Il 26 ottobre 1871 nasceva a Roma il poeta Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri, noto con il nome d’arte Trilussa. Questo autore italiano, morto nel 1950, è particolarmente noto per le sue composizioni in dialetto romanesco.
Quali sono le migliori poesie di Trilussa? Le prime pubblicazioni di Trilussa, prevalentemente sonetti, risalgono agli anni intorno al 1890, soprattutto a seguito della sua collaborazione con il quotidiano romano Il Messaggero. Tra le sue pubblicazioni più note ricordiamo la prima, del 1889: Stelle de Roma. Versi romaneschi, e poi ancora Favole romanesche del 1901, Omini e bestie del 1914, e infine il celebre poemetto La vispa Teresa del 1917.
Una produzione ampia e variegata la sua, ma quali sono le migliori poesie di Trilussa? Nei suoi versi non mancano metafore efficaci e graffianti, che spesso vedono come protagonisti animali domestici. In poche, apparentemente semplici frasi, l’autore romano riesce a esprimere concetti profondi, densi di significato. Nel suo inequivocabile stile satirico c’è sempre una riflessione disincantata sugli usi e costumi della borghesia e della piccola borghesia del suo tempo.
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Felicità
C’è un’ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.
La lucciola
La Luna piena minchionò la Lucciola:
- Sarà l’effetto de l’economia,
ma quer lume che porti è deboluccio...
- Si - disse quella - ma la luce è mia!
La tartaruga
Mentre una notte se n’annava a spasso,
la vecchia tartaruga fece er passo più lungo
de la gamba e cascò giù
cò la casa vortata sottoinsù.
Un rospo je strillò: "Scema che sei!
Queste sò scappatelle che costeno la pelle..."
- lo so - rispose lei - ma prima de morì,
vedo le stelle.
Le migliori poesie di Trilussa: quelle più complesse
Er sorcio de città e er sorcio de campagna
Un Sorcio ricco de la capitale
invitò a pranzo un Sorcio de campagna.
- Vedrai che bel locale,
vedrai come se magna...
- je disse er Sorcio ricco - Sentirai!
Antro che le caciotte de montagna!
Pasticci dorci, gnocchi,
timballi fatti apposta,
un pranzo co’ li fiocchi! una cuccagna! -
L’intessa sera, er Sorcio de campagna,
ner traversà le sale
intravidde ’na trappola anniscosta;
- Collega, - disse - cominciamo male:
nun ce sarà pericolo che poi...?
- Macché, nun c’è paura:
- j’arispose l’amico - qui da noi
ce l’hanno messe pe’ cojonatura.
In campagna, capisco, nun se scappa,
ché se piji un pochetto de farina
ciai la tajola pronta che t’acchiappa;
ma qui, se rubbi, nun avrai rimproveri.
Le trappole so’ fatte pe’ li micchi:
ce vanno drento li sorcetti poveri,
mica ce vanno li sorcetti ricchi!
La cornacchia libberale
Una cornacchia nera come un tizzo,
nata e cresciuta drento ’na chiesola,
siccome je pijo lo schiribbizzo1
de fa’ la libberale e d’uscì sola,
s’infarinò le penne e scappò via
dar finestrino de la sacrestia.
Ammalappena se trovò per aria
coll’ale aperte in faccia a la natura,
sentì quant’era bella e necessaria
la vera libbertà senza tintura:
l’intese così bene che je venne
come un rimorso e se sgrullò2 le penne.
Naturarmente, doppo la sgrullata,
metà de la farina se n’’agnede,
ma la metà rimase appiccicata
come una prova de la malafede.
- Oh! - disse allora - mo’ l’ho fatta bella!
So’ bianca e nera come un purcinella...
- E se resti così farai furore:
- je disse un Merlo - forse te diranno
che sei l’ucello d’un conservatore,
ma nun te crede che te faccia danno:
la mezza tinta adesso va de moda
puro fra l’animali senza coda.
Oggi che la coscenza nazzionale
s’adatta a le finzioni de la vita,
oggi ch’er prete è mezzo libberale
e er libberale è mezzo gesuita,
se resti mezza bianca e mezza nera
vedrai che t’assicuri la cariera.
Le poesie di Trilussa a tema religioso
E voi le ricordate? Quali sono secondo voi le migliori poesie di Trilussa? Ne avete qualcuna che preferite?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Quali sono le migliori poesie di Trilussa? I versi più belli del poeta romano
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E’ davvero difficile trovare, fra i tanti capolavori di Trilussa, le migliori poesie. Però, sempre per gusto personale e per la profondità degli argomenti direi "Bolla de sapone", sulla caducità delle cose. E che dire de "La maschera"? Se poi vogliamo ridere di gusto nello scoprire i tanti ritratti fatti dal Sor Alberto, direi che la Sora Checca ne "La voce della coscienza" merita un posto d’onore.
Viva Trilussa!
Insieme con il Belli, Trilussa è il maggiore poeta dialettale italiano, sebbene non sia da dimenticare Cesare Pascarella. Si distingue dal Belli, cui non giovava una sorta di"prudenza, operando egli nella Roma papale dell’Ottocento, e per una superiore acutezza, per la fulminante incisività e per l’imprevedibilità delle conclusioni(Il Belli talvolta appariva "annacquato"). Sub specie di metafora e, servendosi sovente del mondo animale, riusciva ad esprimere una talvolta feroce critica verso la società e i relativi vizi(opportunismo, ipocrisia ecc. ecc.), anche nel periodo fascista. Considerando che il dialetto romano, per storia, cultura, tradizione, non può essere chiuso nel limite territoriale, siamo propensi a considerare Trilussa fra i maggiori poeti italiani del secolo scorso.