

La globalizzazione è finita
- Autore: Rana Foroohar
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2025
Perché il neoliberismo dovrebbe farsi compito di risolvere problemi di decenni, dove la prevalenza è stata la crescita degli Stati Unit, che però hanno collassato nel 2008? Ed è un puro caso se ci siamo ripresi, perché la Cina poteva fare il "colpaccio" e tirare acqua al suo mulino, in buona sostanza togliere forza al dollaro che ci aiuta dalla fine del secondo conflitto bellico a oggi. Le condizioni economiche sono totalmente cambiate e il venti per cento di potenza economica finanziaria non basta più al Sol Levante. Ci sono stati scossoni finanziari non da poco, e lo dice una giornalista di tutto rispetto, Rana Foroohar, che scrive per il “Financial Times” e cura la parte economica sulla CNN. Questo libro ha come titolo La globalizzazione è finita. La via locale alla prosperità in un mondo post-globale (Fazi, 2025, traduzione di Michele Zurlo) ed è una sorta di lavoro editoriale dove non è messo solo il peggio, ma anche una via d’uscita.
D’altra parte gli esempi del neoliberismo più amorale sono diventati leggi di governo o lo diventeranno per i nomi che una parte di elettori ha votato: Donald Trump e in Israele Benjamin Netanyahu. Per il resto, tolto Putin come presidente russo, i nomi degli altri presidenti europei sono molto deboli e di molti di loro ricorderemo solo la quantità di tempo che si è sprecato.
La Foroohar analizza la quantità di potere che detiene ancora l’America del Nord; né il cataclisma finanziario del 2008, né la pandemia hanno intaccato il suo potere, nonostante tutto. Anzi su quest’ultima, la pandemia, si è fatto un gran pasticcio. Mentre si provvedeva a vaccinare l’Europa, gli States andavano lenti nel loro bisogno di vaccini, con Trump e la consorte che cercavano di minimizzare i rischi, facendo credere che era tutto sotto controllo. D’altra parte si faceva poco perché in questi anni c’è stata la finanziarizzazione del mercato. In breve, è contato più il dollaro e l’euro e lo yen dove tutti si sono messi a giocare con le azioni creando un velenoso legame tra la globalizzazione e la moneta. Quasi non importava più da dove proveniva l’insalata o il sushi: i piccoli finanziatori ci stanno arrivando ora, che solo coi soldi e senza una reale distribuzione di cibo, di medicine e, perché no?, di materiali e oggetti di lusso, restavano buchi enormi nella produzione locale.
Nonostante una politica al rallentatore per età e pregiudizi mentali, Biden, sulla scia della guerra in Ucraina, ha dato nuovo mordente all’amministrazione statunitense, dopo lo sfacelo di Trump. La fiducia è tornata, ma sulla scia di una finanziarizzazione che dura da decenni sono proprio i cittadini americani a non avere più la "percezione" che solo il dollaro possa risolvere, bene o male, tutto. Mentre in realtà, fra il sistema classista sanitario, la disoccupazione e l’abolizione del ceto medio, qualcosa di positivo è rimasto con la localizzazione dei prodotti e nella crescita delle comunità. Tenuti alla larga l’individualismo "ruggente" e il giocare sul futuro dei figli con la pochissima dimestichezza dell’impiegato riguardo le azioni bancarie, per cui si è milionari per un quarto d’ora per poi perdere tutto, si è tornati dopo anni al concetto di comunità. Guardarsi tra loro, capire i problemi dei vicini di casa, aiutarsi in momenti difficili sono le buone cose che la Foroohar mette in un cassetto per gli anni a venire.

La globalizzazione è finita. La via locale alla prosperità in un mondo post-globale
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