Io e Mabel. Ovvero l’arte della falconeria
- Autore: Helen MacDonald
- Genere: Amanti degli animali
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2016
Con “Io e Mabel. Ovvero l’arte della falconeria” Helen MacDonald ha vinto nel 2014 il Samuel Johnson Prize e il Costa Book of the Year, riscuotendo un grande successo di critica e pubblico. La scrittrice racconta in quest’opera un periodo difficile della sua vita, segnato dalla depressione dopo la morte improvvisa del padre, famoso fotoreporter. Senza un compagno, figli o un lavoro stabile, la protagonista si isola dal mondo, sprofondando nel suo dolore. Appassionata di falconeria sin da piccola, quando comincia a fare sogni ricorrenti che coinvolgono dei rapaci, Helen li interpreta come un segno e decide di addestrare un astore. Ha inizio così la storia del profondo e straordinario rapporto tra l’animale e la scrittrice, che trova in Mabel una compagna lungo il suo sofferto percorso verso la guarigione e la conquista di nuove, preziose consapevolezze.
Elogiato per la sua riuscita e originale commistione di generi, il libro è un memoir ma anche un testo sull’arte della falconeria e una biografia. La protagonista intervalla infatti la narrazione della sua vicenda alla rievocazione della vita di T. H. White, autore di “The Goshawk”, altra opera il cui cuore è il rapporto tra un essere umano e un rapace e che Helen si trova a rileggere mentre addestra Mabel.
“Io e Mabel. Ovvero l’arte della falconeria”, oltre a comporsi di diversi livelli tematici, è attraversato da un dialogo costante tra passato e presente. I ricordi di Helen bambina e le origini della sua passione per gli uccelli, la storia e la natura, i richiami luminosi alla figura paterna e i brani su una certa Inghilterra del passato si allungano per toccare quel che succede nel presente della protagonista.
Su ogni altro aspetto della narrazione spicca, però, il rapporto con il rapace. Sin dal primo incontro (l’apparizione dell’astore è descritta con una meravigliosa sequenza di frasi fulminee, ridotte al nocciolo), Mabel diventa per Helen un’ossessione, l’unica ragione di vita in cui annullarsi, quasi, finché vedere, sentire, pensare significa farlo attraverso i sensi dell’animale.
Scegliendo di mettere alla prova l’idea che una fuga dall’umanità verso le cose selvagge curi il dolore e ci dia le risposte che cerchiamo, la protagonista arriva a superare il lutto e accettare la perdita, comprendendo che vivere in contatto con la natura è fondamentale tanto quanto vivere in connessione con altri esseri umani.
Attraverso una prosa che ha il suo segno distintivo in frasi secche, alle volte costruite da due o tre parole in fila, Helen MacDonald sa comunicare l’ansia e la paura contro cui combatte tanto efficacemente quanto lo stupore di fronte alla bellezza della natura o alla scoperta di aver guadagnato la fiducia della sua creatura alata, e ci regala una storia onesta, che irradia speranza, di ferite rimarginate e di rinascita.
Io e Mabel. Ovvero l'arte della falconeria
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