Nella Giornata internazionale della felicità vi proponiamo in lettura una poesia di Trilussa dal titolo “Felicità”. Cos’è la felicità? Difficile esprimere un sentimento di per sé indefinibile. Ci hanno provato in tanti, scrittori, cantanti, poeti, persino pittori e musicisti. Ciascuno ha cercato a proprio modo di trasfondere un sentimento sfuggente come la felicità in arte, di intrappolarla in un’opera, di farla durare e darle spazio. Forse la definizione più folgorante di felicità ce l’ha data il poeta dialettale romano Trilussa nella sua poesiola dal titolo omonimo.
Nelle sue opere Trilussa ha cantato grandi ideali astratti, quali la libertà, la giustizia, l’uguaglianza, intessendo una morale di parole che si fa melodia e diventa concreta, pare di poterla toccare. Pensiamo alla celebre - e sempre attuale - Ninnananna della guerra nei cui versi viene condannata la violenza e la disumanità.
La felicità di Trilussa è una poesia breve nella quale il poeta condensa, attraverso una metafora, un’immagine folgorante che si incide nella mente con la nettezza di una rivelazione. La felicità, ci dice, è come un’ape che si posa su un fiore, l’attimo in cui ne succhia il nettare prima di andarsene volando via.
Ritorna dunque la visione della felicità come di qualcosa di effimero e non duraturo. Un’immagine simile venne ripresa da Totò quando, durante un’intervista con Oriana Fallaci, le disse:
Forse vi sono momentini minuscolini di felicità e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza.
Anche Trilussa ci dice che la felicità è poco più di un momento, qualcosa di fuggevole che presto vola via; però ci dice anche un’altra cosa, dopotutto, ci dice infine che “tutto sommato, la felicità è una piccola cosa”. Questo è il segreto: non cercare la felicità nelle cose grandi, ma nelle cose piccole. Cerchiamo sempre la felicità nello straordinario, senza renderci conto che, come osserva il poeta romanesco, è nell’ordinario, nelle cose quotidiane che spesso ci sfuggono.
“La felicità” di Trilussa: testo
C’è un’ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.
“La felicità” di Trilussa e Rosa Tomei: il significato nascosto nella poesia
La semplice poesia di Trilussa sulla felicità in realtà è criptica, perché nasconde un segreto. Era dedicata a Rosa Tomei, che fu per vent’anni la compagna di vita del poeta ma, in seguito alla sua morte, relegata al ruolo di semplice serva. Il suo vero nome era Rosaria Tomei, ma Trilussa la chiamava “Rosa” ed è proprio lei che si nasconde dietro la metafora del “bottone de rosa” sul quale si posa l’ape ronzante.
Leggenda narra che Carlo Salustri, detto appunto Trilussa, conobbe la sua Rosa in una delle osterie della città dove era solito declamare i suoi versi. Lei era la giovane nipote dell’oste, giunta a Roma con il sogno di diventare attrice. Il poeta ne rimase folgorato e la portò a casa sua dove le insegnò a leggere, scrivere e a comporre versi. Anche Rosa divenne una poeta. Rimase con Trilussa per quasi quarant’anni, sino alla morte di lui avvenuta nel 1950. Lo tenne lei tra le braccia mentre moriva.
Riordinava la casa, puliva e gli faceva da cuoca, per questo motivo le malelingue la giudicarono semplicemente - sbagliando - la serva di Trilussa. C’erano altre cose tuttavia taciute: per esempio che Rosa scriveva - alla sua morte furono trovate trentatré poesie bellissime - oppure che Rosa il poeta romano lo amava al punto di privarsi lei del cibo, nei momenti in cui erano assediati dai creditori e dai debiti, pur di sfamarlo. Era al contempo amante e figlia, moglie e madre del suo uomo.
Rosaria Tomei morì nel 1966, colpita da un ictus, a soli cinquant’anni e nessuno scoprì mai il suo valore letterario, soltanto ora inizia lentamente a emergere e si parla anche dei componimenti della donna. Consola tuttavia sapere che sia stata la felicità per qualcuno; il suo nome è il segreto nascosto nella più enigmatica poesia di Trilussa. Era lei la “piccola cosa”, la felicità semplice e nascosta, nella vita quotidiana del poeta, il sostegno e la forza delle sue giornate.
Era lei, Rosaria Tomei, l’ape e la rosa.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La felicità” di Trilussa: il significato nascosto nella poesia
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