In occasione della prova di maturità a cui sono sottoposti gli studenti liceali, affrontiamo con loro la traccia proposta B3, un testo tratto da “Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura fra ascolto e comunicazione” di Nicoletta Polla-Mattiot.
Per prima cosa ci viene chiesto di rispondere a dei quesiti riguardo al testo, per valutare la comprensione di esso. Dopodiché bisogna passare alla “produzione”, in cui è richiesto di sviluppare un testo con una riflessione sull’argomento appena trattato.
Vediamone comprensione e analisi:
1. Riassumi il contenuto del brano:
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Il testo proposto scritto da Mattiot affronta il tema del silenzio, approfondendone tutti i suoi aspetti. Veniamo introdotti all’argomento dall’osservazione per cui parlare significa rompere il silenzio, passare da uno stato riflessivo ad uno dialogico significa decidere, fare un atto volontario di pronunciare le parole e di conseguenza farsi sentire. È quindi un atto di cui bisogna prendersi le responsabilità. Continua poi sottolineando una verità evidente ma non sempre riconosciuta: “parlare è un atto rituale di riconoscimento dell’altro”.
Decidere di passare dal pensiero al verbo parlato ha necessità di un ascoltatore, di un pubblico, insomma di “un altro oltre a me”. Dal momento in cui parlare diventa scambio, e non pensiero autoreferenziale, il silenzio riveste un ruolo fondamentale, è lo strumento fondante per il dialogo, permette all’altro di contribuire con il suo pensiero, all’interlocutore di ascoltare. È nel silenzio quindi che nasce il pensiero, seme degli esercizi intellettuali della retorica, e che si sviluppa poi in dibattito e condivisione di opinioni, in un continuo scandire ritmato di silenzi e parole.
2. Perché la scelta di “smettere di tacere” è un atto rituale di riconoscimento dell’altro?...
L’autrice fa notare al lettore che l’atto in sé di parlare richiede qualcuno che ascolti. Non esiste un oratore senza qualcuno a cui si riferisca, non esiste dibattito con meno di due persone. Tacere vuol dire rimanere nella propria sfera mentale e non conoscere i pensieri estranei. "Smettere di tacere" è quindi l’azione alla base della condivisione, lo scambio inizia nel momento in cui si parla. Iniziare a parlare è il riconoscimento che esista un altro, si esce dalla propria mente per incontrare quella di un altro all’infuori di sé stesso. In un ottica di dialogo è quindi essenziale conoscere il silenzio, per spezzarlo se è il momento di partecipare attivamente, ma soprattutto per mantenerlo nel rispetto dell’altro per ascoltarlo.
3. Quali sono le funzioni peculiari del silenzio...?
Come sottolineato ampiamente dall’autrice, il silenzio ha delle funzioni fondamentali. Il silenzio è l’anticamera del discorso parlato, dato che prima di parlare è importante considerare attentamente cosa dire, il luogo metafisico dove si forma il pensiero possiede molta importanza. È nel silenzio quindi che risiede il momento per riflettere e si forma poi ciò che si pronuncerà nel parlato. Il silenzio è la base per ogni scambio e dialogo funzionale, per far sì che il dialogo funzioni senza accavallamenti è necessaria la presenza del silenzio, il quale si deve muovere, nei giusti tempi, da un’interlocutore all’altro, per permettere ovviamente la libertà di esprimere i concetti senza pressione. Per la giusta comprensione è quindi importante il silenzio, che aiuta a concentrare tutte le attenzioni su ciò che si sta ascoltando.
4. La relazione tra parola, silenzio e pensiero...
Nel discorso sul parlato e sul silenzio le parole protagoniste sono parola, silenzio e pensiero. Come accennato precedentemente il silenzio si pone come anticamera del discorso, perché in questa si formano le opinioni e le strutture del pensiero che verranno poi esplicitate parlando. L’autrice parla di “flusso ininterrotto, spazio mentale prima che acustico”, riferendosi chiaramente ai processi mentali, i flussi ininterrotti dei pensieri, che inizialmente risiedono nello spazio mentale, nascosto da ogni occhio o orecchio estraneo, diventa poi “acustico”, per il processo inevitabile di condivisione e quindi trasformazione in forma udibile, acustica in grado di essere rivolta a chi ascolta.
