Mangiare come Dio comanda di Elisabetta Moro, Marino Niola

Mangiare come Dio comanda (Einaudi 2023) di Elisabetta Moro e Marino Niola, è un saggio che intende indagare lo stretto rapporto tra l’alimentazione e la religione.
Elisabetta Moro è professore ordinario di Antropologia Culturale all’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa, editorialista del Corriere della Sera, il Mattino e del settimanale svizzero il Caffè della domenica, e Marino Niola è un antropologo, giornalista e divulgatore scientifico italiano, condirettore del Museo virtuale della dieta mediterranea e del MedEatResearch e presidente del Comitato d’indirizzo della Fondazione FICO per educazione alimentare e la sostenibilità ambientale di Bologna.

“Il cibo è il carburante della storia, ma è anche il motore della mitologia. Per due semplici ragioni. Una naturale e una culturale. La prima, ovvia, è che l’uomo mangia per vivere. La seconda, forse più decisiva, è che vive per mangiare”.

Infatti, precisano gli autori marito e moglie, se a noi umani fosse sufficiente nutrirci e basta, non ci distingueremmo da tutti gli altri animali. Invece, dalla scoperta del fuoco all’invenzione dell’agricoltura, le grandi rivoluzioni che hanno segnato il cammino dell’umanità sono tutte legate all’alimentazione.
La storia ricostruisce le ragioni, indaga le cause, mentre la mitologia li trasforma in simboli e in figure, traducendoli nel suo linguaggio poetico. In ogni cultura, temi come l’origine dei cibi, la creazione delle piante coltivate e degli animali commestibili, l’invenzione delle tecniche di cottura, l’istituzione degli ordini alimentari sono oggetto di complesse narrazioni mitiche e prescrizioni religiose.
Da sottolineare l’importanza dell’acquisizione del fuoco, presupposto iniziale di ogni cucina, che dà il via a quella mutazione antropologica inscindibilmente connessa a ogni attività culinaria.

“Dimmi come mangi e ti dirò se sei un immortale”.

In questo modo la pensavano gli antichi, che attribuivano agli dei un’alimentazione dell’altro mondo distante anni luce da quella degli umani. Questi sono essenzialmente consumatori di cereali e legumi, carne e latte, formaggi e verdure e soprattutto di pane. Invece le divinità celesti si privano di farinacei, che appesantiscono. Per loro nettare e ambrosia. Veri e propri elisir d’immortalità.
Nel capitolo dedicato alla dieta mediterranea suscita curiosità la storia dei tre elementi base della dieta mediterranea: cereali, olio e vino.
I cerali sono il dono di Demetra, la Dea Madre.
L’olio è il dono di Atena, protettrice della città di Atene.
Infine il vino è il dono di Dioniso, che insegna a produrre e a sorbire la bevanda.
Il cristianesimo non discrimina tra cibi leciti e illeciti, puri e impuri. Il buon cristiano mangia di tutto. Il suo unico precetto è la temperanza. Il suo vero comandamento è la condivisione. Inoltre la religione cristiana ha fatto della convivialità un valore supremo.
Un volume molto interessante e particolare in cui scoprire tante cose sul cibo e il rapporto che, durante i secoli, gli esseri umani hanno avuto con esso. A ragione gli autori concludono puntualizzando che adesso l’umanità è passata da una condizione in cui la religione era il grande codice dei comportamenti alimentari all’attuale caratterizzata, almeno in Occidente, dall’emergere di una vera e propria religione del cibo. Un culto della tavola che va molto al di là della semplice nutrizione, dove i cuochi vengono elevati al rango di sacerdoti.
Dopo una attenta lettura del testo verrà da chiedersi il motivo per cui si è vegetariani o al contrario si ama la carne e se sia giusto il nostro rapporto con gli alimenti.

“L’uomo è ciò che mangia, ma Dio non è da meno. Perché da che mondo è mondo attraverso le scelte alimentari ogni popolo costruisce simultaneamente l’immagine di sé e quella della divinità. In un continuo rispecchiamento tra l’essere supremo e i suoi fedeli che lo trasformano nell’autore e al tempo stesso nel garante dei loro usi e consumi”.