Le canzoni civili o Odi civili di Alessandro Manzoni sono ispirate alla storia contemporanea. Si tratta di componimenti classici scritti in sestine in cui l’autore mescola passione politica e meditazione religiosa nel narrare gli avvenimenti principali del proprio tempo, come la caduta di Napoleone, l’entusiasmo patriottico per un intervento dell’esercito piemontese o ancora l’appoggio agli italiani per l’Indipendenza. La più celebre tra le odi civili manzoniane è sicuramente Il cinque maggio, ispirata alla morte di Napoleone.
La bellezza di questi componimenti di Manzoni è che si tratta di liriche che nascono a caldo, come un commento in presa diretta, una cronaca appassionata degli avvenimenti del proprio tempo. Attraverso la poesia l’autore si fa portavoce di un sentimento collettivo, lasciando emergere il palpitante patriottismo di quegli anni, ma anche lo sconvolgimento profondo dettato dalla scomparsa di grandi protagonisti della storia, come Napoleone Bonaparte. Molte di queste odi sono lasciate incompiute, il che riflette la loro composizione profondamente legata alla contingenza: spesso Manzoni scriveva animato dall’atmosfera del momento che veniva puntualmente disattesa, infranta, tradita dai rivolgimenti successivi e allora il sentimento speranzoso o patriottico che aveva animato il principio dell’ode non aveva più ragion d’essere.
Le Odi civili ci permettono di vedere anzitutto Alessandro Manzoni come un uomo del proprio tempo, immerso negli avvenimenti impetuosi della propria epoca che oggi noi leggiamo sui manuali di storia in un ordinato susseguirsi di nomi e di date, ma che allora era solo caotico, informe presente, un tempo magmatico e spaventoso di cui non si conosceva né la direzione né il fine. Questi componimenti civili sembrano essere stati scritti nel tentativo di fermare un istante, un’emozione, una sensazione, di rendere durevole la reazione viva suscitata da un avvenimento inatteso, senza precedenti, per definizione “epocale”. La Storia ci restituisce i numeri, le date, le corrette sequenze degli eventi, ma è la Poesia ad afferrarne l’essenza, l’emozione sotterranea, la prospettiva non tradita: le Odi manzoniane lo dimostrano.
Quali sono le Odi civili di Manzoni?
Le prime composizioni delle Odi civili risalgono al biennio 1814-1815:
- Aprile 1814, dettata dall’entusiasmo per la caduta di Napoleone, dopo la sconfitta di Lipsia, e per la cacciata dei francesi dall’Italia. In questi versi Manzoni chiarisce la propria posizione politica, celebrando la liberazione dal dominio francese ed esaltando la speranza in una sovranità indipendente del Regno d’Italia. La lirica fu scritta tra l’abbandono di Milano da parte dei francesi e il successivo insediamento degli austriaci. Il repentino rivolgimento politico sconfortò lo stesso Manzoni, motivo per cui molti critici dichiarano in realtà la canzone “non finita” nonostante la struttura e l’organizzazione lascino intendere il contrario.
- Il proclama di Rimini. Frammento di Canzone, Aprile 1815 è un’opera rimasta incompiuta, Manzoni vi esprimeva l’appoggio al proclama del Re di Napoli, Gioacchino Murat, che aveva invitato tutti gli italiani alla lotta per l’Indipendenza e l’unità nazionale. L’autore non la concluse perché le sue speranze nel nuovo Risorgimento si infransero di fronte alla restaurazione austriaca e all’uccisione dello stesso Murat, che fu fucilato dopo essere stato attirato in una trappola. La canzone fu composta e interrotta nell’arco di poche settimane, motivo per cui ne rimangono solo quattro stanze compiute.
- Marzo 1821: scritta in occasione dei moti piemontesi del 1821, quando sembrava che il re Carlo Alberto fosse sul punto di varcare il Ticino e affiancare i lombardi in rivolta contro gli austriaci. Tutta la lirica si regge sulla speranza, successivamente infranta, che l’esercito piemontese sia pronto a combattere al fianco dei patrioti lombardi. L’intero poema è attraversato da un discorso civile e patriottico, ed è dedicato a tutti i popoli divisi dalla prepotenza di una nazione più forte, ma in particolare al poeta soldato tedesco Teodoro Koerner, morto combattendo sui campi di Lipsia contro Napoleone.
- Il cinque maggio: è la più celebre e perfetta delle Odi civili manzoniane, il titolo fa riferimento al 5 maggio 1821, giorno in cui Napoleone morì in esilio sull’isola di Sant’Elena. Manzoni rimase profondamente colpito dalla notizia, tanto da scrivere l’intera ode in soli tre giorni. La vicenda esistenziale dell’imperatore viene ripercorsa con forti accenti epici, cui si unisce una profonda meditazione religiosa sul tema dell’eterno. Napoleone viene visto da Manzoni come lo strumento che il disegno divino ha scelto per cambiare il volto della vecchia Europa, ma l’imperatore ha oltrepassato il limite spinto dalla superbia e dunque pagato i suoi errori con la sconfitta e l’esilio. Dunque agli occhi dell’autore Napoleone non è un semplice personaggio della storia umana, ma un veicolo della divina Provvidenza. Nel finale Manzoni ce lo presenta come rasserenato dalla misericordia di Dio, traendo una conclusione più religiosa che politica. Tutto si conclude con un interrogativo lasciato aperto “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”, Manzoni rimane neutrale nei confronti del personaggio, non esprime un giudizio né sull’uomo né sull’imperatore, dimostrandosi coerente con sé stesso, non avendolo lodato neppure mentre era in vita. Per questo motivo lascia ai posteri la facoltà di giudicare, perché soltanto loro, favoriti dal distacco, saranno in grado di fare un bilancio effettivo sulla vita del defunto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le Odi civili di Alessandro Manzoni
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