel tronista di origine lombarda giunto a Venezia viene concupito da due gentildonne, la sposina Valeria nel pieno della sua vitalità e una vedova matura di nome Angela. È lei il personaggio emotivamente più interessante perché incarna la donna di mezza età, ancora bella e piacente, costretta dalle convenzioni sociali a mortificare la sua vita relazionale e sessuale nella solitudine di una castità forzata. Allora le vedove potevano convolare a seconde nozze con uomini maturi, generalmente vedovi, in caso contrario per non perdere l’onore erano destinate a una vita da recluse.
Con l’aiuto dei rispettivi servi e una catena di contrattempi, equivoci, bisticci della migliore commedia classica, le due attirano Iulo nella loro abitazione con strategie diverse: una si nega, l’altra si sottomette. Valeria, che dalla sua parte ha la giovinezza, sceglie la tattica di far sospirare l’innamorato di fronte alla porta chiusa. E Angela? Consapevole di trovarsi davanti alla sua ultima occasione, decide di conquistare a tutti i costi il giovane, ma nello stesso tempo ha paura di essere considerata una povera vecchia. Perciò mette in campo le sue disponibilità economiche con banchetti, regali e una carica erotica a lungo repressa alternata ad effusioni quasi materne.
Chi riuscirà a conquistare l’aitante forestiero? Chi sarà il vero vincitore?
“La Venexiana”: analisi e commento
Tre misteri avvolgono la commedia “La Venexiana”:
- l’identità dell’autore, cui la prudenza avrebbe suggerito l’anonimato a fronte di una vicenda scabrosa con attori facilmente riconoscibili dai veneziani;
- la data di composizione, che il Padoan circoscrive al 1536 sulla base di spie storico-numismatiche;
- il nesso tra fantasia e realtà, perché dal codice sembrerebbe ispirata a un fatto vero, un gossip da giornale scandalistico. La questione rimane aperta.
In passato la commedia è stata letta come un prodotto popolare, ma poi è risultato chiaro che l’anonimo autore possiede una raffinata cultura, come dimostrano la capacità di introspezione psicologica al femminile e la stratificazione linguistica.
La Venexiana è un testo unico nel panorama del teatro comico del Cinquecento per due ragioni. In primis, non viene rispettata l’unità aristotelica di tempo e luogo, che comunque nella commedia del Cinquecento non è vincolante, perché l’azione si svolge nell’arco di più giorni e la scena prevalentemente notturna spazia in luoghi diversi con una netta contrapposizione tra interno (camera da letto) ed esterno (calle e gondole). Invece, come ricorderete, nella commedia regolare di origine greco - latina l’ambientazione fissa impone una piazza con le case per fondale.
A colpire è il rovesciamento del ruolo tradizionale della donna, perché questa volta è lei che non riesce a dominare il suo istinto passionale e a prendere l’iniziativa. Nella Venexiana sono le donne a guidare la danza dell’amore e Iulio sembra un oggetto nelle loro mani.
Un testo spregiudicato e moderno caratterizzato da un erotismo esplicito e la struttura aperta di una conclusione assai poco moralistica.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La Venexiana”: trama, analisi e misteri della commedia
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