

La figlia della foresta
- Autore: Juliet Marillier
- Genere: Fantasy
Il genere fantasy esercita un fascino particolare quasi esclusivamente sugli “under venticinque”, quei ragazzini assuefatti dalla saga di Harry Potter che cercano in maniera compulsiva di ritrovare un po’ di quella perduta magia, buttandosi a capofitto nella narrativa di genere. Ce ne sono a bizzeffe di adolescenti così, potremmo quasi definirlo un fenomeno tipico del nostro tempo sulla scia del già citato maghetto londinese, eppure il romanzo di Juliet Marillier “La figlia della foresta” pare svincolarsi da questo luogo comune in modo piacevolmente sorprendente.
La copertina lo riporta chiaramente … siamo di fronte ad un prodotto estremamente singolare, un “fantasy Storico” che mescola abilmente la componente fiabesca con quella mitica ed in modo particolare con quella storiografica. L’autrice ha avuto la geniale idea di prendere spunto da una favoletta dei fratelli Grimm, quella dei “sei cigni”, probabilmente una delle storie meno cruente dei due novellatori ma al contempo assai suggestiva. Per chi non la conoscesse, la favola ci racconta di un giovane re costretto da una strega ripugnante a sposare la sua incantevole ma perfida figlia, che una volta diventata regina è decisa a liberarsi dei sette figliastri tramutandoli in cigni. L’unica a salvarsi è la figlia più piccola, che per liberare i fratelli si trova costretta a cucire ogni anno senza parlare mai con nessuno sei camicie di astri, una pianta simile all’ortica. Ovviamente la storia si conclude felicemente con la riconciliazione dei fratelli ed il matrimonio della fanciulla con un bel principe, un classico.
Banale? Scontato? Assolutamente no! Se la cara Marillier si fosse limitata ad una mera trascrizione della storia originale non sarebbe assolutamente degna di considerazione, quello che compie è un meticoloso lavoro di “storicizzazione”: ogni evento viene calato in un contesto reale, l’elemento magico si riduce quasi esclusivamente alla strabiliante metamorfosi dei sei fratelli, ad ognuno di loro viene assegnata una personalità ben definita alla quale rimangono fedeli per tutto il tempo (in questo genere di storie si tende a dare maggiore importanza alle vicende straordinarie che alla caratterizzazione dei personaggi), fra di loro si crea un rapporto idilliaco, un legame profondo che non può essere spezzato da alcun tipo di maleficio.
L’affetto fraterno non è l’unico tipo di amore ad esser preso in esame: la nostra eroina irlandese conquisterà niente di meno che dell’acerrimo nemico della sua gente, il guerriero britannico Red, una figura così concreta ed intrigante da risultare quasi vera. E se voi maschietti vi state forse preoccupando che la storia possa rivelarsi un crescendo di smancerie, tranquillizzatevi! Avrete modo di rifarvi con gli altri due volumi che compongono la trilogia di Sevenewaters, “Il figlio delle ombre” e “La figlia della profezia”, che sono molto più incentrati sull’azione e sulle battaglie che attendono i discendenti di Sorha. Insomma fantasy sì, ma non troppo.

La figlia della foresta
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