In occasione del 25 aprile ricordiamo la celebre poesia di Piero Calamandrei, uno dei padri della Costituzione repubblicana, che si conclude con il motto: “Ora e sempre RESISTENZA”. Il famoso verso, divenuto il motto della Liberazione, era rivolto da Calamandrei a Albert Konrad Kesselring, il criminale nazista graziato cui fu revocato l’ergastolo per motivi di salute.
Non pentito, l’autore delle più feroci stragi criminali nazifasciste - tra cui ricordiamo le Fosse Ardeatine e Marzabotto, il comandante disse che gli italiani avrebbero dovuto essergli grati per quei diciotto mesi di occupazione e dedicargli persino un monumento.
A quell’assurda affermazione rispose il politico ed ex partigiano Piero Calamandrei, nel dicembre 1952, con una poesia intitolata per l’appunto Lo avrai camerata Kesselring che si conclude con la costruzione del monumento astratto della “Resistenza” intesa come opera civile, politica e sociale.
La poesia nacque come epigrafe. Calamandrei la dettò come lapide “ad ignominia” da custodire presso il Palazzo comunale di Cuneo, in seguito fu replicata in numerose città italiane come lastra memoriale per la ricorrenza del 25 aprile. Recava la data del 4 dicembre 1952, l’ottavo anniversario del sacrificio del partigiano Duccio Galimberti, una delle figure più importanti della resistenza piemontese, medaglia d’oro al valor militare.
“Lo avrai camerata Kesselring” di Piero Calamandrei: testo
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA.
“Lo avrai camerata Kesselring” di Piero Calamandrei: analisi e commento
Il testo di Piero Calamandrei merita di essere contestualizzato per comprenderne appieno il contenuto. “Ora e sempre resistenza”, il verso finale de Lo avrai camerata Kesselring, è diventato un inno, una promessa, un’idea di democrazia.
Il processo ad Albert Kesselring divenne un vero e proprio caso: nel 1947 il comandante tedesco fu processato per crimini di guerra e condannato a morte, in seguito la condanna gli fu commutata in un ergastolo. Nel 1952 gli fu concessa la grazia per problemi di salute, con il beneplacito della stampa tedesca che si era molto battuta per la sua liberazione avviando una vera e propria campagna in sua difesa.
Kesselring, che fu comandante delle forze tedesche in Italia, non si pentì mai dei crimini compiuti: nel corso degli interrogatori descrisse le stragi delle Fosse Ardeatine e di Marzabotto - giudicati gli Olocausti della storia italiana - come delle “normali operazioni di guerra”. Non solo, disse che gli italiani avrebbero dovuto essergli grati per la sua attenzione nella tutela del patrimonio artistico. Durante i diciotto mesi di occupazione infatti si era battuto per la tutela dell’arte italiana e delle principali città, tra cui Roma, Firenze, Siena e Orvieto; disse di aver risparmiato Ponte Vecchio e anche il monastero di Monte Cassino. In patria venne accolto come un eroe di guerra, i suoi commilitoni lo chiamavano “Albert il sorridente”. Alla fine il monumento che chiedeva agli italiani se lo eresse da solo, scrivendo ben due autobiografie Soldat bis zum letzten Tag (1953), Gedanken zum zweiten Weltkrieg (1955). Dopo soli otto anni di prigione il boia Kesserling era libero, onorato e premiato in patria, e si autoincensava chiedendo pure con arroganza agli italiani un monumento.
La risposta di Piero Calamandrei è il grido fermo dell’antifascismo, la rivendicazione di una libertà violata. Il politico e partigiano, che fu anche uno dei 75 padri della Costituzione italiana, rispose a proprio modo allo slogan tedesco che troneggiava sui principali giornali: “Libertà per Kesserling!”. Ora Kesserling era libero dunque, Calamandrei gli dava il monumento che si meritava un massacratore. Nelle prime righe della sua epigrafe ad ignominia, l’autore pone l’accento sulla distruzione e sulle vittime: i villaggi devastati, i giovinetti cui fu rubato il futuro, i partigiani morti in nome della libertà. Saranno queste le basi del monumento in memoria del boia Albert Kesserling, ma in alto, più in alto, Calamandrei ci pone cose che non si possono toccare e in apparenza non hanno valore - al contrario delle opere d’arte di cui il nazista era collezionista - eppure il loro significato spirituale è immenso: silenzio, dignità, libertà, sono parole che diventano pietre, dure come macigni, inscalfibili come le rocce delle montagne dove combatterono i partigiani.
Infine ecco che il monumento di Piero Calamandrei prende vita e diventa umano, fatto di carne e sangue, di corpi che si radunano come la gente in marcia nei cortei del 25 aprile. In memoria di Duccio Galimberti e di tutti gli altri partigiani. Libertà è partecipazione e anche resistenza: ed ecco che questa parola ha il volto degli uomini e delle donne che fanno muro, i morti e i vivi insieme diventano un unico corpo che ha nome RESISTENZA (una parola scritta in maiuscolo come un grido da scolpire nelle coscienze, bella come l’antifascismo), che non è più una parola astratta perché con la sua poesia-epigrafe Piero Calamandrei l’ha incisa nelle nostre menti come una speranza cui aderire sempre.
“Ai nostri posti ci troverai”, questa la sfida e la provocazione del partigiano che dice al nazista: io sarò sempre lì, dalla stessa parte, dalla parte della democrazia e della libertà. E anche le folle che domani riempiranno le piazze e le strade di tutta Italia avranno la coscienza di essere, per un giorno da non dimenticare mai, al posto giusto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Lo avrai camerata Kesselring” di Piero Calamandrei: la poesia diventata inno alla Resistenza
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