Massimiliano Paparo è nato a Napoli, ma vive a Novara. Coltiva la passione per la scrittura da diversi anni, collezionando pubblicazioni su riviste e all’interno di antologie poetiche. "Ti lascio andare via" è il suo primo romanzo, pubblicato a novembre 2008 con Zerounoundici editrice.
Massimiliano, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: Michele, il protagonista del tuo libro, è combattuto fra le sue pulsioni, che vorrebbero spingerlo ad amare un uomo, e la sua concezione del futuro. Si vede con una famiglia e dei figli in una società che lo rispetti. Da quali storie hai attinto per tratteggiare le sensazioni così vivide e tumultuose che il protagonista vive?
La fonte primaria che dà nutrimento al mondo interiore di Michele e alle vicende che lo attraversano risiede essenzialmente nei racconti confidenziali di amici, alcuni dei quali gay. Ovviamente, tutto il materiale raccolto da chiacchiere private ha subito diverse trasfigurazioni, al fine di risultare, poi, funzionale agli intenti cui mira il romanzo.
- Seconda chiacchiera: Nel tuo libro non mancano immagini molto forti di sesso, descritto nei dettagli. Nel cinema, forse, una storia con scene affini alle tue, sarebbe stata considerata pornografica. Esiste, secondo te, nella letteratura un limite che un autore dovrebbe tener presente quando scrive?
Non ho mai avuto grande simpatia per la parola limite. Nella mia testa, si colora di un’accezione talvolta negativa. Quasi sempre si traduce come un ostacolo da superare, una barriera che vincola gli orizzonti dell’espressione. I limiti esistono solo nella nostra testa, e la scrittura già fa i conti con essi; come uno specchio li riflette. Sono sempre stato un fervido sostenitore della libera espressione, al di là delle categorie e dei generi letterari. La scrittura dovrebbe seguire esclusivamente l’impeto creativo che la genera, senza lasciarsi contaminare dalla morale comune. Probabilmente questo è il mio modo di viverla. Per me la scrittura ha sempre rappresentato, e rappresenta tuttora, uno strumento introspettivo potentissimo che veicola e dà voce ai personaggi più reconditi che popolano il mio mondo interiore. Detto ciò, porsi ulteriori limiti per non oltraggiare il pudore di chi legge, mi sa di autocensura, di calcolo, di strategia di marketing, tutte operazioni che minano la più profonda vena creativa. Hai ragione quando dici che al cinema, un film con scene affini a quelle da me descritte, rischierebbe di essere considerato pornografico. Premesso che non ci trovo nulla di male nella pornografia, e che se per pornografia s’intende la descrizione di immagini volgari e oscene, la volgarità e l’oscenità risiede sempre in chi giudica, credo ci sia una netta differenza da sottolineare. Nel mio romanzo il sesso quasi mai è fine a se stesso. Piuttosto aspira ad assumere le vesti di una sana provocazione. Perché è proprio dinanzi all’idea del sesso consumato tra due uomini che si snodano le infinite polemiche.
- Terza chiacchiera: Avrai certamente sentito le polemiche per il testo della canzone sanremese di Povia: Luca era gay. Si parla di guarire dall’omosessualità. Michele nel tuo libro sceglie di soffocare i suoi istinti. Tu cosa ne pensi?
Sì, ho sentito parlare delle polemiche che ha suscitato il testo della canzone di Povia. Che dire? Rimane controverso l’eterno dibattito tra chi crede l’omosessualità incurabile e chi sanabile. Un’espressione ricorrente che ha sempre catturato la mia attenzione è: “L’omosessualità è contro natura”.
Quando penso alla natura e alle infinite manifestazioni che ci rivela, penso ad un disegno se non divino, perfetto. La consapevolezza che abbiamo di tale disegno risulta profondamente limitata dal nostro essere piccoli, nonché parte del disegno. L’omosessualità esiste; è un dato di fatto. La comunità gay è estesa in tutto il mondo. Ora, considerarla un fenomeno contro natura equivale a considerarla un errore della natura, un’anomalia nel tessuto sociale. Di qui, l’ipotesi di una guarigione. Perché invece non considerarla una delle infinite modalità con cui la natura si manifesta? In fondo chi stabilisce cos’è normale e cosa non lo è? Forse, il nostro limite, (avrò anche poca simpatia per la parola, ma la uso con una certa frequenza), consiste nel considerare anormale tutto ciò che esula dalla nostra sfera del concepibile. Michele non sceglie di soffocare i suoi istinti, o per lo meno non era questo il destino che avevo scelto per lui. Michele ascolta le proprie pulsioni; le asseconda, sperimentandosi lungo un sentiero nuovo, talvolta tortuoso. Esaurisce un viaggio intenso, introspettivo, imparando, forse, a creare armonia dentro di sé, per poi scegliere con lucidità la strada più comoda e a sé più congeniale.
- Quarta chiacchiera: So che hai sempre scritto per diletto senza mai cercare un editore per le tue storie. Cos’è che è scattato in te che t’ha fatto cambiare idea e, se dovessi fare un bilancio della tua esperienza, cosa diresti?
Sì, ho sempre scritto per diletto, forse per necessità. La scrittura, prima ancora di essere una passione, acquista una valenza meditativa dentro di me. Rappresenta lo strumento comunicativo che meglio codifica i miei stati interiori. Ho sempre pensato che una passione smetta di essere tale nel momento in cui assume i connotati di un lavoro. Ciononostante, mi è capitato di inviare dei manoscritti a delle case editrici. Forse senza crederci mai veramente. Nel caso di “Ti lascio andare via” ho voluto fortemente proporlo. Forse perché il tema è attuale e, spesso, causa di controversie insanabili. Speravo creasse una sorta d’onda d’urto che minasse il muro di ottusità che spesso ci offusca la mente. Un bilancio della mia esperienza? Considerate le difficoltà tangibili che incontra uno scrittore esordiente nell’imporre la propria voce, tra disillusioni a volte dolorose e proposte editoriali gravose, non posso che ritenermi soddisfatto.
Questa era l’ultima chiacchiera e quindi ti saluto e ti ringrazio per aver accettato il mio invito. A presto.
Grazie a te.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Massimiliano Paparo
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