La contessa nera
- Autore: Rebecca Johns
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2011
Novità di Febbraio 2011 - Esce il 3 febbraio 2011 in libreria "La contessa nera" di Rebecca Johns (Garzanti). Il romanzo, dall’inquietante copertina, ci condurrà nella vita di una donna fragile, inquieta e ribelle.
Madre. Amante. Strega. Assassina.
Protagonista del romanzo è, infatti, Erzsébet Báthory, la celebre contessa ungherese, passata alla storia come la più sanguinaria serial killer donna.
Secondo la leggenda, dopo aver torturato e ucciso le sue vittime, la Contessa Dracula si immergeva nel loro sangue dal quale sperava di ottenere la giovinezza.
Si racconta che, sorpresa da inviati dell’Imperatore a torturare delle ragazze, fu incriminata e murata viva nella sua stanza. Ed è a questo punto che inizia il libro per raccontarci a ritroso la sua storia...
Nata nel 1560 in una nobile casata d’Ungheria, Erzsébet è una bambina ribelle che ama solo i libri e si veste da maschio. Una bambina che a soli 6 anni assiste a scene di violenza che la segneranno per sempre. Un’adolescente costretta ad andare in moglie ad un uomo freddo, assente e violento. Una madre, lasciata sola con i figli a gestire un castello. Una donna in un mondo dominato da uomini, alle prese con lotte di potere da vincere con ogni mezzo a disposizione, lecito o non.
Chi era veramente la Contessa Báthory? Una sadica anima nera o una fragile vittima costretta a fare il male per difendersi?
Il libro è stato proposto dalla Garzanti in anteprima ad alcuni lettori. Ecco i loro commenti raccolti nel booktrailer:
Un libro da non perdere!
La contessa nera
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“La contessa nera” di Rebecca Johns è un romanzo basato sulla storia vera di quella che viene considerata la prima serial-killer della storia, la contessa Erzsébet Bàthory, vissuta in Ungheria tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo. Le testimonianze scritte e orali – cui la Johns ha attinto a piene mani, svolgendo un metodico e accurato lavoro di ricerca – ci consegnano il ritratto di una donna spietata e sanguinaria, che torturava in mille modi diversi le giovani donne che avevano la sfortuna di prestare servizio presso la sua dimora. Priva di scrupoli, assetata di sangue e vendetta, la contessa Bàthory è passata alla storia come una pazza, una strega e un’assassina, al punto da venire anche soprannominata “la contessa Dracula”. Ma quanto c’è di vero in tali storie, tramandate nei secoli e inevitabilmente ingigantite, se non addirittura stravolte, dalla fantasia popolare, sempre così bisognosa di capri espiatori per spiegare l’inaccettabile? Il romanzo della Johns, pur essendo a tutti gli effetti un romanzo storico, duro e cupo, denso di eventi realmente accaduti e incastonato come una gemma tra pezzi di storia ungherese, è tuttavia pur sempre trasfigurato dall’immaginazione letteraria e dalla fantasia di un’autrice, Rebecca Johns, straordinaria nel presentarci gli eventi dal punto di vista della contessa, ormai prigioniera, murata viva dal conte palatino nello stesso castello che aveva visto svolgersi le sue malefatte. È destinata a morire sola, probabilmente senza poter rivedere i figli Anna, Kata e Pal, che pure ama di un amore sincero e talora ossessivo, un amore capace di realizzare il male pur di preservare il loro bene. Attraverso le parole lucide e precise della contessa, riviviamo l’intera sua vita, sin da quando, dopo la morte del padre, poco più che bambina, fu costretta a lasciare la propria casa natale, l’adorata madre e le sorelline, per recarsi a vivere con la futura suocera nell’immenso castello di Sarvar. Da lì è un crescendo di esperienze e di consapevolezza, di soddisfazioni personali corredate però da altrettante amarezze e disillusioni: dal matrimonio col nobile, ricchissimo Ferenc Nadasdy, algido e violento, più interessato alla guerra e alle tresche con le servette che a lei, alla nascita dei figli e alla morte di alcuni di loro. Sotto gli occhi via via sempre più coinvolti del lettore, si consuma la progressiva follia di una donna sola contro tutti, tradita dagli uomini che ama e costretta a sopravvivere in un mondo fatto a misura maschile, dove probabilmente per una donna gli unici modi per sopravvivere, per non soccombere sotto il peso di soprusi e umiliazioni, erano la violenza e un cuore di pietra. E infatti è proprio questa, l’ultima, disperata difesa di Erzsébet contro quella società che l’ha sfruttata finché ha potuto, rivoltandosi poi contro di lei senza alcuno scrupolo: si è solo difesa, scrive dalla cella al figlio Pal, ha solo cercato di proteggere i propri beni, e i propri figli, dalla furia cieca del mondo. Le parole della contessa – che poi sono quelle di Rebecca Johns – rappresentano in fondo anche un’accorata difesa di tutte le donne che a lungo, nei secoli, sono state costrette a rivoltarsi le une contro le altre in un mondo che per sopravvivere concedeva loro un’unica chance: trovare un uomo di cui essere, insieme, ornamento e appendice.