Una delle mete gastronomiche per gli appassionati di funghi porcini I.G.P. è Berceto sull’Appennino parmense. Qui l’8 maggio 1927 nacque Luigi Malerba, nom de plume di Luigi Bonardi.
Se vi piacciono i personaggi folli, solitari tra Landolfi, Beckett, Buster Keaton ne scoprirete delle belle.
Scopriamo vita, opere e l’esperienza dell’autore nel Gruppo 63.
Luigi Malerba: la vita
È il cinema il suo primo amore tanto che poco più che 20enne si trasferisce a Roma dove inizia l’attività di sceneggiatore e co-sceneggiatore. Sarà Lattuada a offrirgli di collaborare con Zavattini per l’adattamento cinematografico de Il cappotto di Gogol. Magari qualcuno di voi ricorda “Adulterio all’italiana” e “Dove vai tutta nuda?” di Pasquale Festa Campanile. Oppure “Lo scatenato” di Franco Indovina dove la comicità abbraccia ironia, paradosso, perdita di sé: il protagonista pensa di essere perseguitato dagli animali che incontra come un toro, dei topi, una mosca avviluppandosi in un delirio ossessivo. Motivi, questi, tipici della sua produzione narrativa dalla vocazione filmica, coloriture esasperate, linguaggio sperimentale, una vicenda che “non conclude" per dirla alla Pirandello.
Una sola incursione registica insieme ad Antonio Marchi con il film storico Donne e soldati in dialetto parmigiano. Soddisfo una lecita curiosità sulla trama. Il gentil sesso di una cittadella assediata dai lanzichenecchi nel Quattrocento, allo stremo per le privazioni materiali, si presta a offrire un po’ di conforto alle truppe in cambio di qualche vantaggio.
Dopo una parentesi nel mondo della pubblicità, nel 1963 debutta in grande stile nella narrativa con La scoperta dell’alfabeto e nello stesso anno partecipa al Gruppo 63. Un’attività proteiforme, la sua, che comprende testi teatrali, televisivi, radiofonici, saggi, articoli giornalistici, racconti per l’infanzia. Pensate un po’, riscrisse Pinocchio di Carlo Collodi. Ma come leggere la sua versione?
Come un’operazione di scrittura creativa. Malerba immagina che Pinocchio per non diventare un bambino si rifugi nelle favole più famose creando una confusione di ruoli tra Cappuccetto Rosso, Cenerentola e compagnia bella. Infatti il titolo è Pinocchio con gli stivali. Un classico della scuola primaria.
Luigi Malerba: le opere
Se vi piacciono lo straniamento comico, l’assurdo, il surreale e la follia veicolati da una scrittura sperimentale, i romanzi di Malerba fanno per voi.
Ne presentiamo quattro. I primi tre condividono la critica alla nuova Italia del boom e alla letteratura, in cui le parole girano a vuoto. Sul quarto lascio a voi l’ardua sentenza. Si tratta di letture impegnative.
- La scoperta dell’alfabeto (1963)
Opera prima, raccoglie 22 racconti fitti di dialoghi destinati al cortocircuito comunicativo, perché l’alfabeto del titolo è quello assurdo del mondo. Chi dice che imparare a leggere e a scrivere permetta di vivere meglio? Fonemi, sillabe, parole solo all’apparenza schiudono i tesori della realtà. Lo impara a sue spese Federico Ambanelli deciso a evadere dalla prigione dell’analfabetismo.
La scoperta dell'alfabeto
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- Il serpente (1966)
Ambientato a Roma, il romanzo è il monologo di un commerciante di francobolli. Tappato nel negozio o nella sua abitazione, spia le vite altrui pieno di veleno nell’incapacità di stabilire sani rapporti sociali e una relazione affettiva. È nevrotico, privo di empatia, subdolo. Un po’ grottesco alla Parise de “Il Padrone”, plumbeo alla Landolfi de “Il mar delle blatte”. Però, a differenza di Pirandello, la follia non gli concede l’indifferenza della reificazione. La pazzia lo spinge a raccontare storie false, a parlare di persone che esistono e si affastellano solo nei deliri della sua mente. Come Il serpente del titolo si avvita su se stesso. Si perde nel mondo di sua invenzione identificandosi con i protagonisti della cronaca nera capitolina. La vita di questo sulfureo filatelico stride con l’immagine di una città vitale che pratica i nuovi riti della civiltà di massa, come le gite domenicali in automobile in quel di Ostia.
Chi legge è tenuto in ostaggio dal narratore inattendibile che alterna dichiarazioni, smentite, ritrattazioni, nuove verità specie quando ci scappa un morto. Ne risulta una nebulosa perturbante e sinistra.
Il serpente
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- Salto mortale (1968)
Due parole su Salto mortale del 1968. Ancora un monologo, scandito in 38 capitoli fulminei dove – protagonista a parte - si sovrappongono voci indecifrabili, interiezioni del linguaggio quotidiano che si materializzano in maiuscoletto sulla pagina bianca. Il motivo della perdita di identità attraverso la sua moltiplicazione viene arginata dalla concretezza della campagna romana dove si svolge la vicenda. Fa uscire pazzi il monologo di Giuseppe che non solo cambia interlocutore, ma si identifica via via in lui. Come se non bastasse si chiamano tutti Giuseppe.
Il filo del discorso salta di palo in frasca dal Papa a Napoleone, alla critica del boom economico. Lo scambio continuo di ruoli sabota in partenza la macchina narrativa. E il romanzo vuole proprio raccontare l’impossibilità di raccontare.
Salto mortale
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Avete la pazienza di conoscere il quarto? Attenzione: per i contenuti trattati si consiglia la lettura a un pubblico adulto.
- Il protagonista 1973
A Luigi Malerba l’estro non manca, come dimostra Il protagonista del 1973. Il protagonista dell’omonimo romanzo è l’organo sessuale di in tal Capoccia cui Malerba affida il ruolo di voce narrante. Il mondo viene presentato attraverso la sua sensibilità e un punto di osservazione circoscritto e in movimento.
Rivelo solo che ha un ego ipertrofico e una mentalità osé. Due anni prima Alberto Moravia aveva pubblicato Io e lui: se il protagonista è lo stesso, lo scopo cambia. Parafrasando una dichiarazione dell’autore de Gli indifferenti, l’obiettivo è riflettere sulla convivenza tra pulsione erotica e pulsione creativa, in una veste comica che flirta con la psicanalisi.
Il protagonista
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Il gruppo 63: di cosa si tratta?
Il gruppo 63 è un movimento letterario d’avanguardia. Prende questo nome perché fondato in occasione di un convegno tenutosi a Palermo dal 3 all’8 ottobre 1963.
Attivo fino alla fine del decennio, annovera tra gli altri Sanguineti, Arbasino, Manganelli, Eco. Riunisce intellettuali di nuova generazione che non si riconoscono nella cultura contemporanea. Pur essendo un gruppo di avanguardia, non ha obiettivi omogenei eccetto il rifiuto dell’orizzonte culturale coevo.
Va da sé che la condivisione della sola pars destruens sfocia in posizioni assai diverse con alcune costanti.
- Disintegrare le strutture comunicative in nome dell’oscurità e del non-sense; privilegiare di timbri parodistici, distonici e stranianti;
- Concentrare le innovazioni sul piano del linguaggio, calamita e specchio delle contraddizioni della società di massa;
- Ignorare Ermetismo e Neorealismo;
- Denunciare l’impossibilità della conoscenza perché la realtà non ha significato;
- Criticare mass-media, miracolo economico e neocapitalismo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Luigi Malerba: la vita, la produzione in prosa e il Gruppo 63
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