Libro della misericordia di Leonard Cohen

Conosciuto in Italia soprattutto come cantautore raffinato anche grazie alle traduzioni di alcuni suoi brani, da parte di Fabrizio De André, il canadese Leonard Cohen era, prima che musicista, poeta e scrittore. Affascinato dalla musicalità della parola, ha descritto spesso con ironia le parti più oscure e tormentate dell’animo umano, ponendo sempre al centro della sua poesia le proprie esperienze, le stesse che accomunano gli uomini tra di loro.
In questo libro di prose poetiche, "Libro della misericordia", pubblicato per la prima volta in Canada nel 1984, troviamo uno dei temi più cari a Cohen, quello della sconfitta, che diventa un modo, forse l’unico, con cui rapportarsi con gli altri uomini e nello stesso tempo cercare quel Dio che può donare un significato al nostro esistere. Di origini ebraiche (mai rinnegate), ma affascinato dalle religioni orientali (trascorse un periodo della propria vita in un monastero zen), ricercatore della bellezza in tutte le sue manifestazioni, Cohen sembra suggerirci che possiamo superare la nostra solitudine accettandola come una sorta di protezione, di scudo.

Benedetto sii tu che hai dato a ogni uomo uno scudo di solitudine così da non dimenticarti. Tu sei la verità della solitudine, e solo il tuo nome la allevia.

È proprio Dio che ha posto i limiti che ci caratterizzano, per impedire a noi stessi di insuperbirci, per renderci umili ricercatori di quella misericordia che è l’amore sommo, il movimento stesso della creatura assetata di verità verso il proprio Creatore e del Creatore che risponde alla creatura nell’attimo in cui lo invoca.

Benedetto sii tu, sostegno di colui che cade. Egli cade nel cielo, cade nella luce, nessuno può fargli male mentre cade. Benedetto sii tu, scudo di colui che cade. Avvolto nella sua caduta, nascosto nella sua caduta, egli trova il proprio posto, viene accolto.

La caduta, cioè la resa, la capacità di affidarsi a Dio nel momento della sconfitta, è l’invocazione somma, la presa di coscienza di una fragilità che si trasforma in forza, in desiderio di accettare il proprio ruolo, qui e ora, rispettando un piano che ci supera.
A metà strada tra la poesia e la preghiera, queste 50 prose sono un dialogo con la parte più intima dell’uomo e con quel Mistero con cui ognuno deve fare prima o poi i conti. Sono un tentativo, da parte di Cohen, di ritrovare, nella sofferenza e nella sconfitta, quella bellezza somma che può non solo restituirci un senso ma, soprattutto, renderci più umani.