Geoffrey Chaucer scrive I racconti di Canterbury con l’intento di raccontare il viaggio anche allegorico di un gruppo di trenta pellegrini che si recano verso il santuario di Thomas Beckett per trovare un sollievo spirituale.
Nel Prologo Generale, l’autore descrive i vari componenti della carovana partendo dal loro aspetto esteriore, per poi virare verso il loro atteggiamento, non mancando di una vena graffiante e ironica.
Dame Alice: la "moglie di Bath" è una donna anticonformista
Un personaggio che sicuramente ha attirato l’attenzione di molti è Dame Alice, proveniente da Bath.
Di rosso vestita, colore della passione e con in testa un originale cappello largo quanto uno scudo, ha fianchi ampi nascosti dalla larga veste e uno spazio tra i denti superiori, caratteristica, secondo la fisiognomica medioevale, di persone passionali e amanti dei viaggi.
Alice infatti non è al primo pellegrinaggio. Ha visitato Santiago de Compostela e persino Gerusalemme. È una donna abbiente che porta fazzoletti di stoffa assai fine, superiore a quelle di Ypres e Gant ed è sempre la prima durante le cerimonie religiose.
Alice è una donna che lavora, è una sarta, ma il suo potere economico deriva dai suoi matrimoni. Non a caso è definita "wife", ossia moglie.
A metà del Trecento, Chaucer parla di una donna autonoma, in grado di viaggiare da sola, decisamente lontana dalle sue contemporanee. Pur descrivendo Alice con toni ironici, il poeta ha creato un modello di protofemminista che è rimasto nell’immaginario collettivo.
La moglie di Bath: il testo
Ecco il testo tratto dal Prologo dei Racconti di Canterbury che descrive il personaggio:
Una donna rispettabile proveniente dai dintorni della città di Bath
Era con noi, un po’ sorda, il che era un peccato.
Nella produzione di vestiti mostrava un così grande talento
Che superava i tessitori di Ypres e Ghent.
In tutta la parrocchia nessuna donna osava precederla
Quando si dirigeva verso i gradini dell’altare,
E certamente se lo facevano, ella era così furiosa
Da essere tutt’altro che una donna caritatevole.
I suoi foulard erano di stoffa intessuta finemente,
Avrei osato giurare che pesavano buone dieci libbre,
Quelli che indossava alla domenica, sulla sua testa.
Le sue calze erano del rosso scarlatto più raffinato
E rette da una giarrettiera, strette; le sue scarpe erano soffici e nuove.
Audace era il suo viso, splendido e di colorito rosso.
Fu una donna rispettabile per tutta la sua vita, e per di più
Ebbe cinque mariti, tutti defunti,
Oltre ad altri compagni avuti in gioventù;
Comunque non c’è bisogno di parlare di questo proprio ora.
E lei era stata tre volte a Gerusalemme,
Aveva visto molti fiumi stranieri e li aveva attraversati;
Era stata a Roma e anche a Bologna,
A San Giacomo di Compostela e a Colonia,
E, a questo proposito, era abile nel fare pellegrinaggi.
Aveva denti posti a grande distanza uno dall’altro, a dire il vero.
Lei stava facilmente seduta su un cavallo che passeggiava
Ben avvolta da un velo, e sulla sua testa un cappello
Che era ampio come un brocchiero o uno scudo;
Lei indossava un largo mantello che nascondeva
I suoi fianchi larghi, e sotto ad esso i suoi tacchi spronavano vigorosamente il cavallo.
In compagnia ella amava ridere e chiacchierare
E conosceva i rimedi per le disgrazie in amore,
Un’arte della quale conosceva le danze più antiche.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La moglie di Bath, una protofemminista nel racconto di Chaucer
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