Le maestre, come avevano promesso, sono scese in piazza a Roma e hanno fatto sentire la propria voce dopo le decisioni di Bussetti. Non tutti infatti sanno che il Decreto Dignità non contiene solo nuove norme per il licenziamento e il reintegro dei lavoratori, ma anche delle nuove regole che portano un vero e proprio caos nella scuola primaria e che scontentano molte lavoratrici e lavoratori.
Tra le nuove norme vi è infatti anche il reintegro di 5.655 maestre che non perderanno il posto in graduatoria come prevedeva invece la sentenza del Consiglio di Stato.
In base a quanto decretato a fine dicembre 2017 le docenti in Gae con il solo diploma di magistrale avrebbero dovuto perdere il loro posto, anche se di ruolo e con anni di esperienza. Il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha quindi deciso di intervenire per evitare caos per l’inizio del prossimo anno scolastico e come primo provvedimento ha decretato che le 5.655 maestre di ruolo con cattedra non verranno sollevate dall’incarico.
Una decisione che è stata motivata con la scelta di non creare problemi al regolare svolgimento delle lezioni, ma che ha comportato una prima grande protesta da parte dei lavoratori del settore.
Decreto dignità: la decisione sulle maestre crea scompiglio
Motivazioni opposte e impossibili da conciliare che si sapeva non avrebbero potuto trovare una soluzione univoca e che avrebbero portato molti a scendere in piazza. Così infatti è stato, dal momento che non appena si è cercato di mettere ordine nella situazione si è scatenato un vero e proprio pandemonio.
Davanti al Ministero dell’Istruzione di Roma si sono riunite le delegazioni delle 43.534 maestre che non sono state reintegrate e per le quali la soluzione, a detta di Bussetti, arriverà tra qualche mese. Insieme ad esse vi sono anche le maestre che hanno invece conseguito un titolo universitario e che vedevano nella sentenza del Consiglio di Stato un modo per far valere la propria preparazione accademica.
La questione al momento è molto spinosa e da Nord a Sud si sono mobilitati i professionisti del settore che chiedono di veder riconosciuti gli anni di servizio o il titolo di studi specialistico. A far sentire le proprie motivazioni sono anche i presidi delle facoltà di Scienze della Formazione Primaria si che mettono in luce come sia necessario avere un concorso mediante il quale scegliere le maestre, una proposta per riuscire a portare un criterio univoco.
Se da una parte si cerca di proporre un concorso per avere di accesso all’insegnamento, dall’altro lato vi sono le richieste delle maestre che non sono state reintegrate. Come abbiamo detto poco più di 5mila maestre potranno usufruire del Decreto dignità, conservando il posto. Diversa invece la questione per quel che riguarda migliaia di lavoratrici e lavoratori che si trovano ad aver vinto il concorso negli anni passati, ma a non essere ancora di ruolo.
In questo caso si protesta per riuscire ad ottenere una cattedra e finalmente dire addio alla precarietà, questi lavoratori e lavoratrici mettono in luce come non è vero che l’anno scolastico sarebbe a rischio, dal momento che loro, vincitrici di concorso e in graduatoria, potrebbero prendere la cattedra.
La questione è quindi molto complessa e difficilmente si riuscirà a trovare una soluzione che soddisfi tutti in breve tempo. Il Ministro dovrà però cercare di ascoltare le ragioni di tutti e cercare di ideare una soluzione al più presto, dal momento che si mettono a rischio migliaia di maestre che non riescono a capire in che modo muoversi.
Per il momento l’unico dato certo è che la norma presente nel Decreto Dignità è stata accolta bene solo dalle 5mila maestre che vedranno il proprio posto salvo, portando però scompiglio e caos in piazza e tra le fila delle lavoratrici e lavoratori della scuola dell’infanzia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Maestre in piazza e diritti negati: il Decreto dignità crea caos nella scuola
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