Il 14 settembre 1928 ci lasciava Italo Svevo, il grande autore de La coscienza di Zeno, uno dei libri cardine del nostro Novecento di cui pure Eugenio Montale aveva intuito la genialità a dispetto dei contemporanei.
Quando morì, a soli sessantasette anni per le conseguenze di un incidente d’auto, era ancora misconosciuto al grande pubblico.
Il vero nome di Svevo era Ettore Schmitz, la vita dell’uomo e quella del suo alter ego letterario corsero parallele sino alla tragica fine. Italo Svevo era lo scrittore tormentato; Ettore Schmitz il commerciante di successo, chi tra loro era il famoso inetto? A un certo punto la biografia sembra sdoppiarsi in opposti destini. Chi, tra Svevo e Schmitz, morì in quel funesto giorno di settembre?
L’unica certezza che abbiamo oggi, alla luce delle più recenti indagini medico-scientifiche, è che Ettore Schmitz poteva essere salvato. Italo Svevo, invece, si è salvato comunque, perché è per sempre custodito nelle pagine dei suoi romanzi.
L’incidente di Italo Svevo
Il 12 settembre 1928 lo scrittore era di ritorno a Trieste dopo un soggiorno termale a Bormio con la moglie e il nipote, quando rimase vittima di un incidente stradale a Motta di Livenza, sulla via Postumia, a una quarantina di chilometri da Treviso. L’auto uscì di strada a e andò a sbattere violentemente contro un albero. Svevo fu trasportato subito d’urgenza nell’ospedale locale dove apparve il ferito meno grave: la diagnosi iniziale stabiliva soltanto una frattura del femore.
Eppure Italo Svevo (o meglio Ettore Schmitz) sarebbe morto in meno di ventiquattr’ore. Per quale motivo? Nel corso di un recente convegno medico, organizzato proprio a Motta di Livenza, sono state chiarite le cause grazie al contributo di un’equipe di medici dell’Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione.
Le ultime ore di Italo Svevo
A ricostruire le ultime ore di Italo Svevo ora è la figlia, Letizia, che racconta di essersi precipitata all’ospedale di Treviso accompagnata da un cugino medico.
Le sue condizioni, negli ultimi istanti, apparvero subito gravissime: faticava a respirare e parlava a stento.
Le ultime parole dello scrittore furono:
Non piangere, Letizia, non è niente morire
Pare che poco prima di morire ebbe il coraggio di chiedere un’ultima sigaretta, aneddoto che rimanda subito al suo libro capolavoro in cui un intero capitolo è dedicato al vizio del fumo del protagonista Zeno Cosini. Quell’ultima sigaretta non gli fu concessa.
Il referto di morte, all’epoca, attribuì la morte di Svevo a cause piuttosto generiche: “uremia e insufficienza cardiaca”.
Le cause della morte di Italo Svevo
Il primario dell’epoca, Giovanni Cardazzo, in seguito aggiunse alcuni dettagli al referto di morte dello scrittore. Scrisse che oltre alla frattura del femore presentava diverse escoriazioni alla fronte, una contusione alla regione parietale sinistra e un’escoriazione sulla gamba destra. Cardazzo scrisse che, momento del ricovero, Svevo presentava una forte difficoltà respiratoria (dispnea, Ndr), sudorazione profusa, tuttavia era lucido e perfettamente cosciente anche se presentava “sofferenza cranica”. La situazione peggiorò nella mattina del 13 settembre quando la dispnea divenne più accentuata e, dopo altri disturbi quali nausea accompagnata da vomito, lo portò alla morte.
Ora, alla luce di un recente convegno scientifico, la morte di Svevo è stata associata anche ad altre cause quali una possibile forma di embolia polmonare adiposa (è possibile che grumi di cellule dal femore si siano spostate nelle arterie polmonari) , oppure a causa di una trombosi formatasi in seguito alla frattura del femore.
Secondo altre ipotesi la causa della morte di Svevo sarebbe da attribuire alla cardiopatia di cui lo scrittore soffriva da tempo, aggravata dal suo insanabile vizio del fumo. L’aritmia cardiaca, secondo i medici, sarebbe peggiorata in seguito alla frattura.
leggi anche
Italo Svevo: vita, opere, stile e poetica
Italo Svevo poteva sopravvivere
Tutti gli specialisti concordano nel dire che oggi Italo Svevo, o meglio Ettore Schmitz, sarebbe sopravvissuto. Naturalmente tenendo conto delle moderne indagini diagnostiche di laboratorio che ora da prassi si effettuano al momento del ricovero e alle più avanzate tecniche rianimatorie. Queste avanzate tecniche scientifiche, quel lontano 14 settembre 1928, non esistevano e inoltre Svevo/Schmitz non fu sottoposto ad approfondite indagini mediche, fu constatato solo il male più superficiale, ovvero la frattura del femore di cui in seguito si ignorarono le conseguenze fatali.
Così se ne andava prematuramente Ettore Schmitz, l’uomo triestino che visse nel Novecento a cavallo tra due mondi, due culture, due vite; ma la coscienza di Italo Svevo, su questo non abbiamo dubbi, vive ancora.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La misteriosa morte di Ettore Schmitz, l’alter ego di Italo Svevo
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Italo Svevo Storia della letteratura
Lascia il tuo commento