“Riscoprire il silenzio” di Nicoletta Polla-Mattiot: un commento
Per contribuire all’argomento sollevato dall’autrice, si potrebbe riflettere sul silenzio in una prospettiva politica, come assenza di voce attenta ai temi sociali. Voce assente perché costretta a tacere, come nella censura o nel diritto di voto proibito.
Oppure il silenzio declinato come indifferenza politica, quella teorizzata fra tutti da Gramsci in Odio gli indifferenti, in cui afferma che il vero nemico da combattere è, e rimane sempre, quello che lui definisce “il peso morto della storia”: l’indifferenza. Non si può e non si deve stare in silenzio di fronte alle ingiustizie, non si può esserlo di fronte alla corruzione o al malaffare, a una cattiva gestione o peggio alla cattiva politica.
L’Italia più che mai è l’evidenza di questo disinteressamento, colpita pesantemente dal silenzio degli elettori, con le percentuali di astensionismo che affliggono le elezioni da anni ormai, sempre più in crescita. Il silenzio analizzato nella sua chiave nobile, nella sua funzione organizzatrice di ogni giusto scambio intellettuale, perde la sua virtù quando calato nella realtà sociale di oggi.
Recensione del libro
Odio gli indifferenti
di Antonio Gramsci
Nel paradigma odierno, in cui si sceglie il silenzio dove più conta la parola, è importante ricordarsi del potere politico che ha il rumore. Urla e grida devono ritrovare la loro posizione, non fra la sezione commenti dei post di Instagram del cuoco un po’ alternativo che fa la carbonara con la ricetta del dopoguerra. Non nei bar sotto la televisione con le ugole vibranti alla ricerca del gol sensazionale. Le urla devono sostituire il silenzio non nelle conversazioni civili e nello scambio di opinioni, dove giovano chiaramente del silenzio. Ma le grida del dissenso devono ricoprire ancora una volta le strade delle città, smuovere le istituzioni con la voce.
Urlare forte le proprie convinzioni per partecipare attivamente alla vita civile, per protestare quando le decisioni non sono condivise, gioire a squarciagola quando si raggiunge un obiettivo tanto atteso e tanto sudato.
Il rumore deve presentarsi dove sono le ingiustizie, perché il potere del rumore è quello di scombinare quando si vuole disordinare, è portare attenzione su un tema per non lasciare che venga assorbito dall’oblio mediatico. Perché i media si muovono così veloci che non possono rimanere troppo tempo su una situazione, appena si abbassa l’interesse viene abbandonata. Perciò il rumore fa quello che il silenzio non può, costringe a riportare l’attenzione sull’obiettivo, perché il rumore difficilmente si può ignorare. Il rumore in società significa risvegliare le coscienze, scuotere le persone per portare un’idea in alto, passarla di bocca in bocca per unirsi e opporsi al silenzio corrotto dall’indifferenza. È in questa immagine appena dipinta che si formano le riflessioni, le idee, i pensieri che permeano il loro soggetto facendolo sentire finalmente partecipe della propria società. Lì il silenzio riacquista la sua forza organizzatrice, nella mente di chi è proiettato ad un pensiero che si interessa della res publica.
In questa utopia è il rumore il protagonista che risveglia l’interesse dell’uomo comune per il pensiero politico, il rumore utilizzato per esprimere sé stessi in comunità, per puntare un problema e affrontarlo insieme. Non quel silenzio che viene abusato nella sua forma riflessiva, in quell’atteggiamento assolutorio che evita di partecipare con la propria voce ad argomenti impegnati per pigrizia, indifferenza o paura di sbagliare.
In questa riflessione provocatoria è chiara la volontà di opporsi, anche semplificando troppo il ruolo del silenzio, alla tesi del testo proposto. Ma l’ho ritenuto doveroso, perché il tema introdotto dal silenzio è così vasto che è importante scandagliarlo in tutte le sue forme, anche quelle più viziate, e per gettare un’altra luce sul problema epocale che affligge la politica nazionale e globale.
Recensione del libro
Esplorare il silenzio
di Nicoletta Polla-Mattiot
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Riscoprire il silenzio” di Nicoletta Polla-Mattiot: analisi della traccia alla Maturità 2024
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