Matrimonio di Gregory Corso è una poesia di uno degli autori di punta della Beat Generation. Scritta nello stesso periodo di Bomb, Marriage mantiene gli aspetti unici della corrente letteraria di cui fa parte, con uno stile schietto e uno sviluppo poetico disinibito. La poesia si concentra sul tema del matrimonio, ripercorrendo la strada che porta due amanti ad avvicinarsi, amarsi e poi seguire le convenzioni dettate dalla società. A differenza delle poesie più rappresentative della beat generation, caratterizzate da un’irriverenza indomabile, la poesia in questione solleva delle insicurezze e preoccupazioni molto vicine ai problemi dell’uomo qualunque, mostrando un lato più intimo dell’autore, mantenendo tuttavia uno stile inconfondibile e a tratti ancora caustico.
Leggiamo la poesia Matrimonio di Gregory Corso con la traduzione di Fernanda Pivano.
“Matrimonio” di Gregory Corso: la traduzione italiana del testo
Devo sposarmi? Devo essere buono?Far colpo vestito di velluto e cappuccio da Faust sulla ragazza che abita accanto?Portarla a cimitero invece che al cinemadirle tutto su lupi mannari vasche da bagno e clarinetti biforcutipoi desiderarla e baciarla e tutti i preliminarie lei che arriva solo fino a un certo punto e io capisco perchée non mi arrabbio dicendo Devi sentire! È bello sentire!Invece la prendo tra le braccia mi appoggio a una vecchia tomba contortaE corteggio lei la notte intera le costellazioni nel cielo –Quando mi presenta ai suoi genitorischiena ritta, capelli finalmente ravviati, strangolato da una cravatta,devo sedere a ginocchie unite sul loro sofà da 3º gradoe non domandare Dov’è il bagno?Come sentirmi se non come sono,pensando spesso al sapone Flash Gordon –O come dev’essere orribile per un giovanottoseduto davanti a una famiglia e la famiglia che pensaNon l’abbiamo mai visto! Vuole la nostra Mery Lou!Dopo il tè e i dolci fatti in casa mi chiedono Come ti guadagni la vita?Devo dirglielo? Gli sarei simpatico, dopo?Direbbero Va bene sposatevi, perdiamo una figliama guadagniamo un figlio –E devo domandare allora Dov’è il bagno?Dio, e il matrimonio! Tutta la famiglia e i suoi amicie solo un pugno dei miei, tutti scrocconi e barbutiche aspettano soltanto cibi e bevande –E il prete! Mi guarda quasi mi masturbassinel chiedermi Vuoi questa donna per tua legittima sposa?E io tremante che dire direi Torta Colla!Bacio la sposa tutti quegli arrapati giù manate sulla schienaÈ tutta tua, ragazzo! Ah-ah-ah!E nei loro occhi si vede qualche oscena luna di miele in atto –Poi tutto quell’assurdo riso e lattine che sbattono e scarpeCascate del Niagara! Orde di noi! Mariti! Mogli! Cioccolatini!Tutti che affollano alberghi accoglientiTutti a fare la stessa cosa stanotteL’impiegato indifferente che sa cosa sta per succedereGli idioti nella hall che lo sannoIl fattorino dell’ascensore che lo sa fischiettandoIl portiere ammiccante che lo saTutti lo sanno! Mi vien quasi voglia di non fare niente!Stare alzato tutta la notte! Fissare negli occhi quell’impiegato d’albergo!Gridando: Io nego la luna di miele! Io nego la luna di miele!correndo aggressivo in quegli appartamenti quasi eccitatiurlando Pancia Radio! Zappa gatto!Oh vivrei a Niagara per sempre! in una buia caverna sotto le Cascatemi siederei il pazzo Lunatoredimielee escogitar modi per rompere matrimoni, fustigatore di bigamiasanto del divorzio –Ma devo sposarmi essere buonoChe bello sarebbe tornare a casa da leie sedermi vicino al fuoco mentre lei in cuicnacol grembiule giovane e bella vuole un mio figlioe così felice per me da far bruciare il roast-beefe viene a piangere da me e io mi alzo dalla grande sedia di padree dico Denti Natale! Cervelli radiosi! Mela sorda!Dio che marito sarei! Sì, devo sposarmi!Tanto da fare! per esempio entrare in casa di Mr. Jones a tarda nottee coprirgli le mazze da golf di libri norvegesi 1920o appendere una foto di Rimbaud alla falciatriceo incollare francobolli di Tannu Tuva su tutto lo steccato di cintao quando viene la Signota Kindhead per la colletta del Fondo della Comunitàafferrarla e dirle Ci sono presagi sinistri nel cielo!E quando il sindaco viene a chiedermi il voto dirgliQuando li farai smettere di uccidere balene!E quando viene il lattaio lasciargli un appunto nella bottigliaPolvere di pinguino, portami polvere di pinguino, voglio polvere di pinguino –Eppure se dovessi sposarmi e fosse il Connecticut e la nevee lei partorisse un bambino e io non potessi dormire, esausto,in piedi la notte, il capo su una muta finestra, il passato alle spalle,trovandomi tremante nella situazione più solitaconsapevole di responsabilità non rametto sporco né minestra di moneta RomanaO cosa sarebbe!Certo gli darei per capezzolo un Tacito di gommaPer sonaglio un sacco di dischi rotti di BachAttaccherei Della Francesca intorno alla cullaCucirei l’alfabeto greco sul suo bavaglinoE per il suo passaggino costruirei un Partenone senza tettoNo, non credo che sarei quel tipo di padreniente campagna niente neve niente muta finestrama rovente puzzolente isterica New York Citysette piani di scale, scarafaggi e topi sui muriuna grassa moglie reichiana che strilla da sulle