Zeno Cosini è il più accanito fumatore tra i personaggi della letteratura italiana. Siete curiosi di conoscere i rovelli interiori di questo fumatore incallito, tanto debole di volontà, quanto ironico e un po’ goffo?
Il terzo blocco de La coscienza di Zeno di Italo Svevo, pubblicato per la prima volta nel 1923 (iniziato nel 1919), è dedicato al fumo. Infatti l’io narrante rievoca sia le circostante in cui inizia a fumare, sia i numerosi e vani tentativi per smettere. L’alternanza temporale tra passato, passato prossimo e presente è morbida, senza forzature. In realtà Zeno non ha mai desiderato debellare il suo vizio. E allora a cosa serve affastellare un proposito dietro l’altro? Dare solennità alla decisione fatidica di smettere registrandone giorno, mese e anno anche in superfici non convenzionali come una parete? Farsi ricoverare in una clinica di lusso, per poi eludere la sorveglianza dell’infermiera preposta al suo controllo? Approfittando di un altro vizio: il bere. Perché la donna il gomito lo alza volentieri. Tra poco scoprirete la risposta.
Prima, però, presentiamo alcuni punti significativi del terzo blocco o macrocapitolo intitolato Il fumo.
Il fumo: il terzo macrocapitolo de La coscienza di Zeno
Zeno inizia a fumare da bambino, rubando le sigarette in casa. La morte della mamma gli concede una certa libertà tra le mura domestiche. Quando si busca una bella influenza con tanto di febbre e mal di gola, gli viene proibito di fumare proprio dal padre, che è al corrente del suo vizio. Il babbo lo ammonisce di non fumare… con il sigaro in bocca. Chi ha scritto che l’esempio educativo si dà con i fatti, non a parole?
Il divieto accende però il desiderio, insieme all’inquietudine per il timore di non poterlo appagare. Ansia e irritabilità sono tipici sintomi da astinenza.
Zeno, bambino, decide così di fumare per l’ultima volta, anche se “alle tonsille sente un bruciore come se venissero toccate da un tizzone ardente”. Ne fumerà molte altre durante la malattia, dopo e sempre. Perché? Perché il divieto innesca il desiderio. La disubbidienza aumenta il godimento.
Durante la malattia e soprattutto da adulto, Zeno si rende conto di essere schiavo di due problemi: il fumo e il tentativo di smettere. Entra così in una nevrosi circolare costellata da innumerevoli ultime sigarette e da altrettanti buoni propositi, puntualmente disattesi. Un girotondo perverso che continua anche nella tarda maturità, quando il lettore fa la sua conoscenza.
Zeno sa bene che tutte le ultime sigarette non saranno tali, eppure ogni volta si inganna, o meglio inganna la sua coscienza.
Tutte le date che ricorda o trova scritte sul muro, biglietti, libri coincidono con avvenimenti significativi dai tratti scaramantici e superstiziosi. Un anniversario, una combinazione di numeri sul calendario, addirittura la morte di un pontefice. Ogni data va bene per promettere di smettere di fumare. Ciò dimostra la sua deresponsabilizzazione.
Zeno non è forse un inetto? Perché delegare a un fattore esterno una scelta propria significa evitare il problema, abbandonandosi al piacere.
Rispetto agli altri personaggi sveviani (Alfonso Nitti e Emilio Brentani), Zeno Cosini è l’unico consapevole della propria inettitudine e incapacità a vincerla. Ma siamo proprio sicuri che la sua malattia sia il tabagismo? Non esattamente. Zeno in realtà non vuole smettere. I buoni propositi, il ricovero, le date che dovrebbero suggellare il giorno fatidico dell’ultima sigaretta… servono ad aumentare il godimento del fumo. E lui lo sa. La vera malattia di Zeno è il proposito di smettere che, continuamente disatteso, genera la nevrosi.
In breve il meccanismo psicologico è il seguente:
- il tabagista interiorizza il divieto di fumare;
- reitera buoni propositi di smettere;
- di conseguenza l’autoproibizione gli fa gustare di più l’ultimo sgarro;
- il fallimento dell’ultima sigaretta fa scattare di nuovo l’interiorizzazione del divieto, perché la ricerca del piacere è sempre al primo posto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il fumo nella Coscienza di Zeno: l’ultima sigaretta di Zeno Cosini
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Ho riscoperto"La Coscienza di Zeno" in età matura. Letto integralmente in età adolescenziale, non ne apprezzai né forma, né contenuto. Probabilmente perché leggo nell’ inettitudine "zeniana" tanta parte dell’ Uomo coevo, scevro di ogni forma di attitudine discriminante...