Le figlie del libro perduto di Katherine Howe

Le figlie del libro perduto di Katherine Howe (Salani, 2009), titolo originale The Physick Book of Deliverance Dane, è un romanzo che trae spunto da una domanda sui processi di Salem del 1692: e se le accusate fossero state davvero delle streghe? L’aspetto interessante è che la risposta non viene fornita da una semplice scrittrice amante del fantasy, ma da un’esperta di Storia, laureatasi ad Harvard, che discende da ben due donne coinvolte negli accadimenti di quel periodo.
La trama costruita da Katherine Howe rimane comunque un’opera di fantasia, tuttavia l’attenzione per i dettagli e la ricostruzione puntuale di quell’epoca storica conferisce un sapore verosimile e accattivante alla narrazione.

La protagonista della vicenda è una neo – dottoranda in Storia presso l’Università di Harvard, Connie Goodwin, che si trova a passare un’estate nella vecchia casa di sua nonna a Marblehead, Massachusetts, a pochi chilometri da Salem. Connie deve impiegare la pausa estiva in maniera proficua, sia scegliendo un tema per la sua tesi di dottorato con il professor Manning Chilton sia dandosi da fare per vendere questa vecchia dimora di famiglia. Sarà propria la casa, piena di segreti e meandri polverosi, a suggerirle il nome di una sua antenata, Deliverance Dane, accusata di stregoneria. Quello che Connie ancora non sa e in un primo momento non accetta anche come diretta conseguenza della rigorosa formazione accademica è che Deliverance praticava davvero una qualche forma di magia per aiutare e curare i vicini, spesso avvalendosi di un libro tramandato di generazione in generazione…

Lo stile utilizzato dall’autrice, dotato di immediatezza e coerenza, permette di seguire le vicende su due piani storici alternati:

• il presente, ovvero le ricerche di Connie durante gli anni Novanta del Novecento
• il passato, attraverso le scene del diciassettesimo secolo in cui compaiono le antenate della giovane studentessa di Harvard.

Il risultato è una piacevolissima lettura di evasione, in cui si possono rintracciare delle riflessioni non convenzionali sul ruolo della donna nella società puritana del New England tra la fine del 1600 e gli inizi del 1700.