Il 21 dicembre del 1950 si spegneva a Roma Carlo Alberto Salustri, meglio conosciuto con lo pseudonimo anagrammatico di Trilussa, il celebre poeta del dialetto romanesco.
La notizia della sua morte fu pubblicata da Epoca, storica rivista della casa editrice Mondadori, che riportò un necrologio inusuale. Le ultime parole del poeta, pronunciate farfugliando alla domestica Rosa Tomei, pare siano state: “Mò me ne vado”. La donna inoltre raccontò gli ultimi istanti di Trilussa al giornalista di Epoca che la intervistò: "Gli stavo preparando una sciarpa nuova, ora non gli servirà più" disse.
Ma queste chiacchiere da borgata ci dicono molto poco sull’uomo, e soprattutto sul poeta, Trilussa. Chi si nascondeva davvero dietro il leggendario pseudonimo?
Chi era Trilussa?
Trilussa nacque a Roma come Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri il 26 ottobre del 1871, figlio di Vincenzo Salustri, un cameriere, e di Carlotta Poldi, una sarta di origini bolognesi.
Il piccolo Carlo perse il padre in tenera età e fu dunque cresciuto dalla madre che prestò servizio presso il marchese Ermenegildo Del Cinque a Piazza di Pietra.
Carlotta Poldi teneva molto all’istruzione del figlio e lo iscrisse al prestigioso Collegio Poli gestito dai frati; tuttavia il piccolo Carlo era negligente e si applica poco negli studi, preferiva dedicarsi ad altre passioni come il gioco del calcio e la scrittura.
Nel 1887, a soli sedici anni, Carlo pubblicò il suo primo sonetto dal titolo L’invenzione della stampa sul Rugantino, il giornale scritto in dialetto romanesco e diretto da Giggi Zanazzo, firmandosi per la prima volta con lo pseudonimo Trilussa, creato dall’anagramma del proprio cognome.
Il sonetto partiva dal racconto dell’invenzione di Gutenberg per concludere, nelle ultime terzine, in una critica alla stampa dell’epoca.
Sebbene fosse stato scritto nel lontano 1887 il componimento appare ancora incredibilmente attuale:
Così succedeva, caro patron Rocco,
che quando andavi nelle librerie
acquistavi un libro con cinque centesimi.Mentre adesso ci sono tanti libri e giornali
fatti male che per cinque centesimi
dicono moltissime sciocchezze.
Iniziò con questo sonetto dal tono irriverente la collaborazione di Trilussa con il famoso periodico Rugantino. In soli due anni il giovane poeta pubblicò sul settimanale cinquanta poesie e quarantuno prose.
La vasta produzione sarà poi accorpata nella pubblicazione del suo primo volume di poesie dal titolo Stelle de Roma. Versi romaneschi (1889), una serie di trenta madrigali che omaggiavano le più belle fanciulle di Roma.
Trilussa giornalista e cronista
Acquisita una certa fama Trilussa estese le sue collaborazioni anche ad altri giornali della Capitale, tra i quali il Don Chisciotte della Mancia, un quotidiano di diffusione nazionale di cui divenne redattore e cronista firmando articoli satirici contro la politica di Francesco Crispi e cronache cittadine della vita romana. Si avviava così la sua attività di commentatore satirico e arguto di oltre cinquant’anni di cronaca italiana.
Nel 1894 pubblicò la sua seconda raccolta Quaranta sonetti romaneschi affermandosi come poeta del dialetto romanesco. Assiduo frequentatore dei luoghi della vita mondana capitolina, il poeta romano divenne una figura nota nei circoli letterari e culturali. Presto iniziò a declamare i propri versi in pubblico nei teatri di Roma e nei vari caffé-concerto diffusi nella capitale, sfoggiando anche un discreto talento d’attore.
Il Trilussa favolista
Parallelamente alla sua attività di recitatore Trilussa si cimentò nella scrittura di favole, un genere che gli procurerà un certo successo.
Nel novembre del 1895 pubblicò la sua prima favola, dal titolo La cecala e la formica sul periodico Don Chisciotte. L’intento di Trilussa è quello di dare vita a delle “favole rimodernate”, ovvero favole antiche ma con una morale nuova e attualizzata ai tempi moderni.
Nel 1901 pubblicherà la celebre raccolta di sonetti Favole romanesche . La fortuna di Trilussa è data dal fatto che le sue favole non avevano mai una morale generica e astratta, ma si rifacevano direttamente alla concretezza dei fatti della vita. Proprio come quelle dei suoi versi, le favole di Trilussa contengono metafore ardite e graffianti con rimandi alla vita a lui
contemporanea.
Alla produzione letteraria Trilussa iniziò ad affiancare anche quella teatrale, in parte influenzato dalla relazione con Giselda Lombardi, una giovane attrice, che divenne sua musa. Nel 1917 scrisse il poemetto La vispa Teresa , una delle sue operette più celebri.
Il Trilussa politico
La produzione del poeta romanesco fu sempre improntata a una forte osservazione della vita sociale e quotidiana e, di conseguenza, anche a un altrettanto arguta satira politica.
Nei suoi sonetti Trilussa si erse sempre come difensore della libertà dei popoli, mettendo a nudo giochetti e luride ipocrisie dei capi di Stato.
Come nella celebre La ninna nanna della guerra:
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
La produzione poetica di Trilussa non si interruppe neppure durante il ventennio fascista benché sottoposta al vaglio della censura. Particolarmente indicativa del taglio politico delle sue poesie è la raccolta Lupi e agnelli del 1919. A chi lo indicava come un antifascista, Trilussa rispose sempre di essere, in realtà, un non fascista.
Il 1° dicembre del 1950 il presidente della Repubblica Luigi Einaudi lo nominò senatore a vita con la seguente motivazione:
Per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo letterario e artistico.
A questa solenne nomina il poeta, da tempo malato e forse presago della fine ormai imminente, commentò: "M’hanno nominato senatore a morte".
Si spense infatti venti giorni dopo, il 21 dicembre 1950, nella sua casa-studio di via Maria Adelaide 17. Si racconta che benché avesse settantanove anni si ostinasse a dichiararne in pubblico settantatré. L’ironia sagace delle sue poesie lo accompagnò fino alla fine.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Trilussa: vita e opere del poeta di Roma
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