La ricreazione è finita
- Autore: Dario Ferrari
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2023
Uno studente fuoricorso viareggino si aggira per i labirinti dell’università di Pisa, dipartimento di italianistica, dove una sorta di deus ex machina, il professor Sacrosanti, determina carriere, attribuisce assegni di ricerca, include ed esclude fra i suoi protegé persone che gli hanno dedicato energie e devozione, laureati brillanti che avrebbero bisogno di affermazione e che troppo spesso subiscono sconfitte inattese per opportunismi accademici di cui ignorano le recondite motivazioni.
Il protagonista del bel romanzo di Dario Ferrari, La ricreazione è finita (Sellerio, 2023), si chiama Marcello Gori. I suoi studi universitari sono stati lunghi e faticosi, i suoi risultati non eccellenti, al contrario dei vari Carlo, Pier Paolo, che gravitano da sempre intorno al “chiarissimo professor Sacrosanti”, studiosi della materia e anche degli equilibri interni alla facoltà di Lettere, di cui sanno retroscena e inimicizie.
L’ignaro e ingenuo Marcello pensa, visto che è disoccupato e non intende ereditare il bar di cui il padre è titolare, di provare un concorso per il dottorato.
Imprevedibilmente gli capita un tema che aveva studiato per la tesi, prende un buon voto, riesce a superare nella graduatoria candidati favoriti e ottiene il famoso assegno triennale di ricerca. Inorgoglito dell’inatteso risultato, propone complessi temi per la sua ricerca, che vengono tuttavia immediatamente rifiutati dal potente relatore, che gli suggerisce infine di occuparsi di un semisconosciuto autore locale, Tito Sella, che malgrado la pubblicazione di opere letterarie aveva trascorso molti anni in carcere, per terrorismo. Negli anni Settanta il piccolo gruppo rivoluzionario di Sella, i Ravechol, aveva rapito e ucciso il giudice Altieri, e nello scontro a fuoco con la polizia erano morti tutti, lui solo era sopravvissuto, rifugiato nel casale in campagna che serviva da covo per questo gruppo di brigatisti di provincia, mal armati e mal diretti.
Marcello accetta la proposta del relatore e acconsente anche a trasferirsi a Parigi, per studiare i documenti che si trovano nella grande biblioteca voluta da François Mitterand, un tempio della cultura europea e una miniera relativa alla documentazione sul terrorismo italiano degli anni Settanta.
La storia di Marcello, dei suoi rapporti con la cultura e con la storia del nostro paese negli anni di piombo sono al centro della seconda parte di questo interessante e coinvolgente romanzo che ricostruisce con accuratezza atmosfere, modi di pensare e di vivere, scelte e sconfitte di un’intera generazione che fu politicamente sconfitta, fisicamente decimata o incarcerata.
Tre donne diverse dominano la storia: Letizia, la fidanzata storia di Marcello, solida, decisa, pragmatica, tesa a obiettivi concreti nella vita professionale e in quella sentimentale; Emma, che aveva fatto parte del commando che insieme a Tito Sella, Miro, Athos, Giorgio, aveva dato vita al gruppo di rivoluzionari utopisti e poi sconfitti, modello femminile e femminista in anni in cui il ruolo della donna doveva ancora affrancarsi dagli stereotipi più convenzionali.
Infine Tea, una giovane studentessa romana che Marcello conosce a Parigi, ricca, viziata, anticonformista, libera, spregiudicata, sessualmente disponibile, privilegiata per nascita e dunque capace di rischiare, di trovare, di lasciare, di deludere.
La ricreazione è finita offre una rara ed efficace ricostruzione degli anni di piombo nella provincia toscana, poco raccontata e dunque inedita: Viareggio con il suo celebre carnevale, con i suoi locali storici nella Versilia, la Bussola, la Capannina, mitici negli anni sessanta, diventano il luogo in cui in modo inatteso si sviluppa una cellula di giovani scontenti, frustrati dalla vita di operai nei cantieri navali, delusi dal Pci di Berlinguer vicino al compromesso con la Dc di Moro, e dunque decisi a fare la rivoluzione.
Molto ben ricostruito un clima che si respirava nella società di allora e che rifluì poi in un terrorismo suicida. I personaggi del romanzo sono ben delineati, a partire dal narratore Marcello, ingenuo, incapace di rendersi conto di quanto fosse stato manipolato, ma alla fine eticamente vincitore.
La ricreazione è finita è un libro colto, pieno di rimandi letterari, di titoli significativi, visti però con l’occhio della critica tagliente nei confronti di certa cultura accademica elitaria che ha costruito la carriera di molti intellettuali e “baroni”, ma non ha certo favorito il merito e il lavoro dei migliori fra gli studenti. E ne conosciamo, purtroppo, infiniti esempi.
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Quando ho assistito alla presentazione del libro da parte dell’autore nella piccola libreria indipendente del mio paese, non avevo ancora né letto né acquistato il volume. Sono bastate le parole di Dario Ferrari e le poche righe lette durante l’incontro per farmi decidere immediatamente di comprare il libro per scoprire la storia intrecciata di Marcello Gori e Tito Sella. L’autore è bravissimo nel costruire due vicende parallele che, in barba alla geometria, alla fine si incontrano, dando un senso l’una all’altra e restituendo al lettore una più ampia visione d’insieme sulle turbolenze emotive di due giovani ragazzi vissuti in epoche diverse affrontate con simili velleità. La ricreazione è finita (Sellerio, 2023) è un romanzo storico, ma anche estremamente contemporaneo: Dario Ferrari è capace, con la sua scrittura, di cambiare lessico, registro e stile a seconda del punto di vista, che sia esso di Tito Sella o di Marcello Gori, che si parli di lotte armate degli anni ’70 o di rivalità accademiche dei giorni nostri. Ciò che rimane immutabile è la consapevolezza e la verosimiglianza con cui entrambi i contesti narrativi sono affrontati: le riflessioni dei protagonisti rispecchiano alla perfezione l’universo in cui sono inseriti, e dal quale sono influenzati e plasmati.
Marcello, cinico e apparentemente impermeabile a qualsiasi forma di emozione e sentimento, delinea un quadro tanto parodico quanto reale del mondo accademico, sviscerandone con malinconica ironia incongruenze e contraddizioni:
[…]italic si capisce perché mi sono dovuto ingegnare per colmare le lacune sulla vita dell’autore su cui faccio la tesi (o meglio: di cui mi occupo, come si usa dire all’università, dove tutti stanno sempre a ripetere che «si occupano» di questo e di quell’altro, quasi a voler rimarcare che, a dispetto delle apparenze, non sono disoccupati). italic
Tito, posseduto da uno spirito rivoluzionario che contrasta con la sua profonda bontà d’animo, di cui probabilmente non è consapevole, scambiandola per inconcludenza, non trova il suo posto nella violenza degli anni di piombo, sui quali preferisce riflettere e ragionare:
italic Non solo loro, si dicevano, ma chiunque avesse una coscienza non completamente obnubilata doveva avere chiaro che il compromesso storico era l’epitome della abilità democristiana di fagocitare tutto ciò che era altro da sé, privandolo di ogni capacità di alternativa, di rinnovamento e di cambiamento. italic
Ciò che stupisce, e che rende la lettura di questo romanzo un sincero piacere, è il continuo sdoppiamento – ricongiungimento dei due protagonisti, che alla fine ci immaginiamo come due ragazzi separati da 40 anni di storia ma uniti dalla spasmodica ricerca della propria identità e della propria voce, in contrasto o in sintonia con il comune sentire.
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