Per me c’è un vuoto nel cosmo
un vuoto nel cosmo
e da là tu canti.
I più bei versi per celebrare Maria Callas, la Divina, li ha scritti Pier Paolo Pasolini, suo eterno amore tormentato. La voce della grande cantante lirica nelle poesie di Pasolini diventa una forza sovrannaturale capace di sfidare il tempo e le leggi naturali del mondo, sino a tramutarsi in un punto d’approdo, in una bellezza salvifica, quasi divina, che sfida l’apparente non senso della vita. Il canto di Maria Callas appare come la melodia che dà avvio alla creazione. La poesia si intitola Timor di me? ed è contenuta in Transumanar e organizzar (1971), ma non è che una delle tante liriche che Pasolini dedicò alla sua musa, Maria Callas.
Le poesie di Pasolini per Maria Callas
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Se ascoltati con la voce divina e piena della Callas sullo sfondo questi versi lacerano il cuore, perché davvero si avverte la forza struggente di una voce capace di “far risorgere la luna”. Nessuno è riuscito a tradurre in parole il talento celestiale di Maria Callas meglio di Pier Paolo Pasolini. Eppure lui scoprì in lei un’arte più grande della voce, sarebbe stata sempre la sua Medea.
Nella raccolta Maria non viene mai nominata, eppure si capisce che è lei l’unica donna cui Pasolini si riferisce, colei che “era entrata da un mondo mattutino, forse messaggera”. Tra quelle poesie contenute in Transumanar e organizzar a un certo punto si fa riferimento a un anello e a un “momento della verità”: ci fu davvero un anello con incastonata una pietra che lui le regalò al termine delle riprese sulla spiaggia di Grado, lei lo scambiò per una proposta di matrimonio; ma non erano quelle le intenzioni.
Galeotto fu il film, o forse no. La scandalosa love story tra Pasolini e Maria Callas fu in realtà un amore platonico, l’incontro tra due anime affini che si erano rispecchiate e riconosciute.
L’incontro tra Maria Callas e Pier Paolo Pasolini
Quando si incontrarono la prima volta erano entrambi feriti da pene d’amore brucianti - lui soffriva per il ventenne Ninetto Davoli, mentre lei era appena stata lasciata da Onassis che l’aveva piantata in asso per sposare Jackie Kennedy.
Era la fine del 1968, li presentò il produttore Franco Rossellini che aveva individuato nella Callas la protagonista perfetta per Medea, la celebre pellicola di Pasolini ispirata alla tragedia di Euripide. Il regista era convinto di trovarsi di fronte la solita diva viziata, invece l’umiltà e la purezza di Maria lo sorpresero. Lui aveva quarantasette anni all’epoca, lei solo un anno di meno ed era al suo debutto d’attrice: per la prima volta non le veniva chiesto di cantare. All’epoca, data l’età, era ormai considerata una diva sul viale del tramonto; ma Pasolini la fece risplendere, le diede nuova vita attraverso quel ruolo tragico che le calzava a pennello come un vestito.
Maria Callas sapeva che Pasolini era omosessuale, ma si illuse di poterlo, in qualche modo, convertire: a pochi giorni dall’inizio delle riprese aveva già perso la testa per il regista che, dal canto suo, era pazzo di lei. Non mancava mai di guardarla con occhi adoranti e dirle: “Sei splendida, Maria”.
Pasolini e Maria Callas: un amore platonico?
I due non riuscivano a stare distanti l’uno dall’altra, parlavano ininterrottamente, si raccontarono in pochi giorni le loro intere vite nei dettagli più intimi e inconfessabili. Avevano una fortissima intesa mentale, lui in una bella lettera destinata alla Callas le chiamava “le antenne”: riuscivano a capirsi, a comprendersi all’istante, attraverso queste “antenne”.
Divennero inseparabili: ci fu il viaggio in Africa, nel Mali, con Dacia Maraini e Alberto Moravia e una vacanza, da soli, su un’isola greca. Voci narrano che ci furono anche dei baci appassionati scambiati sul set. Pasolini stesso dichiarò che Maria era, oltre a sua madre Susanna, l’unica donna che avesse mai amato. Fu una bella storia d’amore, ma senza lieto fine; o forse sì, chissà.
Le poesie scritte da Pasolini ci restituiscono intatta l’intensità di un sentimento purissimo che nessuna forza o circostanza esterna poteva intaccare. Maria Callas incarnava per Pasolini il potere salvifico dell’arte, era una musa terrena e al contempo celestiale; lui per Maria rimase “un sogno fatto da lei sola”.
Lei rimase sgomenta alla notizia della morte di Pasolini, quel maledetto 2 novembre 1975, in fondo non aveva mai smesso di amarlo. Anche lei sarebbe morta da sola nella sua casa di Parigi tradita dal suo cuore spezzato nel settembre del 1977. Non le era sopravvissuta a lungo, aveva la stessa età di Pasolini quando morì. A ricordo di quell’amore incompiuto, mai fiorito, fatto d’arte e poesia, rimangono le parole, scolpite come pietre preziose. Fu proprio Pasolini, del resto, a definire Maria Callas “una pietra preziosa”, facendo riferimento a qualcosa che andava aldilà della comprensione umana, a una musa eterna, perfetta e intoccabile.
Quelle parole sono ancora oggi il più bel regalo a Maria Callas, nel centenario della sua nascita.
Tu sei come una pietra preziosa che viene violentemente frantumata in mille schegge per poter essere ricostruita di un materiale più duraturo di quello della vita, cioè il materiale della poesia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Maria Callas e Pier Paolo Pasolini: il più romantico degli amori impossibili
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