A quasi 10 anni di distanza dalla caduta delle Torri Gemelle e a 60 anni dall’adozione della
Convenzione di Ginevra
per la protezione dei rifugiati, si è svolto a Roma lo scorso 4 maggio l’incontro conclusivo di un corso di formazione organizzato dal Centro Astalli per i rifugiati.
Tra i partecipanti anche lo scrittore algerino Amara Lakhous, che nel suo intervento ha ricordato quando lui stesso trovò rifugio in Italia fuggendo dalla sua terra.
Autore di libri di successo, tra cui "Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio" e"Divorzio islamico a viale Marconi"(Edizioni E/O), Amara Lakhous ha dichiarato:
"Coloro che giungono in Italia in cerca d’asilo sono giovani che sognano la libertà. Sono ragazzi nati e vissuti in regimi dittatoriali. All’essere umano, per sua natura, non può bastare il benessere, ha bisogno di sentirsi libero. La libertà è la molla principale che spinge oggi centinaia di giovani alla fuga dal Maghreb".
La scrittrice somala Igiaba Scego, autrice di "Oltre Babilonia" (Donzelli) e "La mia casa è dove sono" (Rizzoli, Premio Mondello 2011), ha risposto alla domanda sul significato profondo, per lei, dell’essere italiana e ha dichiarato:
"Appartenere a Mogadiscio e anche a Roma non è facile, ma si può!"
Lo scrittore Fabio Geda ha raccontato invece l’esperienza del giovanissimo Enaiatollah Akbari, riuscito miracolosamente ad arrivare in Italia, nel libro "Nel mare ci sono i coccodrilli", candidato al Premio Strega 2011.
Tre esempi di accoglienza in Italia e di persone che attraverso la letteratura hanno vinto gli stereotipi e conquistato spazio nella nuova società multietnica che a fatica stiamo costruendo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Letteratura e immigrazione: esempi di integrazione
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