La collezionista di lettere
- Autore: Jorge Díaz
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2015
“Egregio signore, mi perdoni se mi rivolgo a lei, ma non so chi altro può aiutarmi. Mi chiamo Sylvie, ho otto anni e sono francese, di Saint Martin de Hinx, un paesino vicino a Bayonne. Mio fratello è molto più grande, si chiama Pierre e ha ventuno anni. Lui voleva fare il panettiere, ma ha dovuto diventare soldato quando è iniziata la guerra”.
1914. La piccola Sylvie aveva scritto al re di Spagna Alfonso XIII di Borbone per ricevere notizie sul fratello fatto prigioniero dei tedeschi dopo la battaglia di Charleroi, in Belgio. La I Guerra Mondiale era iniziata il 28 luglio con la dichiarazione di guerra dell’Impero austro-ungarico al Regno di Serbia in seguito all’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo e della moglie Sophia duchessa di Hohenberg avvenuta a Sarajevo il 28 giugno per mano del rivoluzionario serbo Gavrilo Princip.
Mentre l’Europa si divideva in due blocchi contrapposti: da una parte gli Imperi centrali (Germania, Austro-Ungheria, Impero ottomano e dal 1915 la Bulgaria) e dall’altra gli Alleati (Francia, Regno Unito, Impero russo e dal 1915 l’Italia), la Spagna a causa dei vincoli di parentela di Alfonso con tutti i sovrani europei e delle divisioni nell’opinione pubblica, si manteneva neutrale. Il Re che “nel profondo è a favore degli alleati” era consapevole che “tiriamo avanti con armi antiquate, con un’aviazione quasi inesistente”.
Inoltre “l’economia del paese non è decollata, è agricola e di sussistenza”. La situazione sociale non era migliore: le dimostrazioni di ostilità degli operai e dei lavoratori erano continue. Il compito del sovrano era di “risparmiare agli spagnoli le sofferenze di una guerra”. Il 7 agosto il re dichiarava ufficialmente la neutralità della Spagna. Dopo quella prima lettera, per la quale Alfonso dichiarava “voglio che il desiderio di questa bambina sia esaudito” e aveva chiesto al suo ambasciatore a Berlino di occuparsi della richiesta, ne erano seguite altre. All’ambasciata di Parigi, molte persone avevano chiesto l’intermediazione di Sua Maestà per trovare i loro familiari. Alfonso aveva “deciso di creare un ufficio che gestisca tutte queste richieste”. Il re nel Palazzo Reale di Madrid aveva posto in atto un ufficio per i prigionieri che coordinava la rete diplomatica e militare spagnola all’estero per intervenire in favore delle migliaia di prigionieri di guerra, ricevendo e rispondendo a migliaia di lettere da tutta Europa. L’ufficio “dipenderà soltanto da me e lo pagherò di tasca mia. Avrò bisogno di personale che parli diverse lingue”. Il Re aveva subito pensato a Blanca Alerces “ha dimostrato di avere più coraggio di molti uomini”, ragazza di buona famiglia, figlia dell’ambasciatore don Jaime marchese di Alerces. La volitiva e intraprendente Blanca “pelle chiara e gli occhi azzurri”, di fronte all’altare si era rifiutata di sposare il suo fidanzato Carlos, essendo venuta a sapere di una sua relazione con una donna dalla quale aveva avuto una bambina. Il clamore che ne era derivato non disturbava l’affascinante giovane donna certa del fatto che bisognava “prendere in mano la propria vita”. Adesso il suo obiettivo era trovare un’occupazione a lei congeniale.
In questa organizzazione clandestina la senorita Blanca riusciva a esprimere il suo altruismo e buon cuore. Inoltre la giovane aveva conosciuto il mascolino e leale Manuel alleato da sempre “con chi lotta per i propri diritti”.
“Mi piace molto la figura di Bianca Alerces, quello che mi piace di più di lei è che non si ritiene un’eroina, fa solo ciò che deve fare” ha dichiarato Jorge Díaz qui al suo terzo romanzo. La collezionista di lettere, volume best seller in Spagna, intreccia abilmente realtà e finzione narrando con eleganza e accuratezza un episodio poco noto della Grande Guerra.
Lo scrittore, giornalista e sceneggiatore catalano svela che l’idea di scrivere questo libro gli è venuta “dalla visione casuale di un documentario televisivo sulla storia dell’Ufficio Prigionieri di guerra”. Per documentarsi l’autore ha trascorso giorni interi alla Biblioteca Nazionale consultando libri e nell’emeroteca leggendo giornali dell’epoca perché “un obbligo dello scrittore è che la documentazione sia ben fatta”.
“Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace”. Ecclesiaste 3,1 – 8.
La collezionista di lettere
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