Le parole del tempo perduto
- Autore: Roberto Sottile
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
"Le parole del tempo perduto" è un libro che suscita particolare curiosità ed interesse proponendosi l’arduo compito di riportare alla memoria e recuperare parole dialettali che mostrano le vere radici di un popolo. Si vuole appunto ragionare sul passato, sul luogo e sul tempo da cui si viene in terra di Sicilia e quali insegnamenti possono portare oggigiorno determinate locuzioni e modi di dire del dialetto.
Il titolo attiene all’intenzione di recuperare parole perdute o che continuano a vivere in altre forme. In realtà nulla si perde della propria lingua, della propria storia e delle proprie tradizioni, soprattutto se si alimenta e continua ad esistere una sensibilità rispetto a ciò che si è attraverso la lingua.
Non si vuole celebrare un epitaffio, come potrebbe erroneamente intendersi dalla titolazione del libro che si riferisce a parole che si sarebbero disperse e non più in uso. Il sottotitolo ha invece una connotazione positiva allorché continua con “ritrovate tra le pagine di Camilleri, Sciascia, Consolo, Piazzese e molti altri”. Quindi non tutto si perde, ma lo si ritrova e lo si riassapora nelle pagine di alcuni autori che
in certo qual modo le rimettono in circuito.
Andrea Camilleri usava dire che la lingua italiana è come un grande fiume che se si ritrovasse a perdere i suoi affluenti, che portano acqua per alimentarsi, ad un certo punto si seccherebbe. Questa è l’immagine che si può trarne della lingua italiana, come bacino di confluenza di una serie di tradizioni linguistiche sedimentate nel tempo, ciascuno con una propria ricchezza, espressività e densità semantica. Tutto quello che questo fiume trascina con sé diventa poi patrimonio comune e molte parole dialettali che sono entrate nella lingua italiana, non si considerano più come tali. Quando i dialetti perderanno questa vitalità, la stessa vitalità sarà persa anche dalla lingua italiana.
Per quanto attiene alle pagine letterarie, la citazione dialettale viene adoperata per accattivare spesso le simpatie del pubblico. Non esiste invero un solo tipo di plurilinguismo letterario, ne esistono diversi tipi e modelli, alcuni più mescolati come quello di Camilleri altri più controllati come quello di Santo Piazzese. Alcuni sono poi funzionali alla descrizione ed alla contestualizzazione di una trama narrativa. Occorre ricordare come l’uso del dialetto venisse osteggiato e dietro queste censure vi sia stata una politica linguistica e familiare che ha inibito il loro uso estirpando alcuni vocaboli dalla pratica quotidiana e facendole così perdere. Questo è avvenuto perché ci si riferiva ad oggetti non più di uso comune o che non esistono più. Vi sono oggetti domestici come la giara, la quartara, il bumbulo, oggetti che nel quotidiano si sono persi e con essi le parole che li denominavano strettamente impastate della stessa materia di cui quegli oggetti erano fatti.
Il libro si legge facilmente, non ha toni cattedratici, ma una scrittura leggera ma sempre con contenuti scientifici validi e corretti riferiti alle oltre settanta parole che vengono riportate. Nella ricca bibliografia sono citati vocabolari che sono capisaldi per l’etimologia quali in primis, il VSES (Vocabolario Storico- Etimologico del Siciliano di Roberto Varvaro). Quello che emerge è la perdita di un mondo e di un vero e proprio repertorio lessicale che si intende recuperare. Quelle parole avevano una carica semantica più forte rispetto alla stessa parola che si fatica a ritrovare nel lessico di oggi.
Le parole del tempo perduto. Ritrovate tra le pagine di Camilleri, Sciascia, Consolo e molti altri
Amazon.it: 14,25 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le parole del tempo perduto
Lascia il tuo commento