Il 21 Dicembre 1950 si spegneva nella "sua" Roma Trilussa, il maggiore esponente della poesia dialettale romanesca fra XX e XXI secolo. In occasione della ricorrenza, conosciamo e analizziamo Er presepio, un componimento sul significato più vero e profondo del Natale.
Carlo Alberto Salustri (1871-1950) noto con lo pseudonimo di Trilussa, anagramma del suo cognome, è stato il più grande esponente della poesia romanesca a cavallo fra ’800 e ’900.
Tra i suoi componimenti più famosi c’è Er presepio in cui, partendo dal simbolo per eccellenza della tradizione natalizia italiana, l’autore lascia al mondo un sentito insegnamento sui valori cristiani.
Ricordandoci che il Natale e il Cristianesimo sono, innanzitutto, amore.
Vediamo insieme testo, parafrasi e significato della poesia.
“Er presepio”: testo della poesia di Trilussa
Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…Pe’ st’amore so’ nato e ce so’ morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.
“Er presepio”: parafrasi
Vi ringrazio di cuore, brava gente,
per questi presepi che preparate in mio onore,
ma cosa li fate a fare se poi vi odiate,
se di questo amore non capite niente...Per questo amore sono nato e sono morto,
da secoli lo trasmetto dalla Croce,
ma la mia sembra una voce perduta nel deserto,
che nessuno ascolta.La gente fa il presepe ma non mi sente,
si preoccupa di farlo sempre più sfarzoso,
ma poi ha il cuore freddo e indifferente
e non capisce che senza l’amore è soltanto una
cianfrusaglia senza alcun valore.
“Er presepio”: spiegazione e significato della poesia
Nella poesia Er presepio, Trilussa dà voce a Gesù Cristo, che pur ringraziando per la solerzia e la laboriosità con le quali, ogni anno, la gente si premura di allestire il presepe, ci rammenta anche che esso non ha senso se poi non si mettono in pratica i principi fondanti del Cristianesimo.
Il presepe non è uno spettacolo, né soltanto un oggetto che nasce dalle abili mani di un artigiano, ma la rappresentazione simbolica del momento in cui ha avuto inizio un mondo nuovo.
Ecco perché allestirlo, anche con sfarzo e dovizia di particolari, non serve a nulla se poi a ciò non si accompagna un comportamento degno, in piena sintonia con quanto da secoli propugnato dal Cristianesimo.
Preparare ogni anno il presepe non dovrebbe diventare un’abitudine svuotata del suo significato intrinseco, bensì richiamarci a quelle virtù che Gesù ci ha insegnato.
A prescindere se si sia credenti o meno, il poeta ribadisce che quello cristiano è un pensiero d’amore, improntato alla fratellanza, al rispetto del più debole e alla pace, pertanto positivo e universale.
Ciò che conta, in sintesi, è la sostanza: più delle luminarie, importa che il nostro cuore non sia spento, più della bellezza esteriore del presepe, a contare davvero è essere aperti all’amore verso il prossimo e mantenere puro il proprio animo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Er presepio”: la poesia di Natale di Trilussa da leggere assolutamente
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