La proposta di legge per cambiare la Legge Levi che regolamenta gli aspetti relativi al prezzo dei libri è depositata dal 2015, ma è in questo periodo che si ricomincia a parlare della possibilità di introdurre modifiche, facendo sì che il tetto sugli sconti libri venga ulteriormente ridotto.
Dopo la legge del 2011, infatti, si torna a parlare degli sconti sui libri con una proposta di legge che modificherebbe lo sconto massimo applicabile sul prezzo dei libri.
La manovra, che porta la firma di una deputata PD, prende il nome di “Disposizioni per la promozione della lettura, il sostegno delle librerie di qualità, dei traduttori nonché delle piccole e medie imprese editoriali” e trova il sostegno di molti editori non solo tra i piccoli, ma anche tra i medi e i più grandi. Vediamo i dettagli.
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Legge Levi: i dettagli della proposta di legge
La Legge Levi del 2011 fissava il tetto massimo per lo sconto sul prezzo di copertina al 15% e, in alcuni casi particolari, si poteva arrivare anche al 20%.
L’ultima proposta di legge, invece, abbasserebbe ulteriormente questa soglia, portandola al 5%, valore che sarebbe in linea con molti altri paesi dell’Unione Europea, dalla Francia all’Olanda, alla Spagna e alla Svizzera.
Il problema, come sostengono alcuni, potrebbe essere che la portata del mercato dei libri italiano è ben più ridotta di quello francese, ad esempio, che conta 3 miliardi ogni anno, a fronte di un valore di un miliardo circa per quello nostrano.
La novità, questa volta, sarebbe che il bacino di editori favorevoli all’abbassamento del tetto si sarebbe allargato notevolmente, coinvolgendo anche alcuni dei più grandi quali Feltrinelli, Giunti e anche (in parte) Mondadori.
Questa nuova modifica avrebbe lo scopo di tutelare maggiormente le librerie fisiche e i piccoli editori dalla concorrenza degli e-commerce, primo tra tutti Amazon, che ovviamente può permettersi di offrire ai propri clienti sconti ben più alti.
Legge Levi: lo scopo della manovra e l’impatto sui consumatori
Lo scopo, dunque, è colpire piattaforme come Amazon e, proprio per questo motivo, la manovra si estenderebbe anche alla vendita per corrispondenza e su piattaforme digitali.
Sono previste delle deroghe alla legge in caso di fiere ed eventi letterari (in cui è permesso uno sconto fino al 10%) e, come nella precedente versione, fino al 20% in caso di vendite a biblioteche pubbliche o private.
Sono molte le pressioni da parte degli editori per l’approvazione della proposta di legge, magari attraverso un decreto legge o inserendo la proposta nella nuova legge di stabilità.
Proprio per spingere in questa direzione, nei prossimi giorni editori, associazioni di categoria e librai sono intenzionati a mandare una lettera a Dario Franceschini, attuale ministro della Cultura, per esporre le proprie posizioni e per convincere il governo ad intervenire sulla questione.
In ogni caso, la manovra sarebbe stata pensata per proteggere piccole librerie e piccoli editori, ponendo un freno a coloro che possono offrire prezzi più bassi grazie a volumi di vendita maggiori.
Nonostante il consenso alla manovra veda sempre più sostenitori, il problema consiste principalmente nelle differenze di posizioni dei favorevoli perché mentre i piccoli editori sono schierati a favore dell’abbassamento della soglia, tra i grandi la situazione è più complessa.
Legge Levi: chi è a favore e chi contro
Come abbiamo detto, dunque, il consenso dei piccoli editori alla manovra è unanime, mentre tra i grandi si registrano pareri discordanti.
Ad essere contrari sono il Gruppo GeMs e Mondadori - dell’idea che la riduzione dello sconto potrebbe non giovare al mercato italiano - che sono, rispettivamente, il secondo e il primo editore italiano.
Oltre a tutte le questioni di merito, ci si chiede quale effetto avrebbe tutto ciò sui consumatori, che potrebbero vedere il prezzo dei libri lievitare.
In realtà, alcuni sostengono che non sia così (tra cui anche il testo della legge) perché i prezzi medi diminuirebbero, come era già accaduto dopo la prima approvazione della legge e come conseguenza del fatto che gli sconti sarebbero già incorporati nei prezzi decisi dagli editori.
Queste considerazioni vengono fatte anche alla luce del confronto con il mercato francese che, però, è sicuramente in uno stato di salute migliore di quello italiano e in cui la GDO (ossia la grande distribuzione organizzata, quindi autogrill, supermercati e centri commerciali) non ha avuto il forte calo registrato in Italia.
La legge sembra voler rafforzare i lettori forti invece di trovare politiche per arrivare agli altri, che sono la maggioranza e sono costituiti da quei lettori - che non si recano in libreria, ma preferiscono acquistare la narrativa di genere, più leggera - e i ragazzi, che leggono molto di più degli adulti.
La questione, dunque, è molto complessa e gli sviluppi molteplici, anche e soprattutto per le posizioni che gli attori in causa decideranno di prendere. E noi lettori, per ora, non possiamo far altro che stare a guardare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Legge Levi libri: cosa dice la nuova proposta e come cambierebbero gli sconti libri
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