

La primavera è connessa al risveglio di tutti i viventi, ma anche a quello della creatività che diventa più forte e complessa. L’arte, la musica e la poesia hanno celebrato la stagione più bella, sia artistica che meteorologica. Ma guardiamo con più attenzione le biografie degli artisti e, in questo caso, delle poetesse che festeggiano la loro nascita nella stagione dei fiori.
Alda Merini: “Sono nata il 21 a primavera”


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A marzo e più esattamente il 21 marzo, il primo giorno di primavera, Alda Merini, la più grande autrice del secondo Novecento. Lo dice in una sua poesia, Sono nata il 21 a primavera, come a significare che il poeta nasce prima della storia e la crea. Una personalità così forte, una donna che ha conosciuto tutto della vita, anche le prove più terribili, non poteva che nascere nel segno più guerriero dello zodiaco: l’Ariete.
La sua poesia, piena di vitalità e amore verso il mondo che l’ha crudelmente ferita, cambia anche il modo di vedere la poesia. Diventa più carnale, più vicina alla gente, terragna e concreta.
Patrizia Cavalli: una poesia sotterraneamente rivoluzionaria


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Ritroviamo un bisogno di concretezza in un’altra poetessa (lei avrebbe detto poeta) nata in primavera e precisamente il 17 aprile, Patrizia Cavalli, umbra di origine e romana d’adozione.
La sua poesia parte dalla vita quotidiana, dagli oggetti, dalle persone (quanta autoironia nel poemetto Elsa in Paradiso) e collega il momento poetico alla vita, coi sentimenti che diventano carne come nella migliore tradizione umbra, un misticismo che sembra sorprendente in un personaggio così poco incline al sentimento religioso.
La poesia di Patrizia Cavalli è sotterraneamente rivoluzionaria, scruta come uno scandaglio il basso, il materiale e ironizza su tutto. Tratta temi pesanti, ma con mani leggere. La poesia è una lotta contro la morte tanto che nell’ultima raccolta Vita meravigliosa non accetta di essere dimenticata o sottovalutata.
Patrizia Valduga: eros, morte e metrica


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Un personaggio vivace, pieno di solarità, almeno apparentemente diverso dalla Cavalli, è Patrizia Valduga, poetessa (o poeta) nata il 20 maggio (l’ultimo giorno del segno venusiano del Toro) che crea una poesia assolutamente ligia alla tradizione metrica italiana, anche quella del barocco.
Valduga usa tematiche audaci, immagini funeree e vitalistiche in un contesto sicuramente diverso. Nelle sue opere compare spesso la contrapposizione amore e morte, un erotismo crudo e triviale che può far pensare a una concezione pessimistica della vita, ma non è così. Anche nelle poesie più mortifere, la vita come origine del mondo non viene mai messa da parte perché non ha limiti. Ed è la morte, semmai, che segna un limite temporaneo, mentre l’esperienza erotica segna il trionfo dell’esistenza su tutto.
La poesia e la nascita nel ciclo vitale delle stagioni
Morte e vita: è questo il tema comune delle tre poetesse e non poteva essere diversamente, dal momento che la loro nascita è collocata all’inizio di un ciclo vitale, quello delle stagioni, in una sorta di capodanno pagano.
Se vogliamo essere pignoli, possiamo annoverare tra le poetesse primaverili anche Chiara Matraini, artista rinascimentale e manierista, di quel fugace periodo in cui la poesia femminile fece sentire la sua voce. Sono poesie forse banali, in cui la primavera viene espressa in termini stereotipati, ma il segno dei Gemelli, in cui è nata l’autrice, chiude la primavera. Le dame cedono il passo, in estate, ai poeti, ma è un’altra stagione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Poetesse nate in primavera: Merini, Cavalli e Valduga
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