La stella cadente è una poesia di Trilussa tratta da Trilussa, tutte le poesie, a cura di Pancrazi Pietro Liber Liber. Trilussa, pseudonimo di Carlo Alberto Salustri, era un poeta e scrittore italiano noto per le sue composizioni in dialetto romanesco. Nato a Roma nel 1871, Trilussa ha utilizzato il suo talento per descrivere e commentare la vita quotidiana, la società e la politica del suo tempo con uno stile ironico e satirico.
La poesia La stella cadente è un esempio perfetto della sua maestria nel mescolare profondità e leggerezza, offrendo al lettore una riflessione sulla natura dei desideri umani e sul loro valore effimero. In occasione della notte di San Lorenzo, conosciuta per la presenza in cielo delle cosiddette stelle cadenti, analizziamo la poesia di Trilussa che riflette in modo disilluso su speranze e desideri.
“La stella cadente” di Trilussa: testo e traduzione a fronte
Testo originale in dialetto romanesco | Traduzione e parafrasi in italiano |
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Quanno me godo da la loggia mia quele sere d’agosto tanto belle ch’er celo troppo carico de stelle se pija er lusso de buttalle via, a ognuna che ne casca penso spesso a le speranze che se porta appresso. Perché la gente immaggina sur serio che chi se sbriga a chiede quarche cosa finché la striscia resta luminosa, la stella je soddisfa er desiderio; ma, se se smorza prima, bonanotte: la speranzella se ne va a fa’ fotte. Jersera, ar Pincio, in via d’esperimento, guardai la stella e chiesi: — Bramerei de ritrovamme a tuppertù co’ lei come trent’anni fa: per un momento. Come starà Lullù? dov’è finita la donna ch’ho più amato ne la vita? — Allora chiusi l’occhi e ripensai a le gioje, a le pene, a li rimorsi, ar primo giorno quanno ce discorsi, a quela sera che ce liticai... E rivedevo tutto a mano a mano, in un nebbione piucchemmai lontano. Ma ner ricordo debbole e confuso ecco che m’è riapparsa la biondina quanno venne da me quela matina, giovene, bella, dritta come un fuso, che me diceva sottovoce: — È tanto che sospiravo de tornatte accanto! — Er fatto me pareva così vero che feci fra de me: — Questa è la prova che la gioja passata se ritrova solo nel labirinto der pensiero. Qualunquesia speranza è un brutto tiro de l’illusione che ce pija in giro. — Però ce fu la mano der Destino: perché, doppo nemmanco un quarto d’ora, giro la testa e vedo una signora ch’annava a spasso con un cagnolino. Una de quele bionde ossiggenate che perloppiù ricicceno d’ estate. — Chissà — pensai — che pure ’sta grassona co’ quer po’ po’ de robba che je balla nun sia stata carina? — E ner guardalla trovai ch’assommava a ’na persona... Speciarmente er nasino pe’ l’insù me ricordava quello de Lullù... Era lei? Nu’ lo so. Da certe mosse, da la maniera de guarda la gente, avrei detto: — È Lullù, sicuramente... — Ma ner dubbio che fosse o che nun fosse richiusi l’occhi e ritornai da quella ch’avevo combinato co’ la stella. |
Quando mi godo dalla mia terrazza quelle sere d’agosto tanto belle che il cielo così pieno di stelle si permette di buttarle via a ogni stella cadente penso spesso alle speranze che porta con sé Perché la gente pensa davvero che chi si sbriga a chiedere qualcosa quando ancora la striscia della stella è visibile, la stella gli soddisfa il desiderio; ma, se si spegne prima, è troppo tardi: la speranza svanisce. Ieri sera, al Pincio, in un momento di riflessione, guardai la stella e chiesi: “vorrei ritrovarmi faccia a faccia con lei, come trent’anni fa: solo per un attimo. Come starà Lullù? dov’è finita la donna che più ho amato nella mia vita?” Allora chiusi gli occhi e ripensai alle gioie, alle sofferenze, ai rimorsi, al primo giorno quando ci conversai, a quella sera che litigammo... E piano piano rivedevo tutto in una nebbia così lontana Ma nel ricordo debole e confuso ecco che mi riappare la biondina quando venne da me quella mattina giovane, bella e composta che mi diceva sottovoce: “È tanto che volevo tornarti vicino” La scena mi sembrava così vera che dissi fra me: “Questa è la prova che la gioia passata si ritrova solo nel labirinto del pensiero. La speranza di ogni tipo è solo un brutto scherzo dell’illusione che ci prende in giro” Però ci fu la mano del destino: perché, nemmeno un quarto d’ora dopo, giro la testa e vedo una signora che andava a spasso con un cagnolino. Una di quelle bionde ossigenate che di solito escono fuori d’estate. Chissà, pensai, se anche questa signora grassa con tutti quei chili in eccesso (lett. tutta quella roba che le balla) sia stata carina un tempo. E nel guardarla pensai che assomigliava a una persona... Specialmente il nasino all’insù mi ricordava quello di Lullù... Era lei? Non lo so. Da certe movenze, dalla maniera con cui guarda la gente, avrei detto: “È Lullù, sicuramente...” Ma nel dubbio che fosse lei o meno richiusi gli occhi e ritornai da quella (lett. che avevo combinato con la stella) di trent’anni prima che avevo visto inizialmente con la stella. |
La stella cadente: analisi del contenuto
La poesia inizia con un’immagine familiare e suggestiva: le stelle cadenti che attraversano il cielo notturno. Trilussa invita il lettore a riflettere su come queste meteore, pur apparendo splendenti e vibranti, siano destinate a svanire rapidamente. Questo fenomeno naturale diventa una metafora per la natura fugace dei desideri umani. La stella cadente affronta temi universali come l’effimerità dei desideri e la disillusione. Trilussa riesce a trattare questi argomenti con una semplicità apparente, rendendo la poesia accessibile e immediata. L’uso del dialetto romanesco non solo conferisce un carattere unico alle sue opere, ma permette anche di trasmettere un senso di autenticità e vicinanza al lettore.
La stella cadente di Trilussa è una poesia che, attraverso immagini vivide e metafore potenti, esplora la natura fugace dei desideri umani. Con il suo stile inconfondibile, Trilussa riesce a trasformare una riflessione filosofica in un’opera di grande immediatezza e impatto emotivo. Questa poesia, come molte altre del poeta romano, continua a risuonare con i lettori, offrendo una finestra sulla condizione umana e sui suoi sogni passeggeri.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La stella cadente” di Trilussa: la poesia da leggere nella notte di San Lorenzo
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