La cattedrale di nebbia
- Autore: Paul Willems
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Safarà editore
- Anno di pubblicazione: 2024
Paul Willems, autore fiammingo tra i più noti della letteratura belga, pubblica in francese (sua lingua di elezione) nel 1983 una raccolta di racconti La cattedrale di nebbia, unitamente a due preziosi saggi sulla scia di Marcel Proust: Leggere e Scrivere. I due saggi finali esprimono lo stile e l’approccio alla narrazione da parte dell’autore partendo al solito da una base autobiografica.
Lo scrittore, similmente all’autore della Recherche, spiega come nacquero in lui le prepotenti esigenze di “leggere”, in maniera anche quasi maniacale, e conseguentemente “scrivere” per esprimere parte del suo vissuto, sia pur trasposto. Lo stesso Proust nelle sue opere si trova indiretto protagonista o concausa tra i ricordi liberamente espressi da Willems nella redazione del saggio Leggere.
Appare chiaro che ogni autore può fare suo, sia pure indirettamente, il concetto espresso dai due saggi a conclusione della raccolta.
Willems, nei suoi racconti, adopera a volte la prima persona, a volte la terza come accade nella storia che dà il titolo alla raccolta: La cattedrale di nebbia.
In essa si narra di come un architetto volle erigere una cattedrale fatta appunto di nebbia. La storia assume connotati onirici e simbolici.La leggenda della cattedrale eretta nella foresta di Houthulst richiama alle antiche fiabe e tradizioni proprie della cultura europea, sia pur in chiave attualizzata.
Nel racconto di apertura lo scrittore descrive un episodio appartenente a un ricordo di fanciullo: la morte di una cugina determinato da un gioco troppo pericoloso che apre alla riflessione sulla morte e sui ricordi.
Lo stile di Willems è asciutto e scorrevole, chiaro nelle descrizioni sia pur l’autore percorra a volte il filo di una narrazione eterea. L’Europa tutta è al centro delle storie che quindi spaziano nei tempi e nei luoghi.
La traduzione italiana di questo nuovo volume, edito da Safarà, è a cura di Giuseppe Girimonti Greco e Federico Musardo.
Se possibile sarebbe sempre opportuno leggere il libro in lingua originale, ma la traduzione italiana risulta essere comunque un efficace compromesso teso a trasmettere le idee e l’essenza di un autore finora quasi ignoto ai lettori italiani.
Recensione di Francesca Barile
Esiste una linea di demarcazione metafisica fra solito e insolito?
Può esistere una realtà sfumata, ulteriore, che declina in straordinario l’ordinario; i sogni in annunci di futuro; le coincidenze in segnali di un linguaggio da annunciazione? Il realismo fantastico di Paul Willems (1912-1997) – riepilogato oggi nella raccolta Una cattedrale di nebbia(Safarà, 2024, traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Federico Musardo) – staziona in questa terra di mezzo, consustanziale a climi e storie impalpabili, mitopoiesi di un’Europa arcaica, alveo di allegorie fiabesche. I sei racconti compresi nella raccolta sono infatti promanazione di contesti e situazioni stranianti e archetipiche al contempo.
Sul filo dei ricordi, l’allegoria cristologica di Requiem per il pane (il pane come corpo di Cristo, secondo un’antica usanza si spezza e non si taglia, per non farlo sanguinare). La radura metafisica del Tamaland, panteistica complice di un incontro d’amore carnale e forse anche potenzialmente spirituale (Un viaggio da arcivescovo). L’architetto che, arreso alla solidità della pietra, erige per antitesi una cattedrale fatta di nebbia: La cattedrale di nebbia.
Sergej che racconta in aereo al suo vicino di posto, che presso gli Schwus:
“Le stele rendono vigore alla lingua, i cavalli, invece, sono i messaggeri della fede”
Come narrato nel racconto Nell’occhio del cavallo.
Gli esempi servono a suggerire l’idea di un libro che si apprezza per l’eleganza della forma e si assapora per le sue rarefazioni sognanti. La raccolta è comprensiva anche di due saggi, soltanto in apparenza slegati dal resto delle storie. Si intitolano nell’ordine Leggere e Scrivere, e attraverso divagazioni circolari approdano a un sentiero ideale che sbocca nella foresta di Houthulst. Un sentiero disseminato di tracce che conducono proprio a una cattedrale di nebbia.
Del senso intimo dello scrivere e del poetare di Paul Willems riferisce l’estratto dalle pagine 87 e 88 che recita:
In realtà il mondo esterno minaccia più l’uomo che l’opera. La vera minaccia proviene dall’interno. Il poeta è solo di fronte alla pagina, scortato dinanzi al suo tribunale interiore. I suoi giudici si chiamano incertezza, angoscia, notti insonni, paura. Di rado, molto di rado, gioia. L’atto di scrivere è pericoloso perchè porta a dubitare di sé stessi. Non è la pagina bianca a far venire le vertigini, è quella fittamente riempita, imbrattata di parole. Una sgradevole vertigine che diventa cupa disperazione quando ci si rilegge. Lo sforzo è titanico.
Si esprima attraverso racconti, opere saggistiche, o pièce teatrali, la scrittura del colpevolmente poco noto Paul Willems contempla, in molti casi, la “fatica dell’ascensione”. Uno smarrimento della diritta via che sfocia in dimensioni quasi panteistiche, di purezza assoluta e scevre dal peccato.
Un approdo che unitamente alla fatica del tirocinio dell’anima (secondo i topoi fiabeschi stilati da Vladimir Propp) contempla infine il superamento della prova e un raggiungimento percettivo irraggiato di luce nuova.
Recensione di Mario Bonanno
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La cattedrale di nebbia
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