La luce necessaria. Conversazione con Luca Bigazzi
- Autore: Non disponibile
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Anno di pubblicazione: 2012
Il libro “La luce necessaria. Conversazione con Luca Bigazzi”, a cura di Alberto Spadafora, è la prima uscita editoriale per Artdigiland.
Cos’è Artdigiland? Una piattaforma digitale, una community web, un luogo che esplora una materia (non-materia), una loggia lynchiana che si muove nell’immagine sospesa del pianeta cinematografico. Attraverso videointerviste ad artisti internazionali ci regala schegge di oltre-cinema, cercando nei pensieri degli autori, dialogando con i registi della magica visione nel reale, oltre lo schermo delle sale, come nel cinema totale, volendo citare Barjavel. Artdigiland segue le tracce del cinema totale, portando il cinema, la materia intangibile, nel tangibile, assolutamente niente a che vedere con il 3d rispolverato dalle case di distribuzione nelle sale di film commerciali in un futuro-passato. Un progetto internazionale che unisce una piattaforma web all’attività editoriale, dal mondo del digitale per ritornare al mondo materiale, nel contempo esiste (il cinema), luogo che vive sospeso tra questi mondi.
“La luce Necessaria”, l’oggetto-libro su Luca Bigazzi intervistato da Alberto Spadafora, è la prima opera a prendere vita e forma nel mondo non-digitale, la prima pubblicazione a vedere la luce di Artdigiland.com attraverso un maestro che della luce fa il proprio lavoro. Un artista-artigiano che è stato vincitore dell’ultimo David di Donatello come miglior direttore della fotografia per This must be the place di Paolo Sorrentino. Nel libro, attraverso la conversazione di Alberto Spadafora con Bigazzi, scopriamo una figura che colpisce per diversi aspetti.
“L’idea di cinema che Bigazzi sposa, ogni volta che aderisce a un progetto, è quella di un cinema politico, inteso come strumento per rivelare, attraverso le storie, aspetti nascosti, isolati, schiacciati della società. Molti registi con i quali ha lavorato sottolineano l’intento civile con cui Luca affronta il lavoro sul set”.
Lontano da un cinema dove la fotografia viene “avatarizzata” sempre di più, Bigazzi rimane “artigiano”, valorizzando le fonti di luce naturale. Da autodidatta
“l’attitudine a utilizzare fonti non convenzionali per illuminare un set nasce in qualche modo dal non aver mai frequentato una scuola, dalla mancanza di una formazione tecnica”.
Grazie alla sua attitudine inventiva fin dagli inizi della carriera sperimenta e realizza attrezzature e soluzioni tecniche per illuminare i set anticipando l’uso di strumenti come i bank, il Kino Flo o i Kobold, che esistono oggi tra le attrezzature dei fotografi. Spinto da un forte legame con l’Italia, rifiuta spesso offerte straniere e grandi budget americani:
“Bigazzi crede nelle potenzialità del cinema italiano. Respinge spesso proposte di lavoro dall’estero, soprattutto dagli States, per il semplice motivo che, essendo italiano e vivendo in Italia, spera di dare un contributo a questo nostro disastrato Paese”.
Come dice il direttore editoriale Silvia Tarquini, nella prefazione del libro, ciò che più colpisce di Bigazzi è l’autonomia di pensiero, sul piano politico come su quello estetico. Il libro apre la conversazione partendo proprio dagli ideali politici degli anni ‘70 quando Bigazzi faceva parte dei movimenti: pensava e lo pensa tuttora che fosse assolutamente necessario cambiare il mondo. All’età di 14anni scatta le prime foto in bianco e nero avendo una piccola camera oscura. È con l’amico regista Silvio Soldoni che risalgono i primi lavori cinematografici: “Passaggio con figure” girato in 16mm presentato in concorso al festival di Locarno. Un inizio che lo porterà a lavorare lungo la sua carriera con registi come: Mario Martone, Paolo Sorrentino, l’iraniano Abbas Kiarostami, Francesca Comencini, Gianni Amelio...
Durante la conversazione, il libro esplora collaborazioni con gli attori (Margherita Buy, Valeria Golino, Michele Placido, Toni Servillo…), luoghi dell’immaginario, non luoghi e luoghi di città come Napoli (la Napoli di Morte di un matematico napoletano, de L’amore molesto, de Lo spazio Bianco). Un testo che mette in luce la figura del direttore della fotografia, che ricopre un ruolo importante per la visione cinematografica, il ruolo di colui che illumina e colora come un pittore l’immagine sospesa. Un libro che parla di cinema, della luce del cinema, della luce presente sui set e di quel bagliore di luce in persone come Bigazzi che fanno sperare per le sorti del cinema e del cinema italiano. Nell’ultima parte del libro troviamo le testimonianze di grandi attori e registi con cui ha lavorato, ognuno con opinioni e ricordi che li legano a Bigazzi. Ad accompagnare il testo le foto di scena e di backstage di Cesare Accetta, Philippe Antonello, Sergio Ciprì, Chico De Luigi, Gianni Fiorito, Claudio Iannone, Laurent Thurin Nal, Sergio Variale, Chuck Zlotnick.
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