patate Trovati un posto!E cinque bambini mocciosi innamorati di BatmanE i vicini sdentati e forforosicome quelle masse stracciate del 18º secolotutti che volgiono entrare e guardare la TVIl padrone vuole l’affittoDrogheria Gas Blue Cross & Electric Knights of ColumbusImpossibile sdraiarsi a sognare neve del Telefono, parcheggio fantasma –No! Non devo sposarmi non devo sposarmi mai!Ma – e Se fossi sposato a una bella donna sofisticataalta a pallida in un vestito nero elegante e lunghi guanti nericon un bocchino in mano e un bicchiere nell’altrae vivessimo in una penthouse con un’enorme finestrada cui vedere tutta New York e anche oltre nelle giornate sereneNon non riesco ad immaginarmi sposato a quel piacevole sogno prigione –Ma e l’amore? Dimentico l’amorenon che sia incapace di amoreè solo che l’amore per me è strano come portare scarpe –non ho mai voluto sposare una ragazza che somigliasse a mia madreE Ingrid Bergman mi è sempre stata impossibileE forse adesso c’è una ragazza ma è già sposataE non mi piacciono gli uomini e…ma ci deve essere qualcuno!Perché e se a 60 anni non sono sposato,tutto solo in una camera ammobiliata con macchie di piscio nelle mutandee tutti gli altri sposati! Tutto l’universo sposato all’infuori di me!Ah, eppure so bene che se ci fosse una donna possibile come io sono possibileallora il matrimonio sarebbe possibile –Come LEI nel suo solitario fasto esotico aspetta l’amante egizianocosì come aspetto io – privo di 2000 anni e del bagno della vita.
(Traduzione di Fernanda Pivano. Tratto da “Poesia degli ultimi americani” di Fernanda Pivano, 1995, Feltrinelli)
“Matrimonio” di Gregory Corso: commento e analisi della poesia
Poesia degli ultimi americani
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La poesia di Corso segue l’iter classico di una storia d’amore contemporanea. Nei primi versi stende le domande che danno il via a tutta la poesia, si chiede se debba sposarsi ed essere “buono”, cioè aderire alle regole non scritte della società. Questi quesiti danno il via a tutte le riflessioni successive, in cui immagina una relazione con la vicina di casa, i primi appuntamenti segnati dalle sue stranezze e il conseguente innamoramento. Dalla strofa successiva si colgono i primi segnali dell’ansia sociale che l’autore percepisce intorno al matrimonio. Descrive la scena imbarazzante in cui deve conoscere i genitori della fidanzata, riuscendo a disegnare perfettamente una situazione riconoscibile da chiunque, con umorismo tagliente
Quando mi presenta ai suoi genitori
schiena ritta, capelli finalmente ravviati, strangolato da una cravatta,
devo sedere a ginocchie unite sul loro sofà da 3º grado
e non domandare Dov’è il bagno?
Continua poi a esprimere il proprio turbamento interiore quando avviene il matrimonio e la festa. Si sente a disagio per come viene percepito, si imbarazza per il suo pugno di amici e familiari, pochi e inadatti al contesto. In questi versi sembra allontanarsi dalle caratteristiche tipiche della corrente artistica a cui appartiene. Nella Beat Generation l’insicurezza e la preoccupazione causata dal contesto sociale sono dei temi fondamentali in molte opere rappresentative, ma in queste solitamente la disillusione è espressa in termini più universali ed esistenziali, cercando di racchiudere una grande vastità di sentimenti e scagliandoli verso le condizioni di degrado che vivono. In questa poesia invece Corso ha un approccio quasi intimista. Tra le immagini grottesche e provocatorie, l’autore fa emergere le paure che vive l’uomo moderno. Descrive l’ansia dovuta alle aspettative che lo circondano, quel conflitto fra le proprie particolarità e le convenzioni sociali, il bisogno di conformarsi per raggiungere uno stato di rispettabilità e la necessità di esprimere al massimo le proprie stranezze. Questo sentimento incongruente è espresso in modo brillante nella quarta strofa, in cui si scontrano i suoi ideali: vivere secondo la “normalità” e ricoprire il ruolo di padre, quindi di istituzione o seguire gli istinti sovversivi e ribelli, creando scompiglio nella cheta realtà residenziale.
Dopo questo intervallo, breve sogno di una famiglia tradizionale americana, Corso torna a rivestire i panni del poeta Beat e con le strofe successive immagina una famiglia nel contesto urbano di New York, non risparmiando osservazioni graffianti sulle realtà decadenti che si svolgono negli appartamenti fatiscenti della Grande Mela. Si convince così che il matrimonio e la famiglia non facciano per lui e delle tante opzioni che potrebbe trovare non sfugge mai un difetto che lo scoraggia dall’impegnarsi.
Nonostante il finale dia un tono demoralizzato a tutta la composizione, la poesia di Gregory Corso Matrimonio è interpretabile come una spinta ottimista a vivere l’esistenza secondo le proprie regole e può essere un invito ad ascoltare sé stessi, cercando di non cedere alle aspettative della società per saper riconoscere al meglio le proprie volontà.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Matrimonio”, la poesia irriverente di Gregory Corso: testo e analisi
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